Ci sono imprese più semplici e altre più ardue: far scomodare qualche centinaio di italiani, una domenica sera di aprile, per assistere a un concerto blues fa sicuramente parte di questo secondo insieme. E possiamo dire con certezza che Samantha Fish e Jesse Dayton ce l’hanno fatta.

Da una parte, una delle rivelazioni più recenti del genere, che ha conquistato la posizione numero 1 della Top Blues Albums di Billboard con i suoi ultimi 3 album in studio; dall’altra, un artista ben più navigato, classe 1966, collaboratore in più di un’occasione di Rob Zombie. Fish riesce finalmente a recuperare la data persa a marzo 2022 e per farsi perdonare si porta dietro (oltre ai suoi impeccabili musicisti) Dayton nel “Death Wish Blues Tour”, che promuove l’omonimo album nato dalla loro collaborazione, in uscita a maggio.

I due artisti si comportano in modo semplice, diligente e autentico: con soli 10 minuti di ritardo, le luci rosse dei Magazza si accendono, “1, 2, 3, 4!” e si parte dritti con “Brand New Cadillac”, una delle tracce nate dal già pubblicato EP di assaggio del duo, “The Stardust Sessions”. Il pubblico non è numerosissimo e ci mette un po’ a scaldarsi. Incredibilmente, né il country incalzante di “Feelin’ Good”, né la jam molto intima ed R&B di “Hello Stranger” (dove la voce di Fish inizia a mostrarsi davvero) riescono a convincere la platea. Solo l’arrivo di “Bulletproof”, uno dei singoli più famosi della cantautrice, finalmente smuove la massa, che inizia a diventare partecipe attiva della serata. Mentre Fish suona un blues moderno, influenzato dal rock post-90s e dall’R&B, Dayton è ancorato alle origini e rappresenta una certezza per i fan più incalliti del sound americano. L’assolo sulla sua “Hurtin’ Behind the Pine Curtain” è southern rock distorto ma puro, mentre “Trauma” sembra un pezzo blues sabbathiano.

Foto: Skyler Smith

Esattamente a metà della setlist, una piccola pausa acustica in cui il duo ci regala un paio di pezzi marcatamente country: “I’ll Be Here in the Morning” e “Baby’s Long Gone”. L’atmosfera è talmente calda e coinvolgente da questo punto in avanti, che sembra quasi di dimenticare che i Magazzini Generali si trovano a Milano e non a Kansas City. Ripartono subito velocissimi con “Lover on the Side”, un rockabilly fatto di botta e risposta tra i due cantanti. Adesso tutti quanti battono le mani, saltano, rispondono alle incitazioni di Dayton in “Shake Your Hips”, un esempio della sua amata Texas music.

I punti più memorabili sono sicuramente “I Put a Spell on You”, dove Fish è completamente senza freni, sembra una versione dopata di Miley Cyrus e offre la sua migliore performance della serata e “7 and 7 Is”, una cavalcata che invece mette in risalto l’intera band, soprattutto durante il doppio assolo di chitarra del duo. Similmente al pubblico, poco ma buono, anche la durata del concerto è contenuta, ma certamente di qualità. Il duo decide di chiudere con la folla illuminata e il riff catchy di “Goin’ Down South”.

Una serata passata all’insegna del blues, sia quello della tradizione e di tutto ciò che vi è annesso, sia quello moderno e contaminato. Tanti i brani, se si considera la durata complessiva (90 minuti spaccati), e tante le cover tra questi, ma ogni cosa suonata a regola d’arte. Poco intrattenimento verbale, ma questo era prevedibile e soprattutto accettabile, dato il contesto; molto bello l’effetto scenico dato da un sapiente ed efficace uso delle luci, e ciò invece non era affatto scontato. Insomma, il Death Wish Blues Tour è un’esperienza singolare, divertente: Fish, Dayton & co. ci portano in fretta e furia a fare un giro delle highways e dei saloon e ci riportano subito a casa. Ma possiamo essere certi che qualche ricordo rimarrà con noi.

Setlist

Brand New Cadillac
Deathwish
Feelin’ Good
Hello Stranger
Settle for Less
Bulletproof
Hurtin’ Behind the Pine Curtain
No Apology
Trauma
I’ll Be Here in the Morning
Baby’s Long Gone
Lover on the Side
Rippin’ and Runnin’
Shake Your Hips
Whole Lotta Rosie
I Put a Spell on You
7 and 7 Is
Riders
Know My Heart
Goin’ Down South

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