Di recente abbiamo parlato delle eccezioni al detto “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere” e delle spiacevoli situazioni che si creano conseguentemente. Bene, oggi invece parliamo della regola, perché il concerto a cui abbiamo assistito martedì sera era molto atteso e piacevole non è stato solo attenderlo.

Ci addentriamo all’interno dell’Alcatraz alle 19 circa, scoprendo che per quest’evento il locale ha spolverato il palco principale: dev’essere un’occasione speciale. E mentre tutti sono impegnati a correre per aggiudicarsi il posto migliore nel parterre, sul palco si esibiscono tre giovani musicisti. Jacob Schreiber (batteria) e Alex Russo (chitarra) accompagnano McKenzie Ellis, in arte Mothica. Classe 1995, la cantante dell’Oklahoma debutta nel nostro Paese col suo pop rock ricco di sintetizzatori, tanto anonimo quanto però efficace su larga scala – difatti, i suoi numeri sui social e sulle piattaforme streaming parlano da soli. Tra un coro di “tanti auguri” al batterista e un’irresistibile cover di “All Star”, il pubblico sembra abbastanza coinvolto e soddisfatto di quest’apertura.

Un breve cambio palco e finalmente l’attesa è finita. Nonostante non siano gli headliners della serata, possiamo dire con assoluta certezza che buona parte del pubblico presente sia accorsa all’Alcatraz solo per vedere i Black Veil Brides, assenti dai palchi italiani da un decennio. Se già la comparsa del loro logo sul palco provoca le prime urla, l’arrivo del quintetto di Cincinnati fa tremare i timpani anche nelle ultime file. Sono passati 10 anni, eppure, tolto qualche taglio di capelli e l’arrivo di Lonny Eagleton al basso, non sembrano cambiati di una virgola i ragazzi che facevano impazzire i vari goth/emo di tutto il mondo. Dopo l’introduzione – tratta dal musical di Sweeney Todd – il gruppo inizia senza indugi la propria setlist con la cavalcata di “Crimson Skies”.

BlabkVeilBrides

La scena da cui arrivano purtroppo non gli fa una bellissima pubblicità per quanto riguarda la dimensione live, tuttavia il loro spettacolo è di buon livello. Certo, molti dettagli della versione studio si perdono qui, come la limpidezza degli assoli di Jake Pitts e Jinxx, ma tutto fila abbastanza liscio fino alla fine, con un buon equilibrio tra i loro classici (“Knives and Pens”, “In the End”) e le produzioni più recenti (“Wake Up”, “Scarlet Cross”). Degna di nota la performance del frontman Andy Biersack, che sostiene benissimo tutte le parti sporche senza rinunciare a muoversi su e giù per il palco.

Questa volta il cambio palco è più lungo, per dare il tempo anche alla folla di cambiare aspetto: quasi come le file di una legione di arcieri, chi si trovava in prima fila indietreggia e le retrovie invece avanzano. Gli Halestorm non erano attesi quanto i Black Veil Brides, considerato che risale solo ad un anno fa la loro ultima esibizione in Italia; però, forse, visto che era stata un’esibizione in apertura – più breve, per forza di cose –, chi era presente è tornato, per togliersi la curiosità generata quel giorno al Forum. E come ci ha raccontato di recente la frontwoman del gruppo, il loro obiettivo è proprio rendere ogni show unico, speciale.

Non è un caso che l’Alcatraz abbia preparato il palco delle belle occasioni per questa sera: il gruppo dei fratelli Hale è una delle realtà hard rock più potenti in circolazione, sia su disco, sia, anzi, soprattutto dal vivo. Fin dalle prime note di “I Miss the Misery” fino all’ultima “The Steeple”, veniamo colpiti dall’impetuosa batteria di Arejay Hale, dalle vibranti frequenze del bassista Josh Smith, dalla roboante chitarra di Joe Hottinger. E soprattutto c’è lei, Lzzy Fuckin’ Hale, che oltre a padroneggiare con maestria la sua chitarra e a ruggire al microfono per ben più di un’ora, ci regala anche qualche minuto di intimità, accompagnandosi con la tastiera in “Heart of Novocaine”, “Raise Your Horns” e perfino nella sua celebre collaborazione con Lindsey Stirling, “Shatter Me”.

I momenti più alti dello show però sono sicuramente l’assolo di batteria di Arejay, che si dimostra come sempre un indomito terremoto umano e spezza a metà la setlist prima di “Back from the Dead” e “Bombshell”, brano in cui Lzzy mostra il retro della sua chitarra che riporta la scritta “STOP VIOLENCE AGAINST WOMEN – OLTRE 100 DONNE UCCISE IN ITALIA NEL 2023”: il pubblico non può che apprezzare nel profondo il pensiero dell’artista americana. Tra brani pomposi (“I Am the Fire”, “Familiar Taste of Poison”), velocissimi scossoni (“Love Bites”, “Wicked Ways”) e accenni a cover (“Crazy on You” delle Heart), gli Halestorm hanno certamente confermato a tutti quanto sia meritato il loro posto nella scena rock moderna.

Setlist

BLACK VEIL BRIDES

Crimson Skies
Rebel Love Song
Wake Up
Nobody’s Hero
Scarlet Cross
Torch
The Legacy
Knives and Pens
Fallen Angels
In the End

HALESTORM

I Miss the Misery
Love Bites (So Do I)
Bombshell
I Am the Fire
Amen
Terrible Things
Familiar Taste of Poison
Takes My Life
Back From the Dead
I Get Off/Crazy on You
Wicked Ways
Freak Like Me
Heart of Novocaine/Shatter Me
Raise Your Horns
Here’s to Us
The Steeple

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