NUOVE USCITERECENSIONI

Ignea – Dreams Of Lands Unseen

A dispetto della guerra che continua a imperversare nella loro patria, le cose per gli Ignea procedono a gonfie vele da almeno un biennio. Dopo un paio di full-length in modalità do it yourself, “The Sign Of Faith” e “The Realms Of Fire And Death”, la band di Kiev, infatti, ha registrato il proprio terzo album in studio con il supporto tecnico e promozionale di un’etichetta importante quale l’austriaca Napalm Records. Malgrado gli enormi ostacoli logistici responsabili di una lavorazione complessa e le ripercussioni emotive di un conflitto lontano da una soluzione pacifica, il gruppo, strettosi attorno al fondatore, compositore e tastierista Evgeny Zhytnyuk e soprattutto alla frontwoman e autrice dei testi Helle Bohdanova, è riuscito nell’impresa di terminare il concept album “Dreams Of Lands Unseen”.

Il disco, dal punto di vista lirico, si impernia sul racconto dei viaggi della scrittrice, fotografa e documentarista galiziana Sofia Yablonska, che, nel secolo scorso, visitò i luoghi più remoti della Terra non soltanto al fine di studiare usi e costumi delle popolazioni locali, ma anche per esportare la cultura ucraina nel mondo. La band accompagna le vicende di questa donna straordinaria con quello stile definibile come oriental metal: base prog/symphonic, qualche venatura death, chitarre ribassate, assenza di assoli, inserti elettronici, melodie mediorientali a go-go, per un mix di Amorphis, primi Evanescence, Orphaned Land e di un nonnulla giorgionesco dei Rammstein, il tutto reso orecchiabile e scorrevole dall’ipertonica produzione di Max Morton, l’uomo dietro la console dei Jinjer. A completare gli ingredienti del platter, la buona tecnica vocale della singer, che, se ancora resta da migliorare nell’approccio al growling, incanta e rapisce attraverso le sfumature di un cantato pulito capace di infondere toni epici tanto alla musica quanto alla narrazione della storia.

Ogni traccia possiede una robusta allure cinematografica, aspetto che avvolge e caratterizza l’intro strumentale “Téoura”, le policrome e fluide “Dunes” e “Nomad’s Luck”, il tanz tanz di “Camera Obscura”, la power ballad dal taglio operistico “To No One I Owe”, le orchestrazioni minacciose di “Incurable Disease”, le sciabolate di synth di “Далекі Обрії” e “Zénith”, i due brani del lotto in una lingua madre altrove presente a brandelli. “The Golden Shell” e “The Opiumist”, quest’ultima fortificata dai blastbeat e dai ringhi gagliardi di Thomas Saukkonen dei Wolfheart, contengono, invece, motivi tradizionali cinesi, adeguandosi alle atmosfere dell’ambiente oggetto delle liriche e che ben convergono nel clima generale di un disco in grado di trasportare l’ascoltatore oltre i rassicuranti confini dell’Occidente. Con il faro Adziogol antidoto alla nostalgia di casa.

Tra il Sahara e al di là degli Urali, gli Ignea seguono le rotte avventurose dei “Dreams Of Lands Unseen” lasciandosi spingere dal vento di un sound che mostra una freschezza e una forza evocativa davvero rimarchevoli, benché i suoi elementi costituivi non appaiano d’acchito originalissimi. Oggigiorno, una firma riconoscibile e dal ductus gradevole non va assolutamente sottostimata.

Tracklist

01. Téoura
02. Dunes
03. Camera Obscura
04. Далекі Обрії
05. To No One I Owe
06. Incurable Disease
07. Nomad’s Luck
08. The Golden Shell
09. Opiumist
10. Zénith

Comments are closed.

More in:NUOVE USCITE

0 %