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Five Finger Death Punch – Afterlife

Nonostante i detrattori più incalliti li accusino spesso e volentieri di non aver mai apportato modifiche significative a un formula che oggi potrebbe anche suonare obsoleta, i Five Finger Death Punch proseguono imperterriti per una strada lastricata di dischi d’oro e di platino, con legioni di fan che continuano ad assieparne entusiasti le carreggiate. Naturalmente “Afterlife” non si discosta molto dalla ricetta che conosciamo a menadito, eppure appare evidente il desiderio degli statunitensi di portare a maturazione quel leggero piglio sperimentale intravisto nei solchi dello scorso – e apprezzabile – “F8” (2020). Un nuovo album il cui titolo fa riferimento alle esperienze pre-morte di Zoltan Bathory e Ivan Moody e che vede alla chitarra solista l’ingresso di un Andy James capace di spazzare quasi istantaneamente il ricordo delle prodezze dell’axeman di lunga data Jason Hook per mezzo di assoli puntuali e poderosi riff da stadio.

Ad ascoltare i singoli pubblicati (“Welcome To The Circus”, “Afterlife”, “IOU”), tutto pare procedere come da copione, tra cascami di groove futuristico, chiassose puntate nu e ritornelli superorecchiabili, ingredienti pronti a sconquassare le arene di ogni angolo del globo. Dalla cabina di regia, Kevin Churko, da eoni membro aggiunto del combo, interviene per affinare la sensibilità FM di “Times Like These”, “Thanks For Asking” e della power ballad “The End”, brani inzuppati in accattivanti marshmallow melodici che sembrano replicare la scrittura di “A Little Bit Off”, sperando, non a torto, di ricevere la medesima accoglienza trionfale del modello. 

Completano l’iperprodotta tracklist un paio sberle vecchia maniera (“Roll Dem Bones”, “Gold Gutter”), il modern metal accattivante di “Pick Up Behind You” e “Blood And Tar”, il mid-tempo dalle sfumature western “All I Know”, una “Judgment Night” che flirta con i Korn e la trap senza deragliare dai binari dell’equilibrio. Il corollario di liriche che raccontano di Aldilà, angeli e demoni, con qualche riferimento dotto al John Milton di “Paradise Lost”, contribuisce a fornire un’immagine del quintetto meno grossolana del consueto, nonostante le foto promozionali da villain della DC Comics e un artwork fumettistico – con annessa la mascotte Knucklehead – davvero poco consono ai temi trattati.

Benché le variazioni stilistiche di “Afterlife” non snaturino il sound classico dei Five Finger Death Punch, l’impiego capillare dell’effettistica elettronica colora i pezzi di tonalità pop in grado di innestare loro linfa fresca invece di affossarli definitivamente, evento che certa claque purista desidererebbe da sempre. Adrenalinici, commerciali, pomposi, ruffiani, i cinque di Las Vegas resistono brillantemente sulla breccia e non sono intenzionati a mollare la presa, per nulla al mondo.

Tracklist

01. Welcome To The Circus
02. Afterlife
03. Times Like These
04. Roll Dem Bones
05. Pick Up Behind You
06. Judgment Day
07. IOU
08. Thanks For Asking
09. Blood and Tar
10. All I Know
11. Gold Gutter
12. The End

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