Il festival italiano più amato dai cultori del metal alternativo torna finalmente a scuotere Milano dopo due anni di ormai tristemente nota pausa. L’Infest, di casa all’affezionato Circolo Magnolia, riapre i battenti e non tra poche difficoltà, tra queste la defezione dell’ultimo momento degli headliner del Day 2 A Day To Remember. Gli ostacoli non hanno però fermato la realizzazione di questa due giorni attesissima, forte anche della tenacia dell’organizzazione, con un cartellone davvero trasversale e imperdibile, tra grandi ritorni su un palco italiano, debutti e performance di storici capisaldi del genere.

Day 1

Nel pomeriggio, il palco è tutto degli italiani Sharks in Your Mouth, dei Caskets e degli If I Die Today. Iniziamo ad intensità altissima, una tensione che esplode con l’arrivo sul palco dei Monuments. La band UK, che porta per la prima volta su un palco italiano il frontman Andy Cizek, nelle file della formazione britannica solo dal 2019, investe l’audience con violenza. Soffermandosi con particolare attenzione sull’ultimo lavoro in studio “In Statis”, i Monuments sono un tumulto di tecnicismi, frenesia e versatilità, portando sul palco la prova della loro potenza live. Andy riesce senza fatica a catturare gli sguardi e le voci del pubblico, lanciato tra cori e circle pit.

Il palco è ora dei canadesi Silverstein, formazione storica fautrice di un post-hardcore/emo oggi variamente contaminato. Anche in questo caso, spazio al nuovissimo lavoro “Misery Made Me”, ma senza far mancare classici come “Bad Habits”, che apre il set, “The Afterglow” e “Smile In Your Sleep”, che scatena il singalong dei die-hard fan sotto palco.
Abbiamo visto i Beartooth l’ultima volta all’Alcatraz di Milano, opener degli Architects in una serata memorabile, e vederli tornare su un palco come quello dell’Infest è solo un grande piacere. Con loro passiamo a velocissime sferzate hardcore punk, con un Caleb in forma smagliante che tiene in pugno l’audience e che lo frastorna in un lunghissimo scambio su “Body Bag” cantando “one life one decision”.

Eccoci al set di una delle band più attese di questa prima giornata. I suoni distorti di “Sleeps Society”, title track dell’ultimo lavoro in studio della band, accolgono sul palco i While She Sleeps: “Welcome to the Sleeps Society”. Pubblicato ad aprile dello scorso anno, questo album ha rappresentato non una mera pubblicazione discografica, bensì un progetto che si basa su nuovo concetto di comunità, in cui sono gli stessi fan della band a sostenerne le attività in modo diretto. Una sorta di duraturo fundraising che permette ai fan di vivere da vicino la vita della band.
Questo show è senza dubbio il più intenso della giornata: non c’è niente di più bello di vedere una band che gode dello stare su un palco e suonare. L’attaccamento al pubblico è costante, e su “Silence Speak” raggiungiamo l’apice con un’invasione di palco, chiamata da Loz, da parte di una decina di fan, “pensateci di meno la prossima volta che vi chiedo di fare crowd surfing” suggerisce il frontman sorridendo circondato dai fan.
I brani di Sleeps Society hanno un impatto distruttivo dal vivo, un turbinio di riff, drop ed elettronica implacabile.

Dulcis in fundo, è il momento degli headliner. The Ghost Inside salgono sul palco un po’ in ritardo rispetto ai piani a causa di problemi tecnici, il che costringe la band a un set tirato e velocizzato, andando a sottrarre un po’ di coinvolgimento e atmosfera. La qualità dello show dal punto di vista della performance è senza dubbio alta, segnata però da qualche problema audio. Durante lo show il frontman ricorda anche dell’incidente subito nel 2015, che ha avuto come conseguenza la perdita di una gamba da parte del batterista, mettendo in risalto la forza di una band che non ha mollato nemmeno in momenti così drammatici.
Con questa sfuriata di puro metalcore, si conclude la prima giornata di Infest 2022.

 

Day 2

Delle nuvole imprevedibili corrono sopra Milano, annaffiando a tratti un Magnolia oggi meno popolato. Di certo la cancellazione degli headliner A Day To Remember ha avuto delle forti ripercussioni sull’affluenza, e purtroppo, perché la line up di oggi, che ha completamente un’altra faccia, riserva delle performance incredibili e degli artisti che trasmettono una ricchezza umana fuori dal comune.

Iniziamo presto con Wargasm e Being As An Ocean, ma è con i Creeper che il parterre inizia a movimentarsi. Will Gould, frontman della goth-punk band britannica è uno showman puro, calamitico, attraente, un performer che ci accompagna tra le sue vette vocali cantando delle emozioni più recondite. Il set è equamente diviso tra il debut album “Eternity, In Your Arms”, “Sex, Death and The Infinite Void”, di cui ascoltiamo “Cyanide”, “Be My End”, “Thorns Of Love”, “Napalm Girls”, “Annabelle”, brani che sono diventate vere hit, e la nuova release del 2021 “American Noir”. Gli arrangiamenti e le scelte sonore apparentemente felici e danzerecce sono il vestito di brani che parlano di amori complessi e salute mentale, raccontati in modi a volte metaforici e fantasiosi, facendoci ballare su alcune delle cose che ci spaventano di più, e che bella sensazione. In setlist anche “Ghosts Over Calvary” di cui Hannah, dall’alto delle sue tastiere, è protagonista e canta splendidamente. Nonostante il pubblico ancora scarso durante lo show, i Creeper sembrano godersi il tempo speso sul palco milanese, che salutano con “Annabelle”.

Vedere grandson in Italia è una rarità. una vera fortuna. Quando annunciarono nel 2020 la sua data italiana all’Alcatraz di Milano, in apertura agli A Day To Remember, sembrava troppo bello per essere vero, e infatti ora lo ricordo come uno dei primi concerti annullati a causa della pandemia. Due anni dopo, tutta questa attesa non ha fatto che fomentare chi – e non sono pochi – in Italia segue l’artista canadese e statunitense, che in questa settimana è riuscito a vederlo in carne e ossa in ben due occasioni: a Bologna insieme ai Deftones e qui, oggi. 

grandson, accompagnato da chitarra e batteria, irrompe sul palco con “6:00”. Rock, hip-hop, elettronica, dei riff e dei drop violentissimi, e grandson è trascinante, molto fisico e attento a chi ha davanti e salta senza sosta: adorabile. La setlist è trasversale e non lascia respiro, se non con l’intro di “Despicable”, “Ora ne facciamo una triste”, dice presentandola. 

Si tratta apparentemente di una tradizione: grandson si prende qualche momento per portare a Milano un’usanza dei suoi live, “ora giratevi, guardatevi in faccia tra di voi, prendete 30 secondi del vostro tempo e presentatevi a qualcuno che avete accanto e che non conoscete. Benvenuti!” ed è uno scambio di strette di mani tra persone parte di “quella comunità che pensavate di non avere più”. Funziona, passa certamente più di un minuto quando grandson ridendo riporta l’attenzione sul palco. Non è facile sentir parlare di comunità e inclusività in modo autentico in un’era in cui queste stesse parole sono tra le più inflazionate. Ma grandson, con tutta la sua purezza e autenticità ci trasmette questa sensazione dritto al petto: parla di dipendenze prima di “Overdose”, di guerra con “WWIII”, insieme a qualche parola spesa per l’Ucraina. Impeccabile, ha tutto. Questo live è stata sicuramente un’ottima risposta a chi non aveva idea di chi fosse. Se potete, ascoltatelo.

Diventati improvvisamente headliner del Day 2, i Don Broco ci portano purtroppo verso la chiusura dell’Infest 2022, che, nonostante le disavventure, ci ha finalmente riportato alla vita dei festival con una due-giorni di quelle che proprio ci mancavano.
La band britannica, fresca fresca dell’ultimo album “Amazing Things” (ne abbiamo parlato in questa intervista con la voce Rob Damiani), sale sul palco senza Simonchitarra, ndr – fuori dai giochi per problemi di salute (non Covid, ci spergiura Rob), e sostituito per la serata da Jake Crawford dei Press to MECO, che fa un lavoro egregio, anche se un po’ nascosto in fondo al palco.
I Don Broco ci danno così l’ultima lezione di questi giorni, ricordandoci come nonostante tutte le avversità, si può sempre trovare una soluzione in una canzone.
Con un look super Eighties, la band porta sul palco uno show divertente, di qualità, approfittando di una platea ancora molto in mood di festa. Viaggiamo così tra gli album “Automatic”, “Technology” e l’ultimo “Amazing Things”, con il classico finale con “T-Shirt Song” e le decine di magliette che sventolano in aria. Su proprio queste note, la band abbandona il palco, chiudendo Infest 2022.

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