Sembra che tutti i mostri sacri del prog metal moderno (in tutte le sue sfumature) si siano messi d’accordo per approdare in Italia nel giro di due settimane. E così, poco dopo i Leprous e qualche giorno prima di Devin Townsend, ieri è toccato agli Haken e ai Between The Buried And Me infiammare Milano, dopo la data di sabato a Roncade. Le due band, dopo le fisiologiche cancellazioni dovute alla pandemia, sono alle prese con un lunghissimo tour europeo da co-headliner, che in termini di pubblico e numeri fa sicuramente bene ad entrambe.

Ad aprire la serata tocca agli statunitensi Cryptodira, che si trovano davanti un pubblico già discretamente numeroso e caldo. Il frontman Scott Acquavella apprezza l’accoglienza riservata alla band e sul palco non si pone alcun freno. I quattro sputano senza pietà il proprio prog nervoso e ballerino: sono infatti continui i cambi di sound (anche all’interno dello stesso pezzo) e per la mezz’ora riservata a loro, i Cryptodira equilibrano parti estreme (anche dal punto di vista vocale) a sezioni melodiche in cui tutta la violenza espressa in precedenza viene annacquata e ammorbidita. Interessanti e da rivedere, magari con un mix leggermente più funzionale.

Setlist

Dante’s Inspiration
Ontology of Pain
The Blame for Being Alive
Hyperwealth
Something Other Than Sacrifice

Passano solo dieci minuti prima della volta dei primi headliner e fin da subito è chiaro come i Between The Buried And Me non siano a Milano per fare da spalla o passare in secondo piano. La band statunitense, famosa per il proprio approccio folle, offre uno show mozzafiato e viene acclamata dalla quasi totalità dell’Alcatraz. Pur senza il chitarrista Dustie Waring (che è rimasto a casa a causa di un infortunio, registrando comunque le sue parti dello show), i BTBAM fanno scintille e si presentano in una versione praticamente inattaccabile.

Assistere ad un loro show è come essere investiti da un treno alta velocità e se (in via del tutto ipotetica) un passante ignaro si fosse trovato per caso ieri sera all’Alcatraz, probabilmente alla fine dell’esibizione si sarebbe sentito come se avesse passato la precedente ora a prendere cazzotti in faccia – ma nonostante questo felice. Il devastante wall of sound (con tutte le variazioni del caso) che i quattro creano è implacabile e il fatto che suonino senza concedersi neanche un secondo di pausa tra un pezzo e l’altro contribuisce ad alimentare l’atmosfera folle. A questo proposito, degno di nota è il fatto che la band riesca a far coesistere e mettere insieme (come se fosse una traccia unica) canzoni proveniente da album e contesti diversi. Memorabili.

Setlist

Extremophile Elite
Revolution in Limbo
Fix the Error
Never Seen/Future Shock
Dim Ignition
Famine Wolf
Bad Habits
The Future Is Behind Us
Voice of Trespass

Il pubblico è tramortito ed esaltato, ma evidentemente non ancora sazio. Poco male perché, in perfetto orario sulla tabella di marcia, le luci si spengono nuovamente e gli Haken salgono sul palco in outfit florale, salutando una folla in delirio: gli inglesi mancavano in Italia da quattro anni, ma questo non ha minimamente affievolito l’amore dei fan, che si sprigiona per tutta la serata.

Effettivamente l’intensità dello show è notevole, sia sul palco che nel parterre: poco dopo l’inizio si apre un circle pit che va avanti per tutta la durata dell’esibizione e gli Haken non fanno veramente niente per fermare l’entusiasmo. La setlist, infatti, è incentrata su “Virus” – sotto quale congiunzione astrale può nascere un album con un titolo del genere pubblicato poco dopo l’arrivo della pandemia? – e mostra il sestetto nella sua componente più aggressiva. È chiaro come i pezzi dell’album, grazie anche a volumi particolarmente alti, guadagnino ancora più vigore in sede live e, oltre a ciò, occorre rimarcare come i sei non si concedano la minima sbavatura.

C’è anche spazio per alcuni brani del nuovo arrivato “Fauna” (pubblicato pochi giorni fa), che i fan mostrano di amare e conoscere già alla perfezione, oltre che a perle del calibro di “Falling Back To Earth” e “The Endless Knot”. Poco da aggiungere: dopo uno show del genere, anche il fan più esigente può tornare a casa soddisfatto, facendosi anche andar bene la mancanza di “Cockroach King”.

Setlist

Prosthetic
Invasion
The Alphabet of Me
Falling Back to Earth
Taurus
The Endless Knot
Lovebite
Carousel
Messiah Complex I: Ivory Tower
Messiah Complex II: A Glutton for Punishment
Messiah Complex III: Marigold
Messiah Complex IV: The Sect
Messiah Complex V: Ectobius Rex

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