Di norma sono sempre abbastanza contrario a compilation di artisti vari e “best of”. La compilation è una cosa che, quelli della mia generazione (ma anche quelli più giovani) hanno nel sangue: ricordo pomeriggi passati a copiare pezzi da varie audiocassette da riunire poi in un’unica cassetta che sentivo davvero mia, perché composta da brani che piacevano al sottoscritto. Il discorso si è poi dilungato con i CD, ma sempre con il medesimo scopo: creare un disco che rispecchiasse, attraverso le canzoni che conteneva, lo stato d’animo del momento o tutt'al più un tema che volevo esprimere. Un conto è crearsi la propria compilation; altro discorso, come in questo caso, è un’etichetta discografica che si mette in testa di riunire una serie di composizioni, più o meno rare, di artisti (più o meno sconosciuti) accomunati dalla tematica principale della natura.
La Prophecy si è dimostrata molto abile nel mettere a punto questo progetto, dal titolo “Whom The Moon A Nightsong Sings”. Conoscendo la label (ed i gruppi coinvolti) quella che ne emerge non può che essere un’immagine romantica della natura, una divinità quasi, la cui presenza suscita timore reverenziale e ammirazione, il famoso senso di “sublime” tanto citato da poeti e scrittori europei del primo Ottocento. E’ un po’ come quando in un videogioco di calcio ti costruisci la tua squadra del cuore prendendo i pezzi migliori dalle altre compagini: spesso e volentieri quello che ottieni è un team schiacciasassi, che punta sempre e comunque alla vittoria. In questo caso nomi altisonanti della scena si uniscono a “giovani leve” per dipingere, ognuno a modo suo, il proprio ritratto della natura, con risultati altalenanti ma, è bene specificarlo, nella maggior parte dei casi dalla qualità sopra la media.
Solo per farvi aumentare l’acquolina, vi cito alcuni degli highlight di questa compilation: Empyrium, Nest, Les Discrets, Dornenreich, Ulver. In alcuni casi abbiamo pezzi composti in esclusiva, come nel caso della solenne “The Days Before The Fall” degli Empyrium, utile anticipazione del loro nuovo imminente disco; altre volte sono invece brani rari, come “Synen” degli Ulver, datato 1996. Ci muoviamo ovviamente in campo folk: nella quasi totalità dei casi non sono presenti parti “metalliche”, ma la potenza espressiva delle composizioni è affidata ai soli strumenti acustici e alle voci (considerevole inoltre la presenza di canzoni prettamente strumentali). In linea di massima sono rimasto piacevolmente colpito dalle canzoni proposte, oltre che dai vari Empyrium e Ulver, anche dai Nest, dai francesi Les Discrets, dai Vàli, dai Tenhi, e dai cupi Syven, posti come chiusura del secondo disco, ma devo ammettere che tanti sono i momenti che andrebbero citati.
Quello che emerge ascoltando “Whom The Moon A Nightsong Sings” è la sensazione che la Prophecy abbia centrato il bersaglio. La compilation ha il pregio di suonare quasi come un continuum musicale, non risulta frammentaria e costituita (come in realtà è) da episodi composti da autori diversi. Questo grazie sia all’abilità degli artisti coinvolti (in grado di seguire la linea guida data) sia alla stessa etichetta, che è riuscita a scovare le band giuste per il progetto che aveva in mente. Come da apertura, non trovo generalmente giusto dare un voto ad una compilation, ma questa è un’eccezione, vista la quantità di pezzi rari e/o esclusivi in essa raccolti. Un plauso alla Prophecy, quindi, e un invito a tutti coloro che amano queste sonorità ad avvicinarsi senza remore e dubbi a “Whom The Moon A Nightsong Sings”.
La Prophecy si è dimostrata molto abile nel mettere a punto questo progetto, dal titolo “Whom The Moon A Nightsong Sings”. Conoscendo la label (ed i gruppi coinvolti) quella che ne emerge non può che essere un’immagine romantica della natura, una divinità quasi, la cui presenza suscita timore reverenziale e ammirazione, il famoso senso di “sublime” tanto citato da poeti e scrittori europei del primo Ottocento. E’ un po’ come quando in un videogioco di calcio ti costruisci la tua squadra del cuore prendendo i pezzi migliori dalle altre compagini: spesso e volentieri quello che ottieni è un team schiacciasassi, che punta sempre e comunque alla vittoria. In questo caso nomi altisonanti della scena si uniscono a “giovani leve” per dipingere, ognuno a modo suo, il proprio ritratto della natura, con risultati altalenanti ma, è bene specificarlo, nella maggior parte dei casi dalla qualità sopra la media.
Solo per farvi aumentare l’acquolina, vi cito alcuni degli highlight di questa compilation: Empyrium, Nest, Les Discrets, Dornenreich, Ulver. In alcuni casi abbiamo pezzi composti in esclusiva, come nel caso della solenne “The Days Before The Fall” degli Empyrium, utile anticipazione del loro nuovo imminente disco; altre volte sono invece brani rari, come “Synen” degli Ulver, datato 1996. Ci muoviamo ovviamente in campo folk: nella quasi totalità dei casi non sono presenti parti “metalliche”, ma la potenza espressiva delle composizioni è affidata ai soli strumenti acustici e alle voci (considerevole inoltre la presenza di canzoni prettamente strumentali). In linea di massima sono rimasto piacevolmente colpito dalle canzoni proposte, oltre che dai vari Empyrium e Ulver, anche dai Nest, dai francesi Les Discrets, dai Vàli, dai Tenhi, e dai cupi Syven, posti come chiusura del secondo disco, ma devo ammettere che tanti sono i momenti che andrebbero citati.
Quello che emerge ascoltando “Whom The Moon A Nightsong Sings” è la sensazione che la Prophecy abbia centrato il bersaglio. La compilation ha il pregio di suonare quasi come un continuum musicale, non risulta frammentaria e costituita (come in realtà è) da episodi composti da autori diversi. Questo grazie sia all’abilità degli artisti coinvolti (in grado di seguire la linea guida data) sia alla stessa etichetta, che è riuscita a scovare le band giuste per il progetto che aveva in mente. Come da apertura, non trovo generalmente giusto dare un voto ad una compilation, ma questa è un’eccezione, vista la quantità di pezzi rari e/o esclusivi in essa raccolti. Un plauso alla Prophecy, quindi, e un invito a tutti coloro che amano queste sonorità ad avvicinarsi senza remore e dubbi a “Whom The Moon A Nightsong Sings”.