NUOVE USCITERECENSIONI

Orthodox – Learning To Dissolve

Se Nashville era già stata bombardata senza pietà dai Chamber con il loro “Cost Of Sacrifice” di due anni fa, gli Orthodox la smaterializzano definitivamente con l’ultimogenito “Learning To Dissolve”. Non un paragone casuale, questo, dato che le due band non condividono solo la città di provenienza, ma anche le sapienti mani di un produttore come Randy LeBoeuf, il cui tocco si sente vivido nel distorto campo di battaglia messo su dai giovani americani, accasatisi sotto la scuderia Century Media Records.

Metalcore abrasivo, claustrofobico, con quella sfumatura industrial – non elettronica, ma radicata nella pesantezza e rocciosità del riffing – che ha fatto la fortuna dei Vein.fm, richiamati ampiamente durante tutto l’ascolto. Ma se questi ultimi hanno sfornato due mattoni oscuri assolutamente brillanti, gli Orthodox provano a loro volta a lasciarci dentro un segno marcato, riuscendoci in parte.

Il disco si apre con un massacrante uno-due titolato “Feel It Linger”/”Head On A Spike”, micidiale compendio di distruzione sonora che inaugura una buonissima prima metà di album, dove i ragazzi del Tennessee ci dimostrano il loro amore per l’inconfortevole, per i contrasti acidi tra i riffoni tritatutto e i susseguenti, tarantolati, fill chitarristici, acidi e inquietanti -”Cave In” si intrufola nelle orecchie con un bending malatissimo e sadico -. Ampio spazio viene dato al groove, perennemente chiamato in causa tra le scorribande di “Become Divine” e “Nothing To See”, ma è in generale tutto il disco che non trova pause se non in qualche rarissimo momento di respiro, come la buia “1 1 7 6 2”, che spacca in due il disco e ahimè, ne risalta anche la grossa differenza qualitativa tra le due metà.

“Dissolve” calca le sei corde, senza stamparsi con veemenza sulle nostre orecchie: inizia a sentirsi un senso di stanca piuttosto evidente, che, pur alzando i giri – la slipknotiana “All That I Am” e le deragliate ad alta velocità alla SOAD maniera di “Fast Asleep” – ruotano sempre attorno alla stessa boa, colorata da un riffing alla lunga troppo ripetitivo in molti punti e dalla voce di Adam Easterling che risulta monocorde nel suo semi-growl maligno, di una bella intensità, ma fin troppo poco vario.

Insomma, “Learning To Dissolve” ci ha lasciato in un crocevia di parziale soddisfazione e di aspettative non rispettate: sì, perchè un po’ di hype c’era salito ascoltando i convincenti singoli della band di Nashville, ed è forse proprio questa la qualità preponderante dell’album, il funzionare benissimo nelle singole tracce, per poi singhiozzare nell’interezza dell’ascolto. “Learning To Dissolve” è, sicuramente, un buon biglietto da visita per gli Orthodox, che sentiamo ancora non completamente esplosi: il potenziale è notevole, anche in ottica live, ma manca ancora della strada per farsi largo e primeggiare nella giungla metalcore del nostro periodo.

Tracklist

01. Feel It Linger
02. Head On A Spike
03. Cave In
04. Become Divine
05. Digging Through Glass
06. Nothing To See
07. 1 1 7 6 2
08. Dissolve
09. Fast Asleep
10. All That I Am
11. Voice In The Choir

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