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La stella dei Måneskin non accenna a rallentare la sua ascesa verso la galassia del rock mondiale. Dopo aver calcato i palchi del Glastonbury, il main stage del Primavera Sound e a pochi mesi di distanza dal prossimo tour americano che li porterà al Madison Square Garden, la band romana fa il suo trionfale ritorno a casa con ben due date allo Stadio Olimpico registrando – inutile dirlo – il tutto esaurito. Esattamente un anno fa Ethan, Thomas, Victoria e Damiano si erano esibiti nella Capitale per la prima volta dopo il successo planetario, in un gigantesco concerto al Circo Massimo, ma stavolta non sono più i quattro ragazzi ancora increduli di aver realizzato ciò che altri nemmeno si immaginavano di sognare. Quelli che si mostrano davanti al pubblico della seconda data italiana allo Stadio Olimpico sono dei titani inarrestabili, una macchina oliata per garantire spettacolo in due ore di pura musica senza fronzoli.

Alle 21.20 si spengono le luci e da questo momento gli oltre 45 mila dell’Olimpico non smetteranno più di acclamare i loro idoli. Si parte con il nuovo album “RUSH!”, e subito vengono suonate in rapida sequenza l’esagerata “Don’t Wanna Sleep” e “Gossip” per poi passare alla “Zitti e Buoni” che ha regalato loro la fama mondiale. Davanti al pubblico della loro città, i quattro ragazzi più famosi d’Italia inseriscono il pilota automatico e suonano come fossero su quei palchi da tutta la vita: “Baby Said”, “Own my mind” e “Supermodel” vengono eseguiti uno dietro l’altro senza soluzione di continuità, riempiendo gli spalti di vibrazioni. Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan padroneggiano perfettamente ogni aspetto dello spettacolo, ma la cosa impressionante è che nessuno se ne stupisce. Eppure i concerti negli stadi rappresentano un’esperienza del tutto nuova per loro, la data zero della loro tournée, tenutasi domenica allo Stadio Rocco Nereo di Trieste, ha visto la partecipazione entusiasta di 25 mila fan e, dopo il sold out del doppio appuntamento romano, altre due date a San Siro di fronte ad un pubblico se possibile ancora più numeroso.

Le esecuzioni sono chirurgiche, glamour, sensuali. Thomas sfoggia una padronanza dello strumento sempre crescente, quello che suona in “Supermodel” o “For Your Love”, il suo brano preferito in scaletta, non è niente di speciale ma ci sta come il cacio sui maccheroni. Conoscono i loro punti forti e li esaltano fino a rendersi quasi ripetitivi, ma è il destino di chi ha dovuto crescere in fretta senza permettersi il lusso di sbagliare. Victoria si muove come un serpente che sta per attaccare, in “I wanna Be Your Slave” tira dritto per la sua strada, il resto della band può solo seguirla mentre lei, con aria di sfida, sembra guardare il mondo e dire “prova a prendermi se ci riesci”. Ethan è un pilastro saldo e incrollabile. In “La Fine” traina il gruppo con rullate al vetriolo, non perde un colpo e si porta appresso tutta la band. Poi c’è lui, il golden boy Damiano che nota dopo nota si dimostra il frontman perfetto: voce calda, riconoscibile, ritmata. Neanche il caldo lo fa vacillare, tanto che si cimenta in una cover a cappella di “Iron Sky” di Paolo Nutini gettando in visibilio migliaia di fan.

“Beggin'” è l’unica altra cover rimasta nella loro scaletta. Ora che hanno un repertorio completamente originale, non sentono più la necessità di includere reinterpretazioni nei loro concerti. La potenza e l’attitudine del loro rock derivativo, presente in brani come “I wanna be your slave”, “Gasoline” e “Mammamia”, ha permesso loro di colmare un vuoto musicale. Oggi, la band parla alle masse, e i fan già urlano entusiasti “Ma-ne-skin, Ma-ne-skin!” ancor prima dell’inizio del concerto, sono loro i veri Loud Kids della serata, affollati nel parterre e sugli spalti dalle 16, resistendo al caldo torrido. In questa fase della loro carriera sembrano più concentrati e soddisfatti, avendo raggiunto una posizione di successo che li ha saziati. L’impressione generale è quella di uno show tutto sommato sbrigativo, senza tanti giri di parole al contrario della prima serata, dove più parole sono state spese per ringraziare pubblico, band e salutare come si deve la Città Eterna. Una macchina perfetta che si sta abituando al successo al punto da trattare una data in casa come quella di qualsiasi altra città europea.

Sono le canzoni in italiano quelle in cui si percepisce la genuinità del progetto e il risalto della voce di Damiano: la miracolosa “Coraline”, l’elegante “Torna a Casa”, l’emblematica “Vent’anni” – queste due suonate in acustico in mezzo al pubblico – sono sprazzi di luce in mezzo a composizioni molto artefatte e “plasticose”, ma non importa che i Måneskin non siano i compositori che desideriamo, la loro dimensione è il palco, il loro habitat naturale è concerto, casa loro è il mondo. Quella dei Måneskin è musica senza fronzoli. Non hanno bisogno di nessuna scenografia, solo due maxi schermi, tante luci e una passerella mobile che proietta la band in mezzo al parterre.

Su “Kool kids”, come da tradizione, fanno salire una quarantina di fan sul palco, per una festa rock’n’roll prima della chiusura emo-rock con “The Loneliest”, dove l’arrangiamento di Thomas impreziosisce una canzone già bella di per sé. Il finale è affidato al bis di “I Wanna Be Your Slave”, lasciandoci ballare per qualche minuto prima di salutare i ragazzi di Monteverde.

Se la band dei record può essere attaccabile sul lavoro in studio, dal vivo la storia cambia. Non saranno i più tecnici, i più virtuosi, i più spettacolari, ma non c’è palco grande abbastanza da contenere il loro carisma. E mentre in tanti liquidano il loro successo come una semplice trovata di marketing, loro si preparano al prossimo tour mondiale, facendo sembrare la tappa allo Stadio Olimpico un riscaldamento in vista della partita vera.

Setlist

DON’T WANNA SLEEP
GOSSIP
ZITTI E BUONI
Chosen
OWN MY MIND
SUPERMODEL
Iron Sky (Paolo Nutini cover)
Le parole lontane
BABY SAID
BLA BLA BLA
Beggin’ (The Four Seasons cover)
IN NOME DEL PADRE
FOR YOUR LOVE
CORALINE
GASOLINE
TIMEZONE
I WANNA BE YOUR SLAVE
Torna a casa
VENT’ANNI
LA FINE
MARK CHAPMAN
MAMMAMIA
KOOL KIDS
THE LONELIEST
I WANNA BE YOUR SLAVE (Reprise)

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