Re This Is Why
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Paramore – Re: This Is Why

So I crave, crave to do it again

Da qualche anno, c’è questa tendenza da parte degli artisti di pubblicare un disco di inediti e, a pochi mesi di distanza, la versione deluxe. C’è lo zampino del marketing? Molto probabile. Oggi non si ascoltano più album lunghi, quindi è più favorevole “dividerli” in più parti e quindi dare la possibilità ai fan di spendere “solamente” mezz’ora o poco più alla volta. E non dobbiamo nemmeno dimenticare il consumismo: un cane che si morde la coda da solo, in un circolo vizioso di domanda che cresce-offerta che cresce. Più album ascoltiamo, più ne vogliamo e più ne verranno prodotti. Stiamo per tornare alla frequenza di 1 o più album l’anno, come negli anni 60?

Messi da parte i grandi interrogativi sul mercato musicale, dobbiamo parlare di una band che si trova in vetta da più di un decennio: i Paramore. Dopo il ritorno sulle scene con “This Is Why”, il plauso della critica e dei fan e l’annuncio della partecipazione al mastodontico tour di Taylor Swift, eccoli con un’altra pubblicazione, a meno di 8 mesi dalla precedente. Qui però non siamo di fronte a un’edizione con outtakes e cose simili, assolutamente no: siamo di fronte a qualcosa di molto particolare per un gruppo rock. Se recentemente abbiamo parlato di quanto sia raro nel 2023 pubblicare un cover album, non di meno lo è un remix album.

Re: This Is Why” esce a sorpresa, con pochissimo preavviso, mostrando ai propri fan la connessione con gli artisti che li hanno influenzati e con quelli che sono stati influenzati da loro. Un po’ remix album, un po’ cover album, in conclusione perfino una demo scartata dal disco originale. Siamo di fronte a qualcosa di camaleontico, che non ha un’identità ben precisa e che mette in difficoltà coloro che hanno bisogno di categorizzare tutto, magari anche solo per sapere dove mettere questo nuovo acquisto sul proprio scaffale.

La tracklist rimane fedele all’opera madre, aprendo le danze con la title track remixata dai Foals, che rendono il brano molto più elettronico, più liquido, pur mantenendo l’accattivante groove della sezione ritmica. Se già si ballava volentieri, con questa versione ci viene quasi imposto di scatenarci, lasciandoci poi l’ultimo minuto per asciugare il sudore mentre la traccia sfuma sulle note di chitarra, synth e “One step beyond your door”. Altri brani che potremmo effettivamente definire remix sono “Running Out of Time” di Zane Lowe, che trasforma il singolo in un pezzaccio acid house/techno, come direbbero i seguaci di questi generi; la versione dello stesso brano di Panda Bear invece si muove in panorami inebrianti di psichedelia. “Big Man, Little Dignity” di DOMi & JD Beck è IL remix, a metà tra jazz e drum and bass, con una batteria schizofrenica e tastiere graziose, sinuose, che alla fine ci regalano pure un assolo.

Gli altri brani si avvicinano – qualcuno più, qualcuno meno – al mondo delle cover. “The News” è riproposta da The Linda Lindas – giovanissimo ensemble femminile che include in formazione le figlie di Carlos de la Garza, produttore di “This Is Why” –, e sorprendentemente il loro noise rock à la Sonic Youth si adatta molto bene. Anche “C’est Comme Ça” delle Wet Leg sa molto di anni 80/90, sostituendo la leggerezza orecchiabile con la rabbia figlia del grunge, con un risultato molto piacevole.

Entrati nel secondo atto, il disco sembra un po’ perdersi, quasi come se avesse finito i colpi. Remi Wolfe – giovane cantante losangelina, esibitasi al Firenze Rocks 2022 – ci offre una “You First” ricoperta di confetti, brillantini e tutto ciò che accompagna questo tipo di pop tipico dello scorso decennio: non male, strappa un sorriso, ma sicuramente spicca meno rispetto alle altre interpretazioni. L’acustica “Crave” dei Claud è ancora meno memorabile e Julien Baker ci offre una “Thick Skull” che sembra eseguita da una Billie Eilish convertita al rock con i synth. Sono tutte cover orecchiabili, ma nulla che spinga a dare più di un ascolto.

Per fortuna sorreggono questa metà del disco la “Liar” di Romy, che con la sua atmosfera eterea ma allo stesso tempo viscerale raggiunge un livello di profondità perfino più toccante dell’originale, e “Figure 8” di Bartees Strange, che scambia il groove dell’originale per suoni più dark e ipnotici, stupendoci infine con un’imprevedibile chiusura R&B.

“Sanity” è la briciolina che Williams e soci hanno deciso di lasciarci in dirittura d’arrivo: fresca, ballabile, catchy, ricca di contaminazioni dalla black music, insomma tutto ciò che è l’album di cui non ha fatto parte e di cui non soffre atrocemente la mancanza – nonostante sia un buon pezzo.

A tanti non piace ripetersi, e a volte farlo risulta fastidioso, quasi insolente nei confronti di chi ascolta. Eppure i Paramore hanno voluto ripeterci il motivo per cui sono ancora in vetta alla scena alternative: this is why.

Tracklist

01. This Is Why (Re: Foals)
02. The News (Re: The Linda Lindas)
03. Running Out of Time (Re: Panda Bear)
04. Running Out of Time (Re: Zane Lowe)
05. C’est Comme Ça (Re: Wet Leg)
06. Big Man, Little Dignity (Re: DOMi & JD Beck)
07. You First (Re: Remi Wolf)
08. Figure 8 (Re: Bartees Strange)
09. Liar (Re: Romy)
10. Crave (Re: Claud)
11. Thick Skull (Re: Julien Baker)
12. Sanity

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