Il percorso etereo di “Memoria” ci aveva riconsegnato un Trentemøller innegabilmente trasformato rispetto alla genesi delle sue produzioni: un processo di immersione in un immenso (e maculato) oceano, crocevia di acque dream pop e darkwave, radunate dagli immancabili scampoli elettronici che hanno forgiato l’eccellente carriera del danese.
Un solco che separa il Trentemøller producer da quello musicista a tutto tondo: non più i soli sintetizzatori a guarnire la proposta musicale, bensì una band intera, diventata parte integrante sia del live act che delle opere in studio, a rinvigorire gli strati onirici dapprima sotto studio in “Obverse” e arrivati a compimento nell’ultimissimo “Dreamweaver”.
Un animo bicefalo, la cui seconda estremità è capeggiata da DíSA Jakobs e dalla sua meravigliosa voce, ormai fedele guida nel freddo escapismo messo su da Trentemøller in un prosieguo di “Memoria” che non ne riprende l’eterogeneità, bensì concentra ancor di più le sue forze sull’evanescenza, sul richiamo alla wave, ai beat riverberati e ai sussurri sparsi tra i venti scandinavi, spiranti tra i docili arpeggi di “A Different Light”, opener che massaggia, muta e prepara l’ascolto ad un flusso più liscio e con meno scossoni – le burrasche post-punk di “Dead Or Alive”, ad esempio, non ci saranno – di elettronica eterea, a tratti scarna (“Winter’s Ghost”, “Hollow”), a tratti contaminata – i massaggi slowcore di “Empty Beaches” e di “Nightfall”.
Un disco che rimane su questa zattera fluttuante, lasciandosi cullare, forse fin troppo, dalle maree nebbiose dell’ethereal wave, salvo poi sobbalzare dinanzi a qualche picco di calore, coincidente con il crescendo electro di una title-track che richiama un po’ gli squilli confezionati da “No More Kissing In The Rain” e con i concitati moti darkwave di “In a Stom” e “Behind My Eyes”, quest’ultima apice del disco.
Probabilmente crogiolatosi fin troppo nella ricerca dell’atmosfera, lasciando un po’ da parte i sussulti e i ritmi definiti con cui abbiamo bisogno di connetterci, Trentemøller ritorna, facendo ammansire quell’ondata di entusiasmo lasciataci dal predecessore: “Dreamweaver” porta avanti le sfumature del nuovo quadro abbozzato da “Memoria”, offrendoci un sopraffino lavoro a livello di ambientazioni, ma peccando nell’impatto e nella resa finale, annacquati dalla spasmodica ricerca di una lentezza che ingloba gran parte del disco. Prendiamola come un’opera di quiete transitoria, attendendo l’apertura verso qualche nuovo spiraglio da un artista in costante avanscoperta, anche dopo vent’anni.
Tracklist
01. A Different Light
02. Nightfall
03. Dreamweavers
04. I Give My Tears
05. Behind My Eyes
06. Hollow
07. Empty Beaches
08. In a Storm
09. Winter’s Ghost
10. Closure