Struts - Pretty Vicious
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The Struts – Pretty Vicious

Nuova uscita per gli The Struts, che stanno finalmente per pubblicare il loro quarto album in studio, “Pretty Vicious”, che segna il debutto con Big Machine/John Varvatos Records. Il quartetto ha da subito caricato i fan di grandi aspettative: il cantante Luke Spiller in particolare l’ha definito “Il disco che tutti stavano aspettando” affermando come quest’album “metta in luce i punti i forza di ogni singolo membro” e sia la sua “musica preferita, senza ombra di dubbio” che la band abbia mai creato. Effettivamente ascoltando “Pretty Vicious” gran parte di queste premesse non sono rimaste deluse.

A fare da apripista è il singolo “Too Good At Raising Hell”, una canzone spavalda ed arrogante, dotata di tutti gli elementi che caratterizzano la band. Si tratta di un vero e proprio tuffo nel glam rock anni ’80, con chitarre dirompenti ed un ritmo decisamente trainante, la canzone perfetta per diventare uno dei loro must dal vivo. Ma se il disco sembra iniziare mostrandoci semplicemente gli Struts di sempre, già con il secondo brano, si nota una nuova rotta ed un cambiamento nel sound della band. Si tratta della title track “Pretty Vicious”, presentata dalla band a Good Morning America e di cui una versione acustica era già stata inserita nell’EP live “Unplugged at EastWest”. Il brano è stato definita dagli stessi compositori la loro canzone più spontanea, in cui sembrano abbandonare un po’ il tipico sound hard rock per avvicinarsi maggiormente all’alternative. La voce di Spiller si fa quasi sussurrata, caricandosi di sensualità. È un pezzo che ti porta inevitabilmente a muoverti, in cui fuoriesce tutta la voglia del quartetto di sperimentare e cimentarsi con qualcosa di nuovo, qualcosa che gli riesce molto bene. Questo desiderio di cambiamento si percepisce anche nella successiva “I Won’t Run”, una ventata d’aria fresca che, piano piano, accompagna sempre più nel vivo dell’album.

Che fossero fortissimi nelle ballad gli Struts ce l’avevano già ampliamente dimostrato con le bellissime “Strange Days” e “Somebody New” e ce lo confermano ancora una volta con le intense e malinconiche “Hands On Me” e “Bad Decisions”. Siamo ormai nella parte centrale dell’album e “Do What You Want”, inizia quasi con un richiamo di Spiller a seguirlo, ad entrare nel loro mondo. Un mondo fatte di chitarre potenti, un sound arrogante ed energico e ritornelli trainanti e orecchiabili. Con pezzi come “Rockstar”, “Remember The Name” e “Better Love” la band torna ad essere un po’ quella a cui ci aveva abituato. “Gimme Some Blood” parte invece più lenta, con chitarre quasi country, per poi aprirsi totalmente nel ritornello in cui la band si mostra in tutta la sua energia. Chiude l’album “Somebody Someday”, una dolce ballad che inizia soltanto con piano e voce, in cui Spiller dimostra tutte le sue capacità vocali per poi essere raggiunto dal resto della band quasi come in un concerto. Una fine trionfale, la chiusura perfetta di quello che sembra quasi essere un percorso di crescita.

In “Pretty Vicious” si sente forte è chiara una volontà di cambiamento, di abbandonare la vecchia strada, quella già battuta e sicura, per scoprire qualcosa di nuovo. Gli Struts dimostrano di non aver paura di sperimentare suoni un po’ diversi da quelli a cui ci avevano abituato, dando prova di esserne totalmente capaci. La band rivela così di avere più facce, in quello che sembra quasi essere un continuo dialogo tra passato e presente con una visione già proiettata al futuro. Un futuro che chissà dove li porterà ancora. Quello che è certo è sicuramente che i The Struts sono diventati più maturi, confermandosi una delle band più interessanti tra quelle che fanno rivivere il glam rock ancora oggi – e non solo questo.

Tracklist

01. Too Good At Raising Hell
02. Pretty Vicious
03. I Won’t Run
04. Hands On Me
05. Do What You Want
06. Rockstar
07. Remember The Name
08. Bad Decisions
09. Better Love
10. Gimmie Some Blood
11. Somebody Someday

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