Si ringrazia Giampiero Pelusi per la collaborazione.

Il Beky Bay di Bellaria-Igea Marina (RN) e l’adiacente Parco Pavese sono ormai noti per essere la casa di alcuni dei festival punk-rock italiani più importanti (Bay Fest e Slum Dunk Italy). Nella giornata di ieri, però, al Beky Bay ha avuto luogo la prima edizione del Fake Fest: un’unica serata, su una spiaggia del lungomare riminese, dal forte sapore post-punk e che ha visto come protagonisti i mastodontici Idles, spalleggiati da una delle band emergenti più interessanti del proprio genere, i The Murder Capital. Il nuovo festival romagnolo è partito in quarta, proponendo alla sua prima edizione un mix intrigante di energia e poesia, rabbia e malinconia, che di certo non ha finito per deludere le – altissime – aspettative.

Foto: James Kelly

The Murder Capital

I migliori scrittori ‘inglesi’ sono irlandesi“: questa frase è della professoressa di letteratura inglese del liceo di un collega. Lui l’ha usata per parlare dell’ultimo (bellissimo) album in studio dei Fontaines D.C., “Skinty Fia“. In questo caso, invece, viene presa in prestito – anche se il professore di letteratura inglese del liceo di chi scrive molto probabilmente non concorderà – per applicarla all’esibizione di ieri sera dei The Murder Capital al Fake Fest. L’orologio segna le 21:00 in punto quando i cinque ragazzi di Dublino iniziano a suonare il primo pezzo, “For Everything”, proseguendo poi con altri due brani del loro primo album in studio, “When I Have Fears” – a proposito di poeti, il titolo è un palese richiamo ad un sonetto di John Keats. I primi tre pezzi sono energici, rapidi e taglienti, ma soprattutto sono capaci di catapultare i presenti in un post-punk ben diverso rispetto a quello che propongono i paladini della serata, gli Idles, ma non per questo qualitativamente inferiore o meno profondo.

Se l’asticella è già alta sin dalle prime battute, la band guidata dal carismatico frontman James McGovern non arretra di un centimetro con i pezzi successivi. Anzi, trasporta il pubblico in una dimensione ancora diversa – preferire l’una o l’altra è puramente soggettivo – con un blocco di canzoni appartenenti al secondo album in studio, “Gigi’s Recovery“: qui il post-punk del primo disco tende ad essere sovrastato da sperimentazioni à-la Radiohead dei primi anni 2000 e ciò è particolarmente evidente nell’ipnotica “A Thousand Lives”, che dal vivo è goduria pura per le orecchie. “Crying” e la title-track “Gigi’s Recovery” si mantengono su questa direzione, ma senza mai annoiare e senza mai cadere nella trappola del “già sentito”. McGovern e soci, con le canzoni del loro secondo lavoro, portano avanti contemporaneamente un duplice discorso, con sé stessi e col pubblico, carico di arte, fatta di introspezione, poesia e intrecci tra le due chitarre. L’esibizione dei Nostri prosegue col singolo “Return My Head”, forse il pezzo più accessibile e orecchiabile dell’intera serata (ma non per questo meno riuscito), e “Feeling Fades”, vera e propria summa di tutte le caratteristiche degli irlandesi e in cui si assiste al primo stage-diving del festival, con McGovern che si lancia con veemenza sul pubblico nel momento di massima tensione della canzone. Il finale è affidato al duo “Ethel” e “Don’t Cling To Life”, chiudendo egregiamente un set brillante sotto diversi punti di vista, in particolare sotto l’aspetto emotivo. Poco più tardi Joe Talbot degli Idles confiderà che i The Murder Capital sono una delle sue band preferite in assoluto. Perfettamente comprensibile.

SETLIST

For Everything
More Is Less
Green & Blue
A Thousand Lives
Crying
Gigi’s Recovery
Return My Head
Feeling Fades
Ethel
Don’t Cling To Life

Foto: Tom Ham

Idles

Sin dai primi secondi dell’immancabile “Colossus”, il concerto degli Idles è un trionfo. La band di Joe Talbot si presenta al Beky Bay puntualissima, alle 22:15 in punto, e mostra subito di saper tenere il palco con la maestria dei veterani e la sfacciataggine delle nuove leve. A questo si aggiungono canzoni incendiarie e un pubblico carico a pallettoni, che non vede l’ora di pogare come se non ci fosse un domani. Ma forse questo non basta a restituire la fotografia esatta del set degli Idles di ieri sera: un sali e scendi continuo, in cui si alternano alcuni dei pezzi più cazzuti del repertorio degli inglesi – su tutte “Mr. Motivator”, “Crawl!” e “War” – a pause dovute, considerando l’intensità e la frenesia dell’esibizione. In queste “pause” (si fa per dire), i Nostri propongono le magnifiche “Car Crash” e “The Beachland Ballroom”, passando per “A Hymn”, che con tutta probabilità risulta la meno riuscita del set. Ma il livello è talmente alto che la questione del “meno riuscito” passa in secondo piano. Menzione speciale, invece, per “I’m Scum” e “Love Song”, durante le quali, senza troppi giri di parole, succede il finimondo: durante la prima, i presenti rimangono in ginocchio per un paio di minuti, per poi riprendere a pogare più forte di prima. La seconda vede un lunghissimo bridge in cui il chitarrista Lee Kiernan finisce a suonare in mezzo al pubblico e, nel frattempo, gli altri membri della band – trascinati da Mark Bowen in forma smagliante – intonano tutta una serie di canzoni popolari, da “My Heart Will Go On” a “All I Want For Christmas”. Momenti di pura follia, ma dannatamente divertenti.

Tra le migliori del set è impossibile non citare “The Wheel”, vuoi per il discorso di Talbot prima di suonarla, vuoi per il significato del testo o per l’intensità dell’esibizione: incendiaria ma allo stesso tempo si prende i suoi tempi, una canzone riuscitissima che dal vivo fa sfracelli. Dopo la scheggia impazzita di meno di trenta secondi “Wizz”, è il momento dei due grandi classici, “Never Fight A Man With A Perm” e “Danny Nedelko”, cantante a squarciagola praticamente da tutti i presenti, mentre il frontman si ritaglia un minuto per ricordare l’importanza dei valori della solidarietà e dell’accoglienza. A mettere la parola fine ad una serata memorabile ci pensa l’energica “Rottweiler”, l’ennesima dimostrazione di potenza di una band che fa proprio dell’energia e dell’adrenalina la base dei propri concerti. E il pubblico del Fake Fest, distrutto, sudato e felice, pare apprezzare tanto, anzi tantissimo.

SETLIST

Colossus
Car Crash
Mr. Motivator
Mother
Meds
I’m Scum
Crawl!
Divide And Conquer
The Beachland Ballroom
The Wheel
1049 Gotho
Love Song
A Hymn
War
Wizz
Never Fight A Man With A Perm
Danny Nedelko
Rottweiler

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