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Jag Panzer – The Hallowed

Con “The Hallowed”, gli statunitensi Jag Panzer confezionano soltanto il concept album numero due di una carriera ultraquarantennale, ma, invece di adattare una tragedia di William Shakespeare, come accadde al Macbeth di “Thane To The Throne” (2000), questa volta il gruppo preferisce realizzare un plot originale, supportato dalla pubblicazione di una graphic novel a integrazione del full-length.  La vicenda racconta di un mondo post-apocalittico attraverso cui cinque superstiti viaggiano, in compagnia di alcuni animali appositamente addestrati, alla ricerca di un luogo che risponde al nome di “The Hallowed”. Mentre, però, il fumetto racconta la storia dal punto di vista degli uomini, nel platter la prospettiva viene capovolta, dal momento che, curiosamente, tocca alle bestie fungere da voce narrante. I testi, a dire il vero, risultano intrisi, forse, di sin troppo pathos, tanto che si ha la netta l’impressione di trovarsi in un vecchio capitolo di Mad Max patrocinato dalla Disney piuttosto che nella versione alternativa di “The Road” di Cormac McCarthy. In ogni caso, l’ordito letterario rappresenta quasi una sovrastruttura nice to have che può tranquillamente passare in secondo piano, godendosi appieno l’aspetto musicale del paltter, al solito di ottimo calibro.

Il quintetto del Colorado, infatti, non si trastulla in particolari esperimenti, proponendo un tradizionale ed efficace US power metal che, restando alla discografia dell’ultimo periodo, cerca di unire la forza drammaturgica di “The Scourge Of The Light” (2011) al taglio classico di “The Deviant Chord” (2017). Nonostante la produzione in analogico stenda quella patina polverosa molto ottantiana che, probabilmente, non rende giustizia alla varietà dinamica dei brani, il lavoro suona comunque fresco e ispirato, anche grazie all’innesto in formazione di Ken Rodarte, definitivo sostituto di un totem dello shredding come Joey Tofalla. Il nuovo chitarrista, già abbastanza rodato in sede live, partecipa attivamente a un songwriting che, pur continuando a rileggere la lezione fondamentale di Blind Guardian, Judas Priest e soprattutto Iron Maiden, ne aggiorna l’augusta eredità, seguendo un po’ la scia di  Glacier, Fifth Angel, Savage Grace, band capaci di tornare alla grande sulla scena metallica dopo un oblio secolare.

L’opener al limite del thrash “Bound As One”, una “Prey” massiccia ed vivace, gli anthem marziali “Ties That Bind”, “Onward We Toil” e “Weather The Storm”, l’heavy ruggente di “Stronger Than You”, il galoppo a ritmo medio di “Edge Of The Knife”, l’oscurità up-tempo di “Dark Descent”, gli assidui cambi di marcia e le meravigliose armonizzazioni di “Renewed Flame”, l’epica cinematica di “The Last Rites”: una serie di pezzi davvero indovinati, e peccato davvero per la fredda artificiosità di una batteria che, in un contesto così ricco di chorus e ritornelli da epopea, avrebbe meritato maggior calore e ruvidezza. Diverso, invece, il discorso per l’eccezionale Harry “The Tyrant” Conklin, che, a dispetto delle sue sessanta e passa primavere, mostra ancora una volta cosa riesce a fare quando decide di utilizzare al meglio la propria enorme estensione vocale, magari evitando, in futuro, di consumare preziose energie, assieme agli amici urlatori Tim “Ripper” Owens e Sean Peck, negli inutili The Three Tremors.

Jag Panzer sugli scudi in questo “The Hallowed”, malgrado il comparto lirico e qualche scelta dietro la console non appaiano sempre convincenti, altrimenti l’esito sarebbe stato da applausi torrenziali. Però glieli facciamo ugualmente.

Tracklist

01. Bound As One
02. Prey
03. Ties That Bind
04. Stronger Than You Know
05. Onward We Toil
06. Edge Of A Knife
07. Dark Descent
08. Weather The Storm
09. Renewed Flame
10. Last Rites

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