“Agonia”: angoscia, stato di ansiosa o dubbiosa attesa. Prendiamo il dizionario per riassumervi attraverso un’unico termine quello che sono stati, per noi, sei anni di straziante attesa per riavere dinanzi agli occhi uno spettacolo dei Verdena. Si sa, la band di Alberto Ferrari non ha mai garantito sicurezze cronologiche, costruendo musica – e portandola in giro per l’Italia – solo nei momenti in cui quest’ultima riesca ad acquisire un senso di completezza, una forma vivida, ben definita. Il 2022, sotto questo punto di vista, determina la nostra liberazione da tale piaga, o, più semplicemente, da tale incontenibile mancanza: “Volevo Magia”, l’ottavo album del trio di Albino, esce il 23 settembre e porta con sé il tanto agognato tour di supporto lungo tutta la penisola, tastando il litorale marchigiano di Senigallia e accasandosi nello storico Mamamia per una serata difficile da dimenticare.

L’orologio segna le 20:30 quando Daniele Fioretti, aka Mr. D, intraprende assieme al pubblico un intimo viaggio tra paesaggi rock e blues, masticando esperienze di vita in giro per il mondo e rivisitandole in chiave folk, con il solo aiuto di una chitarra acustica e della sua graffiante voce: un opening act semplicissimo, ma estremamente comunicativo, capace di connetterci emotivamente con l’artista marchigiano e di riscaldarci l’animo prima dell’ inevitabile flagellazione sonora che da tanto bramavamo.

Photo Credits: Paolo De Francesco

Tritolo che viene detonato, a tanto ci ha fatto pensare l’ingresso on stage dei Verdena, deflagrazioni in serie che sventrano l’aria attraverso il ritmo imperante di “Pascolare”, opener tellurica che mette a soqquadro la platea, smossa veementemente dal mitragliante plot di “Crystal Ball”, con un Luca Ferrari dirompente dietro alle pelli, e dalle sventagliate più rapide di “Dialobik” e di “Cielo Super Acceso”: largo spazio, come previsto, alle tracce dell’ultimogenito di casa, dalla scanzonata “Chaise Longue”, unico signolo estratto dall’album, alla più sperimentale “Nei Rami”, attraversando le infinite lande del rock classico tracciate nell’atmosfera dalle pennellate di “Paul e Linda” e di “Sino a Notte (D.I.)”.

Il Mamamia è un catino infernale sin dalle prime note del concerto, ma raggiunge il suo punto di ebollizione quando il frontman intaglia col plettro il micidiale riff di “Viba”, il parterre si rimescola indemoniato, urla a squarciagola il ritornello della celebre traccia del primo album dei bergamaschi, viene placato – o meglio, caricato ancor di più – dalla minacciosa danza contorta di “Starless”, dominata dalla fatale sinuosità esalata dal basso di Roberta Sammarelli, per poi ritornare a scuotersi in preda ad un delirante cocktail di adrenalina e commozione garantito dalla meravigliosa “Luna”.

I Nostri scherzano dal palco, in un costante dialogo, talvolta nonsense, con il pubblico, ricreando un legame raro e genuino che odora di famiglia, di qualcosa che va oltre il successo ed il passare del tempo; ed è in questo clima gioioso che Alberto Ferrari annuncia: – “Devo fare dei ringraziamenti” – per poi far fuoriuscire dalla sei corde il riff mattatore di “Don Calisto” che ribalta il locale, esagitando i primi tentativi di stage diving, placati solo dalla morbidezza acustica della toccante “Trovami Un Modo Semplice Per Uscirne” e dell’ipnotica “Razzi Arpia Inferno e Fiamme”.

Photo Credits: Michele Piazza

“Caños” e “Loniterp” ridanno un ultimo (apparente) scossone, “Miglioramento” e “Scegli Me (Un Mondo Che Tu Non Vuoi)” decretano la fine temporanea dello spettacolo, giusto qualche minuto di pausa prima dell’immancabile encore, l’ultima molotov gettata in quel di Senigallia, kerosene che brucia indomabile sotto il nome di “Muori Delay”, “Valvonauta” e “Un Po’ Esageri”. Una docile “Sui Ghiacciai” ci accarezza l’anima ed il corpo provato dal moshpit, ma sono solo attimi di finta quiete, attimi messi a tacere dal terremoto hardcore di “Volevo Magia”, ultimo stop del treno bergamasco nello svalvolato e chirurgico roadtrip in terra marchigiana.

Gli anni passano, la musica si evolve, ma i Verdena riescono sempre a mantenersi un pelino più in alto degli altri, rimanendo saldi tra le migliori realtà musicali del panorama alternativo italiano, in studio e, ancor di più, in sede live. Quello che abbiamo vissuto al Mamamia è l’ennesimo, indimenticabile, atto musicale del trio di Albino, irrorato da quell’alchimia indissolubile con la platea, un vincolo che si respira e si tange nell’atmosfera avvolgente del piccolo club e nel modo di porsi dei Nostri, così umile e scherzoso che ci fa quasi dimenticare di avere davanti agli occhi dei colossi del rock nostrano. Un tour quasi completamente sold out – non avevamo troppi dubbi -, un ritorno gradito e desiderato allo sfinimento: bentornati Verdena.

Setlist

Pascolare
Crystal Ball
Dialobik
Chaise Longue
Cielo Super Acceso
Paul e Linda
Viba
Starless
Luna
Don Calisto
Nei Rami
Trovami Un Modo Semplice Per Uscirne
Razzi Arpia Inferno e Fiamme
Sino A Notte (D.I.)
Caños
Loniterp
Miglioramento
Scegli Me (Un Mondo Che Tu Non Vuoi)

Encore
Muori Delay
Valvonauta
Un Po’ Esageri
Sui Ghiacciai
Volevo Magia

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