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Sum 41 – All Killer, No Filler

Correva l’anno 2001 quando “All Killer No Filler” dei Sum 41 veniva pubblicato. In quel periodo, il mondo del rock stava facendo i conti con due correnti agli antipodi a livello di sound, ma entrambe estremamente popolari tra i teenager dell’epoca: il nu metal e il pop-punk. Se i fan dei primi veneravano capolavori come l’omonimo album di debutto dei Korn e “Hybrid Theory” dei Linkin Park, le pietre miliari dei secondi erano “Dookie” dei Green Day e “Enema Of The State” dei Blink-182, due must per chiunque volesse formare una band pop-punk. Tornando ai nostri, sicuramente i giovani ragazzi canadesi avranno ascoltato i dischi già citati, anche se i loro idoli erano ben altri, e il celebre verso di “Fat Lip”: “Maiden and Priest were the gods that we praised“, non lascia alcun dubbio al riguardo.

Gli autori di “All Killer No Filler” (primo album in studio del gruppo) iniziarono la propria carriera col pop-punk, crescendo tuttavia con tutt’altro nelle orecchie. E forse è proprio da qui che la band canadese è riuscita a sfornare un vero e proprio classico dei primi anni 2000. I Sum 41 non hanno nascosto le proprie origini heavy metal, anzi le hanno messe ben in mostra in pezzi come “Nothing On My Back”, “Crazy Amanda Bunkaface”, e “Pain For Pleasure”, alcuni dei migliori episodi del lotto grazie ad un’accurata miscela di potenza e orecchiabilità. Non reprimono il loro lato metalhead nemmeno nel fortunato singolo “Fat Lip”, il quale rappresenta soprattutto una sorprendente scommessa: e in questo caso il rischio paga, perché la commistione di generi diversi che presenta la canzone funziona alla grande, dalle strofe rappate sopra un riff che strizza l’occhio all’heavy metal, fino al ritornello in pieno stile pop-punk. Un pezzo veramente unico.

Se l’ascoltatore non è alla ricerca di ibridi tra i due generi, non ha da preoccuparsi: quasi tutto il resto di “All Killer No Filler” è composto da classiche canzoni pop-punk, impreziosite da un ottimo lavoro di Dave “Brownsound” Baksh alla chitarra, dal cantato pulito di Deryck Whibley e da una buona sezione ritmica composta da Jason “Cone” McCaslin al basso e Steve “Stevo” Jocz alla batteria. Sound coinvolgente, veloce, potente: questa è la ricetta dei Sum 41 per i singoli “In Too Deep” e “Motivation”, ma anche per pezzi degni di nota come “Handle This”. Nel finale, c’è anche spazio per attimi più soft e melodici con l’incipit di “Heart Attack” (per poi esplodere nel ritornello) e l’heavy metal demenziale di “Pain For Pleasure”. Il livello della qualità, però, si mantiene costante per tutto il disco: per tutti i 32 minuti i picchi sono decisamente pochi, ma non ci sono nemmeno dei tonfi clamorosi. La breve durata del lotto si rivela una scelta lungimirante, in quanto alla lunga il tutto sarebbe risultato quasi sicuramente ripetitivo. E dunque, non rimangono che momenti di pura spensieratezza e divertimento, ritornelli da cantare a squarciagola e riff di chitarra che hanno fatto (e fanno tutt’ora) saltare e pogare le folle di tutto il mondo, dai palazzetti ai più prestigiosi festival metal.

Pare che il titolo del disco derivi da un addetto ai lavori che, durante il periodo di registrazione, espresse in modo netto la propria opinione al riguardo, esclamando che tutte le canzoni del lotto secondo lui fossero “killer” e che, quindi, non esistessero tracce “filler”. Tralasciando qualche dettaglio da sistemare, l’esclamazione in questione non risulta sbagliata. “All Killer No Filler” è un ottimo punto di partenza e, per fortuna, non si è trasformato in un punto di arrivo: nonostante il discreto successo ottenuto, la band in seguito iniziò a sperimentare suoni nuovi e a far emergere del tutto quella vena metal che è risultata fondamentale prima per questo lavoro e poi per tutto il resto della loro carriera. Pur avendo ormai abbandonato il pop-punk, “All Killer No Filler” ha segnato per sempre il cammino del gruppo capitanato da Deryck Whibley, regalando una scarica di adrenalina a migliaia di persone dal 2001 ad oggi.

Tracklist:
01. Introduction To Destruction
02. Nothing On My Back
03. Never Wake Up
04. Fat Lip
05. Rhythms
06. Motivation
07. In Too Deep
08. Summer
09. Handle This
10. Crazy Amanda Bunkaface
11. All She’s Got
12. Heart Attack
13. Pain For Pleasure

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