Inizio di marzo variegato per i fruitori delle sonorità estreme.

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Merrimack – Of Grace And Gravity (Season Of Mist)

Dopo il capolavoro “Of Life And Denial” (2006), i Merrimack non sono stati dei campioni di continuità, rilasciando degli album dalla qualità altalenante, benché quasi mai da gettare nell’immondizia dell’estremo. L’ultimo disco in studio “Omegaphilia” (2017), però, vedeva i francesi in leggera ripresa, stato di salute di buon livello oggi confermato dal nuovo “Of Grace And Gravity”, nel quale la band prosegue il proprio percorso virtuoso. I parigini raramente escono fuori dai recinti del mid-tempo, assorbendo in maniera più scorrevole l’influenza di formazioni quali Uada e Watain, già sedimentatesi durante gli anni, ma mai messe così a fuoco come adesso. I brani non suonano immediatamente accessibili, richiedono tempo e attenzione specifica, e la loro struttura articolata, a tratti vicina a lidi progressive, si giova di una produzione organica e tutt’altro che fredda, capace di conferire un certo calore all’insieme. Malgrado ancora persistano le vecchie suggestioni di marca Gorgoroth e Marduk, appare altrettanto indiscutibile il fatto che il quintetto transalpino si stia spostando con convinzione in territori di natura atmosferica, provando così a riemergere da un lungo periodo d’impasse. E riuscendoci!

Tracce consigliate: “Sulphurean Synods”, “Dead And Distant Clamors”, “Under The Aimless Spheres”

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Midnight – Hellish Expectations (Metal Blade Records)

Circa a metà delle registrazioni di “Let There Be Witchery” (2022), Athenar avvertiva che i Midnight stavano perdendo un po’ del fuoco assassino in grado, sino ad allora, di irrorarne il percorso musicale. Proprio quell’album, infatti, può essere considerato il più fine e fuori dagli schemi della discografia del solo project statunitense, vista la strana abbondanza di mid-tempo e l’insistenza su sottili sfumature melodiche, paradigmatiche in un brano come “Devil Virgin”. La creatura del polistrumentista e compositore mascherato torna con un “Hellish Expectations”  composto soltanto in un paio di giorni, manifestazione sonora delle frustrazioni che hanno decretato la sua nascita, rendendolo snello, cattivo, bellicoso, addirittura un passo indietro ai giorni dell’omonima demo del 2003. Ipercompatti e privi di decelerazioni, i brani trasudano un blackened speed metal feroce e maniacale, ritemprato da una carica punk forse mai così corrosiva, responsabile principale di ventisei minuti di running time capaci di schiacciare la testa di Motörhead e Venom in una fogna infernale pregna di lussuria e squallore. Diretto, irriverente e rumoroso: cosa desiderare di meglio?

Tracce consigliate: “Gash Scrape”, “Nuclear Savior”, “Doom Death Desire”

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Skeletal Remains – Fragments Of The Ageless (Century Media Records)

Avevamo lasciato gli Skeletal Remains al settembre 2020, quando il rilascio di “Entombement Of Chaos” li collocò tra gli epigoni più fedeli e abili del death metal old school, in particolare quello di provenienza floridiana. Con una sezione ritmica diversa, visto l’ingresso al basso di Brian Rush e alla batteria di Pierce Williams, i californiani danno alle stampe il nuovo “Fragments Of The Ageless”, conservando tanto l’imprimatur produttivo di Dan Swanö quanto l’apporto artistico di Dean Seagrave. Scritto durante le date in compagnia di Emperor, Morbid Angel, Mortician, il full-length, ancora una volta, basa la propria essenza su lavori come “Gateways To Annihilation” e “Formulas Fatal To The Flesh”, ma ne irrobustisce gli atomi brutal attraverso innesti da Hate Eternal e Suffocation, diffondendo, in molti passaggi, uno stuzzicante groove di stampo Entombed. Gli assoli, numerosi e mai banali, donano un piacevole colore melodico alla lugubre oscurità dei pezzi, ricordando, a tratti, l’operato dei Nocturnus di “The Key”, mentre il growling del chitarrista Chris Monroy sembra finalmente allontanarsi dal monocromatismo espressivo modello Steve Tucker, regalandoci, forse, la migliore prestazione di sempre su disco. Leadership indiscussa.

Tracce consigliate: “Relentless Appetite”, “Cybernetic Harvest”, “Void Of Despair”

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Slimelord – Chytridiomycosis Relinquished (20 Buck Spin)

Nonostante si tratti del loro esordio sulla lunga distanza, gli Slimelord bazzicano l’underground britannico già dal 2019, mentre tre dei cinque membri costruiscono la spina dorsale dei Cryptic Shift, autori, nel 2020, del visionario “Visitations From Enceladus”. Con all’attivo un terzetto di EP e un live album, il combo di Leeds giunge al debutto su 20 Buck Spin, rilasciando un platter il cui curioso titolo, “Chytridiomycosis Relinquished”, richiama il nome di una malattia causata dal fungo Batrachochytrium Dendrobatidis, responsabile dell’estinzione di centinaia di specie di diversi anfibi. Artefici di paesaggi sonori oscuri e decrepiti, gli albionici, in questo disco, non trasmettono un palese stato d’orrore né lo evocano in maniera subdola e sinuosa, ma catapultano l’ascoltatore all’interno di un luogo privo di punti di riferimento, nel quale un death spesso alla moviola e tinto di devianze avantgarde suggerisce come le minacce invisibili rappresentino quelle più pericolose e mortifere. Un incubo metabolico, dunque, che rigetta tanto le facili aggettivazioni quanto gli incasellamenti di genere, mostrando una band in grado di lasciare a bocca aperta anche coloro che, patetici, continuano a rimpiangere la musica estrema del passato: inchinatevi alla ricerca! 

Tracce consigliate: “The Beckoning Bell”, “Batrachomorpha Resurrections Chamber”, “Tidal Slaughtermash”

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Suicidal Angels – Profane Prayer (Nuclear Blast Records)

“Profane Prayer” è l’ottavo full-length dei Suicidal Angels, successore di quel “Years Of Aggression” (2019), che aveva visto i thrasher greci guardare con maggior attenzione alla scuola tedesca di Kreator e Sodom. Il nuovo LP, nel complesso, conserva l’ossatura slayerana della discografia degli ellenici, ma, allo stesso tempo, accentua la natura teutonica del predecessore, rivestendosi, inoltre, di una fluidità e di un sinfonismo che riescono a rendere digeribili i pezzi anche a una platea poco avvezza al mondo dell’estremo. Certo, i riff restano taglienti e la velocità, pur nel mezzo di passaggi in mid-tempo, continua a procedere tumultuosa, eppure le melodie si insinuano sempre e ovunque, merito del gusto sopraffino di un artista della sei corde come Gus Drax, pullulano le incursioni heavy, spuntano persino evocative voci femminili a tingere d’atmosfera e conferire respiro a un sound oggi finalmente maturo e, a suo modo, sfaccettato. I connazionali ospiti al microfono Fotis Benardo, Efthimis Karadimas e Sakis Tolis regalano un’ulteriore patente di nobiltà a un lotto di canzoni inattaccabile da qualsiasi ottica lo si esamini, splendido frutto di un gruppo esperto e dalla line-up pressoché stabile da un decennio. Top level.

Tracce consigliate: “When The Lions Die”, “Purified By Fire”, “Deathstalker”

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