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Paramore – This Is Why

Perché?” È una domanda che ci facciamo spesso, che ci sale da dentro, ci prende alla gola, non ci lascia scampo. Ecco, a volte una risposta non c’è ma quello che davvero conta è farsi le domande giuste. Prendiamo ad esempio Hayley Williams, che appena vent’anni fa era un’adolescente precoce, una devota cristiana della campagna di Nashville, già sotto contratto con una major, prima come solista e poi come cantante dei Paramore. Adesso di anni ne ha 34, e, facendo due conti, si può dire che sia stata famosa per più di metà della sua vita, in tour da prima di finire il liceo, sotto i riflettori dalla pre-adolescenza, una condizione che può spingerti ad una maturità forzata così come ad una perenne fanciullezza. Il cortocircuito si è innescato nonappena le “bocce” si sono fermate. Una separazione sia nella sua vita personale che all’interno della band ha poi acuito un disagio di sottofondo, sfociato in una depressione soffocante, testimoniata da due ottimi album solisti (tre se si considera che il primo “Petals For Armor” si trattava di un doppio-album).

Adesso, a distanza di oltre 5 anni, i pilastri del pop punk tornano con il loro album più audace di sempre “This Is Why”, sesto capitolo di una discografia iniziata quasi due decenni fa. Un disco maturo sotto tutti i punti di vista, che mette al centro il talento da fuoriclasse di Hayley Williams come cantautrice e lascia ampi spazi di manovra al batterista Zac Farro – rientrato nella band dopo un abbandono lungo quasi 10 anni – e al chitarrista Taylor York, per sperimentare con i generi e le sonorità. A seguito di un “After Laughter” che li ha visti indirizzati verso la new wave/alt rock con risultati a tratti validi, a tratti inascoltabili, stavolta i Tre del Tennessee conferiscono alla loro evoluzione artistica la forma che merita. Che facessero sul serio lo si era capito dalla title track pubblicata come singolo di lancio, un pezzo non facile al primo ascolto ma destinato a crescere, dirompente nella struttura e nel sound, una spirale criptica e nervosa fatta di stacchi e riff in rapida successione. Non solo si ricollega alle atmosfere anni ‘80 di “After Laughter”, ma ne evolve l’estetica e lo rende veramente attuale. Il suono tagliente setta il tono dell’album e ne definisce i temi: paranoia e frustrazione per la mancanza di empatia umana anche dopo gli orribili traumi condivisi che il mondo ha dovuto affrontare negli ultimi anni (“This Is Why / I don’t leave the house”).

In questo senso anche il secondo singolo “The News” – con le sue chitarre acide e inquietanti, il basso incalzante e l’impetuoso ritornello – rinforza la tematica: “Every second our collective heart breaks”. Un testo profondamente impegnato sulla preoccupante situazione politica e sociale che stiamo vivendo da leggere e ascoltare con attenzione. Quando i “perché” si fanno troppo schiaccianti, ecco che Williams e soci sono pronti ad alleggerire con un “C’est Comme Ça” che sa di “Let It Be” ma molto più scanzonato. La necessità di una dose di caos nella quotidianità a fare da contrappeso, l’ansia di invecchiare, la paura di non riuscire a tenere insieme i pezzi della propria vita rappresentano la voce di una generazione che si è accorta di non essere più adolescente quando era già troppo tardi. Il ticchettio del tempo che scorre è scandito dalla chitarra in “Running Out Of Time” che esplode nel funky dance di una traccia su cui è impossibile stare fermi e ci si trova ad affrontare l’ansia della clessidra che si svuota, faccia a faccia con le false giustificazioni che ci diamo per rispondere ai nostri “perché”. La rabbia, la frustrazione, l’urgenza non hanno più le sembianze del pop punk agitato dei tempi di “Brand New Eyes”, ma si incanalano in invettive mordaci (“Big Man, Little Dignity”), evolute in sonorità più controllate, ma non per questo meno feroci (“You First”), o meno oscure ed espressive (“Figure 8”).  

Ma i Paramore ci sorprendono sul serio dimostrando di saper fare un dream pop elegante e malinconico, sofisticato e appassionato, degno dei migliori Cocteau Twins. Spicca su tutte una “Crave” piena di magia, dall’atmosfera delicata ma al contempo potente. Sullo stesso piano anche una “Liar” disarmante e la già citata “Big Man, Little Dignity”, che include parti di violoncello e flauto. Il brano di chiusura “Thick Skull” trasforma l’introspezione vecchia scuola in una ballata vivacemente contemporanea e toccante, che affronta con delusione i fallimenti personali della sua autrice. A fine ascolto, tra tutti questi perché, il primo che affiora è perché questo album duri così poco.

I Paramore sono cambiati. Sebbene Hayley Williams sia spietata nella sua rappresentazione dei pensieri intrusivi, esplora anni di disordini con un livello di accuratezza davvero notevole, dimostrando di essere una delle cantautrici più interessanti del panorama contemporaneo. Il merito è anche quello di essere la vocalist perfetta, capace di adattarsi ai generi e incapsulare nella voce elementi country (appartenenti al suo background), R‘n’B, soul e, inevitabilmente, rock. “This is Why” incarna il malessere dei millennial, l’inadeguatezza a vivere un tempo che sembra impazzito, mantenendo tuttavia la rabbia di voler cambiare le cose e la paura di non esserne all’altezza. Impossibile per quelli che sono stati con loro in ogni fase della carriera non essere risucchiati in questo intrigante capitolo della storia dei Paramore e riconoscere che, in fondo, sono ancora i ragazzi di una volta.

Tracklist

01. This Is Why
02. The News
03. Running Out of Time
04. C’est Comme Ça
05. Big Man, Little Dignity
06. You First
07. Figure 8
08. Liar
09. Crave
10. Thick Skull

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