Clicca QUI per la fotogallery completa

Poco tempo fa abbiamo parlato di quanto sia difficile il rientro alla routine feriale dopo il weekend e di quanto, però, sia bello e gratificante spezzarla con un concerto. Tuttavia, se in quel caso era stato un concerto atmosferico – seppure potente – a porre la parola fine sulla nostra domenica, questa volta l’intrattenimento è stato meno sinuoso e più convulso.

Se potessimo riguardare un filmato di quanto accaduto ai Magazzini Generali l’altro giorno e provassimo a cambiare la visuale impostandola “dall’alto” – come in alcuni videogiochi di molte generazioni fa –, vedremmo una folla di giovani e giovanissimi ridotta a tanti puntini di tutti i colori muoversi come biglie impazzite, senza sosta. È una festa di Halloween a tema Power Rangers? No, è il concerto dei Neck Deep.

Il locale milanese non è pieno, ma lo sembra talmente si è stretti. E mentre si cerca continuamente di crearsi uno spazio vitale, circondati da capelli fluo e magliette con la scritta “Generic Pop Punk”, il palco viene occupato dagli Static Dress. Non sono pochi i presenti che già conoscono il gruppo di Leeds, siccome li avevamo già visti sul palco del Forum per la data dei Bring Me The Horizon. Sono in tanti a cantare, anzi, ad urlare insieme a Olli Appleyard, che si muove continuamente per il ristretto spazio a disposizione insieme al bassista George Holding e al chitarrista mascherato e conosciuto solo come Contrast. Sorretti dai poderosi colpi sulle pelli di Sam Ogden, i quattro ci smuovono a colpi di pogo ed headbanging dal sapore squisitamente screamo.

Lunghissimo il cambio palco tra gli inglesi e i gallesi, forse per permetterci di riprendere fiato e fare un piccolo reset: gli Static Dress ci hanno scaldati a dovere e rimaniamo in territori punk, ma l’alone dark e a tratti horror del gruppo d’apertura è molto lontano dallo stile del quintetto di Wrexham. I Neck Deep ci immergono fino al collo – per l’appunto – nel loro mare fatto di sofferenze adolescenziali, su cui noi però stasera surfiamo, prendendo a calci e gomitate le difficoltà (e anche qualche povero malcapitato sotto di noi).

È passato poco più di un anno dalla loro ultima visita qui in Italia – proprio qui ai Magazza, per la precisione –, eppure l’entusiasmo del pubblico potrebbe far pensare a un’attesa assai più lunga. Chi si è guadagnato la prima fila e la possibilità di stringere la mano al frontman Ben Barlow si tiene alla transenna come se la sua vita dipendesse da questo. Chi ama pogare e saltare si posiziona al centro della platea e non si sposterà più da lì. E chi ama gettarsi sopra gli altri inizierà a farlo fin dal primo brano, dando il via come a un circuito senza fine tra platea e sottopalco, per la gioia degli steward che raccolgono un corpo dopo l’altro.

Tutte le magliette che vediamo in giro non mentono: i Neck Deep avranno anche qualche influenza easycore, ma alla fin dei conti fanno semplicemente pop punk, come tanti altri. Riff catchy, ritmi veloci con qualche mid-tempo qua e là, voce (parecchio) nasale con tanti acuti… Tuttavia, probabilmente grazie a una passione sincera e profonda per il genere, loro lo fanno davvero bene, riuscendo a vantare ancora dopo 10 anni numeri altissimi in fatto di ascolti e attirando sempre più fan durante i loro tour. Dal vivo si divertono a suonarci un buon mix della loro discografia, compresi gli ultimi singoli che anticipano il prossimo album (“Neck Deep”, in uscita a gennaio), preferendo però sempre e comunque il disco che gli ha donato il successo nel 2015, “Life’s Not Out To Get You”.

Si muovono ininterrottamente, così tanto da farci sperare che a un certo punto si sarebbero buttati anche loro su di noi e avremmo surfato tutti insieme sulle note di “Lowlife” oppure “Heartbreak of the Century”. Che sia stato a causa dei cocktails bevuti o degli strumenti imbracciati, nessuno di loro alla fine si è lanciato. Nonostante questa minuscola nota amara, il divertimento è stato di altissimo livello, non solo per noi ma anche per il batterista Matt Powles, che ha festeggiato il suo compleanno proprio con noi.

E dopo esserci scatenati per più di un’ora senza sosta, i cinque ragazzi del Galles ci regalano un finale un po’ più tranquillo, ma non troppo: “In Bloom” ci dà il commiato di cui abbiamo bisogno. Questi erano i Neck Deep, Generic Pop Punk. Generic mica tanto, alla fine.

Setlist

STATIC DRESS

disposable care
sober exit(s)
Unexplainabletitlesleavingyouwonderingwhy (Welcome In)
Courtney, just relax
such.a.shame
Push rope
sweet.
clean.

NECK DEEP

Sonderland
Lowlife
Kali Ma
Citizens of Earth
Can’t Kick Up the Roots
What Did You Expect?
STFU
Heartbreak of the Century
Take Me With You
Smooth Seas Don’t Make Good Sailors
It Won’t Be Like This Forever
She’s A God
A Part Of Me
December (again)
Motion Sickness
Gold Steps
In Bloom

Comments are closed.