NUOVE USCITERECENSIONI

Behemoth – Opvs Contra Natvram

Il processo responsabile della trasformazione dei Behemoth da una delle formazioni top in ambito estremo a gigante mainstream a uso e consumo delle masse è stata probabilmente una sorpresa per gli stessi protagonisti, che certo non si aspettavano il successo clamoroso di “The Satanist” (2014). Da allora in avanti, i polacchi scelsero di virare il proprio death-black già carico di groove verso territori meno complessi, ripulendone le asperità attraverso l’innesto di alcuni tratti appartenenti alla galassia dark che, assieme a qualche recente arpeggio in prestito dai Me And That Man, hanno reso il loro sound appetibile per le arene e i festival del globo terracqueo. A onor del vero, l’esordio di tale rinnovata consapevolezza commerciale, “I Loved You At Your Darkest” (2018), lasciò più perplessi che entusiasti sia gli affezionati di vecchia data del gruppo sia l’ascoltatore medio: a parte una manciata esigua di brani, il tentativo di riproporre, con allure alleggerita e rockeggiante, la formula vincente del predecessore, si risolveva in una prova francamente opaca, malgrado il solito packaging extra lusso.

A quattro anni di distanza, dunque, il combo di Gdańsk torna a titillare la curiosità degli ascoltatori con un dodicesimo lavoro, “Opvs Contra Natvram”,  il cui titolo sembra efficacemente riassumere il ruolo di Avversario rivestito da una discografia ultraventennale e lungi dal conoscere arresto. Se la fisionomia sacrilega, pur con qualche scivolone da blasfemia social, viene ancora una volta salvaguardata da testi che prendono di mira il cattolicesimo romano e il governo conservatore di Varsavia a esso connesso, analogamente non può dirsi della musica proposta oggi, lontana parente di un trascorso di ben diversa tempra e ferocia. In ogni caso, il nuovo corso intrapreso da Darski e soci, che dal vivo continuano a impartire meravigliose lezioni cattedratiche (l’ultimo live “In Absentia Dei” docet), riesce, a questo giro, a intraprendere una strada di maggior equilibrio e omogeneità a confronto del gemello “ILYAD”, con il quale condivide, comunque, le linee guida generali del songwriting.

All’interno di una produzione impeccabile, affidata agli espertissimi Daniel Bergstrand e Joe Barresi, attenta al minimo dettaglio e ricca di calore, chiarezza e mordente, le tracce galleggiano in una bolla epico/cinematografica dove la presenza di cori, fiati e ottoni conferisce il contorno necessario alla sua piena fioritura. Un filo rosso, quello del sinfonismo, che attraversa quasi l’intero lotto, senza però saturarlo di eccessiva magniloquenza come accadeva in molte sezioni dello scorso e spesso contestato full-length. Un’intro della suggestione di “Post-God Nirvana”, preghiera satanica dai gloriosi toni orientaleggianti, confermano la suddetta impostazione, nonostante la partenza di “Malaria Vvlgata”, una mazzata nera di due minuti che riporta in auge l’epoca di “The Apostasy”, sembri mettere in discussione il tutto.

L’accattivante “Deathless Sun”, le rifiniture gothic di “Ov My Herculean Exile” e l’imponenza di “Neo-Spartacvs”, poi, riconducono il platter sui binari dell’ampio respiro, prima che “Disinheritance” si fiondi a distruggere le scenografie da kolossal appena allestite, nonostante un main riff non così memorabile. La prolissa “Off To War!”, accesa da balsamici vibrazioni black’n’roll,  e il roccioso, ma grigiastro mid-tempo “Once Upon A Pale Horse”, si attestano su livelli soltanto sufficienti, mentre tocca a “Thy Becoming Eternal”, vista la stretta consanguineità strutturale con “O Father O Satan O Sun!”, alzare la qualità – e il mestiere – della tracklist. Chiude la suadente e maestosa “Versvs Christvs”, un po’ Dimmu Borgir, un po’ Cradle Of Filth, un pezzo a combustione lenta che vede Nergal, padre padrone del combo e altrove posseduto dal consueto timbro atrabiliare, misurarsi con un cantato pulito di indubbia forza evocativa.

Né un album controcorrente, né una prova di bieca concessione al mercato: “Opvs Contra Natvram” rappresenta al meglio i Behemoth attuali, un gruppo che conserva una dignità artistica di assoluto valore malgrado canzoni di fascia decisamente inferiore rispetto al passato. Una via di mezzo che chiamare democristiana farebbe rizzare più di un pelo sulla testa del nostro amato Adam.

Tracklist

01. Post-God Nirvana
02. Malaria Vvlgata
03. The Deathless Sun
04. Ov My Herculean Exile
05. Neo-Spartacvs
06. Disinheritance
07. Off To War!
08. Once Upon A Pale Horse
09. Thy Becoming Eternal
10. Versvs Christvs

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