Intervistato da American Songwriter, Paul Stanley lo storico frontman dei Kiss, ha parlato dell’ “End Of The Road“, il tour d’addio dei Kiss.

Ci sono cose che sono possibili solo durante i tour, spiega Stanley, ma la fine dei Kiss come band itinerante è inevitabile:

Essere in tour vuol dire avere quelle tre ore di pura euforia e il resto delle 21 chiedersi perché si è lontani da casa. Non è affatto divertente. Ci sono notti in cui mi chiedo in continuazione perché io sia lì e non a casa con la mia famiglia. C’è sicuramente questo tira e molla ma nulla equivale allo stare sul palco.

L’adrenalina che viene trasmessa durate i live è impagabile:

L’allenamento che si fa sul palco è assurdo e non si può fare in palestra. Immaginate di avere 10,000 o 100,000 persone lì con voi che vi incoraggiano, potreste fare cose assurde: come sorvolare la folla su un filo. L’adrenalina ti rende stupido e ti fa fare cose che in un altro momento ti spaventerebbero.

Ma che il tour d’addio sia inevitabile, Stanley lo ribadisce:

La morte e le tasse sono inevitabili. Così come la fine di noi Kiss che suoniamo dal vivo. Voglio vedere quel giorno? Assolutamente no, ma voglio poter scegliere di smettere.

Se ci penso non ne sono affatto felice. Certo, a guardare quello che abbiamo fatto e costruito mi sento estasiato ma resta comunque la fine di un’era. Ed è anche la fine della fetta più grande della mia vita.

Porto i mie figli a scuola e faccio qualsiasi genere di cose ma la band è la parte che ho vissuto di più. La connessione con il pubblico, la scarica di adrenalina, la carica emotiva dello show.. sono cose che non voglio finiscano ma è inevitabile. Mi piace pensare che nella situazione migliore tutto questo si possa controllare ed è quello che stiamo facendo.

Se avessimo suonato in maglietta e jeans avremmo potuto continuare anche a 80 o 90 anni ma non di certo in tacchi e armatura.

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