Il Live Music Club di Trezzo sull’Adda (MI) si riempie lentamente, senza la fretta di tanti altri concerti. L’aria che si respira in attesa dei Dinosaur Jr. è di quelle familiari, dove anche chi non si conosce sa di avere qualcosa in comune. Il palco è allestito con la scarna sacralità degli anni ’90: il triplice colonnato di cabinet e testate Marshall di J Mascis non lascia scampo ad equivoci. Le aspettative sonore saranno poi rispettate.

Il concerto di apertura di Emma Tricca accompagna il lento flusso di partecipanti verso il palco – e verso il bar – proponendo una selezione di ballate dallo spirito americano che coinvolgono il pubblico più vicino, lasciano spazio agli ultimi arrivati per prendere posto ed ambientarsi. Si percepisce il taglio generazionale che la band di Amherst – 39 anni all’attivo – porta con sé, ed è curioso notare la silenziosa competizione di t-shirt di band alternative che avviene tra il pubblico. Un piccolo tuffo nel passato che precede il grande balzo sonico che arriva tutto ad un tratto, quando il trio entra in scena.

Non è facile descrivere un live come quello dei Dinosaur Jr., forse perché è esattamente quello che ti aspetti e le parole possono sembrare ridondanti nel descrivere quello che senza girarci troppo attorno, è puramente suono. “Thumb” da il via a quelli che saranno 80 minuti di volume e lezioni di stile. J Mascis è schivo e sfuggevole, ma le sue chitarre sono caldissime e sempre in prima linea, sparate in faccia al pubblico, che sembra quasi accusare il colpo e rimanere per qualche istante stordito dal muro di distorsioni che si trova ad affrontare. Lou Barlow e Murph non perdono un colpo, costruendo strutture ritmiche con disinvoltura ed esperienza disarmante.

Più la scaletta prosegue e più classici e brani recenti si intrecciano. Un siparietto estremamente DIY vede il tecnico delle chitarre di J Mascis sostituire ai piedi del musicista dei cartelli in cartone con sopra incollati dei fogli A4 con i testi. C’è quel sapore di sala prove che riporta prepotentemente agli anni in cui il trio americano faceva i primi passi nel mondo del noise rock. Con “Start Choppin'” finalmente i volumi si stabilizzano e le parti vocali cominciano ad essere individuabili attorno alle granitiche sferzate chitarristiche. Lo stile ibrido e inconfondibile di un guitar hero come J Mascis non si spegne nemmeno per un secondo: dal grunge all’heavy più sfacciato, i fraseggi si articolano assieme i canti di struggimento e disillusione che accompagnano ancora generazioni di fan abbracciati sotto al palco. Timidi tentativi di mosh fanno capolino nei momenti di entusiasmo generale, controllati dal dover cantare ad squarciagola.

Le pausa dovute ai cambi di chitarre di cartelli dei testi sono gli unici momenti di intervallo tra gli tsunami sonici di ogni pezzo, non c’è quasi tempo per prendere fiato. “We are Dinosaur Jr. from Massachusetts” esordisce Lou Barlow dopo quasi un’ora. Con “Feel The Pain” il pubblico si lascia definitivamente andare ad occhi lucidi e sorrisi malinconici, per intonare assieme alla band uno degli inni indie più formativi per una generazione alle prese con il mondo che fugge via veloce verso la modernità. E poi assoli ed ancora assoli, per trasportarci in altre dimensioni, ipnotizzati da un muro di suono che fa male alle orecchie ma che ti rapisce e ti tiene incollato con lo sguardo su tre uomini di mezza età che spingono i propri strumenti al limite senza alcun compromesso. Nessun parola, il concerto è finito. Giusto il tempo di una “Just Like Heaven”, come da tradizione interpretata e troncata sul finale. Appoggiati gli strumenti e filati nel backstage. Nessuno spazio per l’umanità fin troppo emotiva e scarnificante dentro le corde che hanno urlato durante la sera. Dinosaur Jr. è una lezione di stile ad altissimo volume.

Usciamo con le orecchie frastornate e la testa stordita, l’equilibrio compromesso da un live di grande fattura e ostentata coerenza. Una grande opportunità per confrontarsi con le esibizioni patinate delle formazioni più recenti e scegliere da che parte stare. Sapete da che parte stiamo.

Setlist

Thumb
I Ain’t
Garden
Little Fury Things
Out There
I Expect It Always
To Be Waiting
I Met the Stones
Been There All The Time
Kracked
Sludgefeast
Start Choppin
Feel The Pain
Mountain Man
Freak Scene
Gargoyle
Just Like Heaven

Comments are closed.