Due pallon(cin)i a forma di 18 sospesi sotto il tendone del dehors indicano il luogo di ritrovo, dove torte, salatini vari e perfino una teglia di pasta fumante attendono di dare il giusto benvenuto alla festa. Ma noi non siamo qui per il diciottesimo – e purtroppo, poiché una di quelle torte era davvero invitante –, bensì per il concerto dei Vintage Violence. Perciò, mentre un gruppo di teenagers balla su alcuni successi pop anni 2010, noi ci addentriamo all’interno del Legend Club.

L’appuntamento prefissato per le 21 sembra aver attirato una marea di ritardatari, siccome alle 21:30 i presenti rasentano le 100 persone. Ma ormai non si può più attendere e l’artista d’apertura oltrepassa le tende del backstage: Gio Ui, cantautrice armata di chitarra e accompagnata da catemasca al basso. “Niente batteraio per stasera” ci annuncia la cantante. Le sue canzoni, un po’ in italiano e un po’ in inglese, rivelano certe influenze grunge/indie – ma più in generale anni ’90 –, o almeno, questo è ciò che possiamo dire in base ai riarrangiamenti chitarra-basso-voce. Il suo set dura circa 40 minuti: un po’ eccessivo per il tipo di offerta, ma il pubblico di stasera è molto incoraggiante, applaude e rimane attento. Magari con la presenza di un ulteriore strumento ritmico – e più rumoroso, anche per evitare i tanti silenzi imbarazzanti tra un brano e l’altro – sarebbe stata tutta un’altra cosa.

22:30, Legend Club piuttosto colmo di persone, la vera festa può iniziare: Nicolò, Rocco, Roberto e Beniamino, accompagnati dal turnista Frank il Giusto alla seconda chitarra, salgono sul palco. Qualche secondo d’attesa per mettere a posto i suoni e i chitarristi partono con “L’astronauta”, che ruba già i primi sorrisi ai musicisti e al pubblico con la frase “E vinceranno le destre/E quando ci rivedremo avremo paura”.

Il quartetto di Lecco, all’attivo ormai da più di 20 anni, ha ottenuto la sua notorietà grazie a un punk rock molto orecchiabile e a testi ricchi di riferimenti generazionali, che vanno dall’antifascismo ai racconti universitari, tra cui il celebre slogan “Io accetto anche i 18” che fa esplodere il locale in un misto di pogo e grida.

Con un’offerta musicale del genere, è abbastanza scontato dire che il pubblico si intrattiene da solo. Non servono chiacchiere o chissà quale trucco di scena per far godere i presenti, che conoscono a memoria praticamente tutti i testi e gli stacchi dei Vintage Violence. Un ragazzo è talmente affezionato che si è presentato stasera nonostante le stampelle: Nicolò ne prende in prestito una per esibirla sul palco durante “Finiremo tutti in ospedale”.

Questa è la mia parte preferita del concerto” dice il cantante prima di offrire un po’ di amaro Braulio al pubblico durante “Neopaganesimo”: favore che gli verrà restituito più volte durante il concerto, con qualche sorsetto di birra offerto dalla prima fila. Ma per quanto sia bello bere o vedere i piccoli fuochi d’artificio spruzzare scintille di tanto in tanto, i momenti più belli della serata sono sicuramente l’arrivo delle special guest. La prima è Enrico Gabrielli (Calibro 35), che suona il sassofono in “I funerali” e “Zoloft” – quest’ultima cita tra gli altri gli Afterhours, di cui Gabrielli è stato membro –, ma purtroppo pochi dei presenti conoscono l’immenso musicista.

Sarebbe un concerto punk se qualcuno non surfasse sulla folla? Certo che no. Oltre allo stesso frontman, due fan raggiungono il palco durante “Metereopatia”. E se a Nicolò si danneggiano gli in-ear, a Roberto viene distrutto il jack del suo basso dai due disgraziati. Ma nulla di tutto questo interrompe il canto della folla, che permette anche ai musicisti di studiare una soluzione per eseguire il bis. Ed è durante questo bis che arriva il secondo ospite, Gianpiero Kesten, voce di Radio Popolare, che accompagna il frontman su “La chiave” e recita l’intro di “Dicono di noi”.

Il concerto si chiude con una caotica “Senza paura delle rovine”, in cui Rocco usa una bacchetta al posto del plettro per suonare la chitarra. Lo stesso chitarrista sarà l’ultimo a lasciare il palco, dopo aver salutato personalmente parte della platea. Una dipendente del club esce dal backstage e dona alla folla bacchette e plettri. Qualcuno urla, qualcuno si riveste. 70 minuti di divertimento per un biglietto che è di poco a doppia cifra: dove altro lo si trova?

Setlist

Astronauta
I non frequentanti
Dio è un batterista
Capiscimi
Raiuno
Sono un casino
Primo ostacolo
Comunione e liberazione
Capiscimi II
S.I.A.E.
Neopaganesimo
Abbronzarsi il culo
Finiremo tutti in ospedale
Piccolo tramonto interiore
Il nuovo mare
I funerali
Zoloft
Metereopatia
Il processo di Benito Mussolini
La chiave
Dicono di noi
Caterina
Senza paura delle rovine

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