Wacken Open Air 2014
31/07/14 - , Wacken


Articolo a cura di Davide Panzeri

E anche la venticinquesima edizione del più grande festival metal del mondo è stata archiviata.
Cosa dire ancora su questa enorme kermesse che da più di vent'anni si tiene sempre nello stesso luogo? Di acqua sotto i ponti ne è passata davvero tanta, dai primi timidi 800 presenti della prima edizione si è ormai giunti ai sold out fulminei di 75.000 biglietti (è notizia di qualche giorno fa il sold out per la 26ma edizione in poco più di 12 ore).


La macchina organizzativa di Wacken è ormai consolidatissima e ben oliata, tutto funziona a dovere e anche le criticità evidenziate negli anni passati sono state limate e sistemate a puntino.
Ma andiamo con ordine.


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Arriviamo a Wacken come di consueto il mercoledì ad orario di pranzo (dopo una traversata europea di 1.100km), tempo di prendere i consueti braccialetti Press e recarsi al campeggio riservato che troviamo (per lo meno per noi della stampa) la prima novità. Il campeggio, che prima si trovava adiacente all'area VIP e all'area festival, è stata spostata per motivi logistici da tutt'altra parte. L'organizzazione ha previsto uno (ripeto, uno) shuttle bus che faccia avanti e indietro dall'area stampa al campeggio (potete solo immaginare la frequenza di questa navetta e le incredibili code che si formavano per poterla prendere). - Ma cosa ci interessa? - Direte voi. Giusto, non ve ne frega nulla. (Aggiungo solamente che una volta piazzato il nostro campo base con relativo gazebo di 3x9m, abbiamo dato via alla canonica grigliata di benvenuto che, per la quantità di cibo disponibile, avrebbe potuto sfamare più di 2.000 persone)


Come di consueto, il festival ha inizio di giovedi pomeriggio, quindi c'è tutto il tempo che vogliamo per ri-esplorare (si perchè ormai dopo 5 anni di Wacken c'è ben poco da esplorare) l'area che ci ospiterà fino a domenica. Il layout del festival è ormai rifinito anno dopo anno: i due stage più piccoli sotto il grandissimo tendone  sono immediatamente all'ingresso con annesso controllo braccialetti, lasciando più ossigeno e spazio di manovra nei vari market, Wackinger village, zona food&beer ed ingresso vero e proprio agli stage. La copertura che prima ostruiva gran parte della visuale dal beergarden (e da dove se no?) è stata rimossa, ora il tutto risulta più arioso e comodo (molte sono state le persone che si limitavano a osservare al di qua dell'area festival vera e propria. Le docce e i bagni, quasi sempre puliti, dislocati nei punti più strategici del campeggio sono stati come sempre efficienti e salvavita (maggiormente quest'anno per via dell'enorme quantità di polvere alzata dal vento e favorita dal bel tempo).


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Il Wackinger e la Wasteland sono ormai una sicurezza, numerosi sono gli stand di cibo, met (idromele) e oggettistica varia: dai bracciali di pelle alle cravatte di cotta di maglia, dagli scudi ad abiti medioevali cuciti a mano. L'animazione e l'intrattenimento  fornita da entrambe le location è stata ottima, da spettacoli circensi con fiamme e armi a prove d'abilità vere e proprie (tiro con l'arco, ascia, balestra etc). Il tutto è naturalmente condito dalla musica suonata dalla band minori ospitate sui palchi più piccoli del festival.


Già, la musica. Facciamo una rapida carrellata di ciò che ci è stato proposto quest'anno? (più che altro di quello che siamo riusciti a vedere). Diciamo che in fatto di line up, questa edizione, nonostante fosse l'anniversario, non rimarrà negli annali come una delle migliori, anzi. Vuoi che numerose band sono ormai ospiti fissi del festival, vuoi che molte altre tornano più o meno ciclicamente, vuoi che i grandi nomi non ci sono sostanzialmente stati, vuoi che  l'attenzione del festival si sia concentrato sui nomi medi tralasciando il proliferante sottosuolo underground, ma il bill proposto non ci ha particolarmente impressionato, anzi.


Il giovedi viene aperto dai soliti Skyline che lasceranno poi spazio agli Hammerfall di Cans e soci. La loro performance risulta un po' sottotono, sembrano aver perso lo smalto e l'energia di un tempo, i brani sembrano tutti abbassati di tonalità, e non basta la presenza on stage di Jesper Stromblad a far prendere un buon voto agli svedesi. Gli Steel Panther hanno attirato la mia attenzione, non avendoli mai visti, e decido quindi di seguire le prime canzoni. Mi attirerò le ire dei numerosi fan, ma mi son sembrati molto fumo e niente arrosto. Non inventano nulla, non si distinguono da altre e più famose glam band e non bastano certo una paio di tette mostrate sul palco a risanare il loro spettacolo. Saxon e Accept chiudono la serata facendo il loro lavoro, trascinando come si deve (soprattutto i primi) e ponendo fine alla prima serata di festival. Stiamo per tornare alla tenda quando si sente provenire dal tendone, e dal wet stage, le note dei Masterplan. Torniamo dentro e andiamo a sentirli. Un muro sonoro ci distrugge i timpani, forse era un pelo alto e un po' tutto confusionario ma la loro prestazione è da incorniciare. Rick Altzi non fa rimpiangere per nulla l'uscente Jorn Lande, e anzi, sorprende. L'energia sprigionata è tanta e la loro prova risulterà, per quanto mi riguarda, essere una delle migliori del festival.


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Il Venerdì risulta sicuramente più vario ed articolato. Gli Skid Row a mezzogiorno li saltiamo volentieri e ci avviciniamo agli stage solo verso le 16, quando fanno il loro ingresso gli Heaven Shall Burn. Loro sono ormai un'istituzione in Germania e la prova è l'enorme fiumana di gente che si assiepa attorno al palco. Il loro show è adrenalinico, circle pit e wall of death si sprecano. Tocca quindi ai Children of Bodom. I finlandesi danno prova di saperci ancora fare, nonostante gli ultimi altalenanti album. Dal vivo risultano ancora grintosi e determinati e, soprattutto i brani vecchi, riscuotono enorme successo. Vorrei tralasciare gli Apocalyptica con orchestra, ma non ce la faccio. Davvero, non capisco cosa centrino in un festival metal. Li ho trovati fuori contesto e la loro musica, seppur possa affascinare è più accostabile a piccoli club che al più grande festival metal della storia. Personalmente hanno riscosso da me solo grandi sbadigli. Veniamo quindi alla parte succulenta della giornata. I Motorhead di Lemmy dopo la defiance dell'anno scorso ci riprovano. Lemmy sembra tenere (e terrà tutto il concerto) anche se sono visibili i segni di affaticamento, ci pensa quindi Doro a salire sul palco e dare una mano ad una delle ultime leggende del Rock n' Roll.
Amplificatori a croce rovesciata segnalano l'arrivo degli Slayer. La loro è una prova egregia. Sembrano tornati nuovamente in forma e pezzi storici come Raining Blood, Dead Skin Mask e South of Heaven fanno letteralmente esplodere la folla.


Il sabato parte subito in quarta: Arch Enemy, Sodom, Behemoth e Devin Townsend Project uno dietro l'altro. Buone le prove di tutti ed in particolar modo del pazzo Devin (purtroppo i Behemoth sono fortemente penalizzati dall'orario d'esibizione). Draghi sul palco, rune e fumo: è chiaramente giunta l'ora dei vichinghi con la V maiuscola. Gli Amon Amarth sono riusciti in questi ultimi anni ad aumentare il numero di fan, nonostante gli zoppicanti ultimi studio album. Ahimè, devo riportare che, nonostante la buona prova musicale di Hegg e soci, rimango piuttosto deluso dalla scelta della scaletta: troppo, troppo, ma davvero troppo materiale dagli ultimi lavori. Ormai devo rassegnarmi a non sentire mai più una Ride for Vengeance dal vivo (segnalo per dovere di cronaca l'impressionante crowd surfing durante l'esibizione. Sembrava di essere sull'A4 in periodo di esodo).
Seguiranno poi i Megadeth di Dave Mustaine (prima volta per loro a Wacken) e il carrozzone di Tobias Sammet con gli Avantasia. Lo show del progetto del ragazzo di Fulda dura un paio d'ore e ricalca fortemente lo show che alcuni fortunati hanno visto a Milano recentemente, forse un po' troppo. Non c'è nessuna novità, gli ospiti sono gli stessi, le canzoni idem, nessuna nuova introduzione giusto per variare un po', niente. E' stato sicuramente uno show coinvolgente ma è mancato quel qualcosa che lo rendesse davvero magico (a differenza della prova di un paio d'anni fa). Decidiamo così di concludere il festival facendoci del male andando a vedere i Van Canto. Potrei partire con un'invettiva che non finirebbe più ma mi limito a dire: Perchè? Addirittura sono riusciti ad ospitare sul palco Andrè Matos per cantare a cappella Carry On (ma scusata, non poteva allora cantare anche con gli Avantasia?), Tarja Turunen per Wishmaster e Boltendahl per Rebellion. Infine coverizzano anche Fear of the Dark (no, non è uscito Bruce Dickinson) e chiudono lo show.


Tempo di tornare in tenda e preparare le cose per il rientro. Non facciamo nemmeno in tempo a farci la doccia a casa nostra che l'edizione del prossimo anno è già sold out. C'è qualcosa di veramente malato in tutto questo, ma tant'è, questo è Wacken, rain or shine.




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