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Secret Sphere – Blackened Heartbeat

Esaminando anche soltanto distrattamente la discografia dei Secret Sphere, si fa davvero fatica a scovare un platter che trasudi mediocrità, compreso il controverso rilascio di “A Time Never Come – 2015 Edition”, riproposizione, con Michele Luppi al microfono, dell’omonima meraviglia del 2001. Un gruppo che, incluso a ragione nel filone power, è stato in grado di eluderne i ferrei principi di marca italo-tedesca, introiettando una diversità e una ricchezza di sfumature tali da renderlo difficilmente inquadrabile in un genere tout court. La totale libertà artistica che caratterizza i piemontesi, dunque, ha permesso loro di continuare a esistere senza mai scimmiottare sé stessi, andando al di là di quella semplice sopravvivenza che sovente contraddistingue e attanaglia, al netto di rare eccezioni, vecchi gruppi del settore e non. Oggi, a due anni di distanza da “Lifeblood”, LP che, oltre a segnare il come back in formazione del frontman originario Roberto Messina, rappresentava sia un all in dei tanti orizzonti sonori sperimentati dalla band durante gli anni sia una ricerca di ulteriori confini da abbattere, tocca a “Blackened Heartbeat” condurre il combo nostrano entro territori mai, forse, così cupi ed “estremi”.

D’altronde, tali cambi di direzione stupiscono relativamente, vista la storia compositiva del fondatore e leader Aldo Lonobile, capace, da un’opera all’altra, di mutare le forme della propria creatura, suggendo linfa dai suoi numerosi progetti extra e pur all’interno di una precisa identità di genere: basti pensare al coraggioso “Scent Of Human Desire” (2003) per farsi un’idea significativa dell’approccio open mind del chitarrista alessandrino. Le musiche da lui imbastite per il nuovo album, in collaborazione con il fido Antonio Agate per le sezioni in modalità golfo mistico, virano spesso e volentieri verso robuste sponde heavy, con canzoni dal ritmo quasi sempre in up-tempo e che, a tratti, si spostano in aree care al mondo dell’extreme metal. Un imponente e minaccioso sinfonismo, poi, costituisce il giusto sfondo cinematografico per una trama lirica incentrata sulla figura del Dr. Julius B., psicologo che depreda l’inconscio dei pazienti al fine di lenire le sofferenze di una profonda depressione personale. Un soggetto al limite del fantastico che, scritto dal singer e da Costanza Colombo, già autrice di She Complies With The Night, racconto alla base del concept di “Portrait Of A Dying Heart” (2012), resta comunque intriso di attualità, con alcuni dei personaggi e delle vicende ispirati alla vita reale, dal conflitto russo – ucraino all’omicidio di Alice Neri.

L’intro acustica “The Crossing Toll”, strumentale che si sviluppa su un inquieto arpeggio dai soffusi sentori flamenco, prepara il campo all’apertura “J.’s Serenade”, brano le cui granitiche deflagrazioni power vengono esaltate da un Messina strepitoso per estensione ed espressività e da suggestivi chorus che riportano alla mente i lavori dei primi Duemila. “Aura”, invece, si rivela un pezzo gravido di complessità e raffinatezza, cosparso da striature prog degne dei migliori Kamelot, mentre in “Bloody Wedsneday” le mefistofeliche parentesi vocali di Lonobile colorano di gotico una traccia che, a livello di arrangiamenti orchestrali e trine tastieristiche, sembra flirtare con il symphonic black di Carach Angren, Dimmu Borgir ed Emperor. La medesima “Confession”, costruita su incisivi riffoni thrash e madida di un refrain da capogiro, si muove all’interno di una cornice sensibile alle lusinghe della Fiamma Nera, laddove  le varie “Captive”, “Dr. Julius B” e “One Day I Will” rivelano, tra accelerazioni ad alto voltaggio e umbratili cromatismi dark, un più morbido taglio melodic hard rock/AOR, che dona a esse un tiro sì molto catchy, ma privo di barocchismi e stucchevolezze. Il vivo pathos della ballad “Anna” consente di riflettere e respirare, prima che l’halloweeniana “Psycho Kid” e una title track dal mobile e nobile reticolo di stampo Symphony X chiudano un full-length prodigiosamente sordo alla parola filler. E sorretto da una produzione efficace per potenza ed equilibrio, nonostante una leggera pastosità complessiva.

I Secret Sphere tornano all’eccellenza assoluta, restituendoci un “Blackened Heartbeat” duro, stratificato, intenso, avvolto in atmosfere cangianti e da liriche che sposano poesia e oscurità in maniera a dir poco magistrale. What a ride it has been!

Tracklist

01. The Crossing Toll
02. J.’s Serenade
03. Aura
04. Bloody Wednesday
05. Captive
06. Dr. Julius B.
07. Confession
08. One Day I Will
09. Anna
10. Psycho Kid
11. Blackened Heartbeat

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