Kreator HATE ÜBER ALLES 2022 700x700
NUOVE USCITERECENSIONI

Kreator – Hate Über Alles

Il successo di “Gods Of Violence” (2017), che raggiunse la vetta delle classifiche tedesche, dimostrò l’abilità dei Kreator nel conservare integra la propria identità adattandosi, però, ai cambiamenti imposti dal moderno. “Hate Über Alles”, quindicesimo LP in studio dei teutonici impreziosito dall’artwork di Eliran Kantor, prosegue sulla scia del fortunato predecessore, capace di trasmettere un amore immenso per il thrash atletico e affilato caratteristico di un’intera carriera, senza comunque trascurare un’intelligente ricerca di melodie rotonde e accessibili, ponendosi tra le sottigliezze di “Endorama” (1999) e la brutalità di “Enemy Of God” (2005). Del resto, la capacità di Mille Petrozza e soci di assorbire, pur restando fondamentalmente sé stessi, le mutevoli maree musicali alternatesi durante gli anni, specialmente all’inizio dei ’90, è stata la formula magica della band di Essen, ancora oggi decisamente credibile ed efficace.

La curiosa introduzione cinematografica “Sergio Corbucci Is Dead”, dedicata al regista italiano autore di spaghetti western del calibro di “Django” e “Navajo Joe” e ricca di arpeggi acustici e cori, non deve trarre in inganno, visto che già dalla spietatezza della title track e dall’apocalittica “Killer Jesus” i riff franano inesorabilmente sull’ascoltatore, sommergendolo da capo a piedi con velocità frenetica. “Crush The Tyrants”, mid-tempo marziale e fragoroso dall’odore NWOBHM, porta respiro e varietà a un scrittura che esprime, nella trascinante epicità di “Strongest Of The Strong”, una coloritura più mainstream, con afflati Testament palesi sin dalle battute iniziali.

La tradizionale corsa al galoppo “Become Immortal” viene timbrata dagli acuti immarcescibili di un singer in vena autobiografica, mentre gli Iron Maiden incrociano lo speed metal in “Conquer And Destroy”, per un brano che presenta un ritornello sorprendentemente arioso nel mezzo di un ridda di chitarre selvagge e convulse. Ulteriori influenze maideniane si avvertono entro la slogan song “Demonic Future” e scorrono attraverso una “Pride Comes Before The Fall” che, dopo un abbrivio gentile e soffuso, si trasforma in una valanga distruttiva alimentata da un groove decisamente accattivante. Se la voce femminile di Sofia Portanet per la gotica, ma comunque tirata, “Midnight Sun” costituisce una prima assoluta nella storia del gruppo, “Dying Planet”, ambizioso pezzo dai dissonanti echi death e black, costituisce il solo contributo compositivo del nuovo bassista Frédéric Leclercq (DragonForce, Sinsaenum), la performance del quale appare parzialmente penalizzata da una produzione che, as usual, privilegia il lavoro d’impatto delle asce.

Esempio di una longevità in cui gli occasionali cambi di direzione hanno arricchito e non distorto il loro sound, i Kreator, con “Hate Über Alles”, aggiungono l’ennesima spallina di qualità a una discografia quasi del tutto inattaccabile, cantando ancora di follia, odio e violenza, tematiche purtroppo sempre attuali. Non estremamente aggressivi come una volta, eppure tutt’altro che spuntati.

Tracklist

01. Sergio Corbucci Is Dead
02. Hate Über Alles
03. Killer Of Jesus
04. Crush The Tyrants
05. Strongest Of The Strong
06. Become Immortal
07. Conquer And Destroy
08. Midnight Sun
09. Demonic Future
10. Pride Comes Before The Fall
11. Dying Planet

Comments are closed.

More in:NUOVE USCITE

0 %