Endling
NUOVE USCITERECENSIONI

Kvelertak – Endling

Hill Odin! Hill Satan!

La Norvegia è un posto magico. Se si abbinasse Scandinavia a magia, qualcuno potrebbe pensare agli antichi miti norreni che ormai sono stati assorbiti e riproposti da numerosi contenuti mediatici, facendo credere a innumerevoli persone di conoscere la storia delle antiche popolazioni nordeuropee e dei loro usi e costumi. Ma come dice Vidar Landa, vichinghi e troll stanno bene nelle serie tv e quanto ci viene proposto dai suoi Kvelertak non è una lezione di storia tradizionale. “Endling” parla del vero folklore norvegese, sia di quello più antico, con i suoi miti e i suoi rituali, sia di quello più recente, ricco di storie che hanno per protagoniste non strane creature, ma uomini e donne di tutti i giorni.

Per scoprire i miti narrati all’interno di questo disco e apprezzare fino in fondo l’opera, occorre sicuramente una buona conoscenza della lingua norvegese, cosa che non tutti possono vantare. Eppure, similmente a quanto fatto dai Rammstein più di un ventennio fa, i Kvelertak avanzano sempre di più nel panorama metal mondiale con una proposta musicale per nulla accessibile a tutti. Se il sestetto teutonico aveva dalla sua una certa orecchiabilità e l’essere emersi negli anni d’oro del loro genere, il sestetto di Stavanger si esprime in una lingua ancora meno diffusa e suona qualcosa ancora più di nicchia, un mix indefinibile quanto letale di black metal, hardcore punk e rock ‘n’ roll. Eppure, dopo aver conquistato grandi nomi quali James Hetfield e Tobias Forge, il mondo ha prestato sempre più attenzione alle loro produzioni.

La pausa forzata dalla pandemia ha da una parte colpito duramente la band, che stava promuovendo “Splid” (2020); dall’altra, ha dato l’occasione di cimentarsi nuovamente nella scrittura del quinto disco, che per loro rappresenta un nuovo inizio – seppure, ironicamente, il titolo significhi “finale” –.

“Krøterveg Te Helvete”, la prima traccia, mette in mostra gli ingredienti dell’ensemble: principalmente black metal e hardcore punk, ma anche thrash, hard rock e una strizzata d’occhiolino all’heavy metal degli anni ’70 – il riff che introduce l’assolo di chitarra ricorda parecchio “(Don’t Fear) The Reaper”. Un intro di ben oltre 3 minuti, atmosferica, costruita pezzo per pezzo dalle chitarre di Landa, Bjarte Lund Rolland e Maciek Ofstad, impreziosita dal basso di Marvin Nygaard e scandita dalle pelli di Håvard Takle Ohr; un susseguirsi di sezioni centrali tutte di colori diverse; una chiusura epica, il climax che finalmente giunge dopo quasi 8 minuti ma che si esaurisce subito. Potremmo quasi considerare il brano una specie di ouverture di “Endling”.

Il thrash metal si inserisce di nuovo in “Døgeniktens Kvad”, che presenta anche un blast beat, parti di chitarra folk e un climax dal sapore anni ’80 (grazie alle tastiere di Rolland). “Likvoke” mostra il proprio amore per King Diamond e il black ‘n’ roll, con tanto di grandi effetti elettronici e un finale invece avviato al punk da Nygaard. Il black ‘n’ roll – genere di cui I Kvelertak sono tra i maggiori esponenti – è apprezzabile nella sua assoluta purezza in “Fedrekult”, dove Ohr scatena tutta la sua potenza. Il lato più hardcore invece si sente in “Paranoia 297” e “Svart September”, dove sembra quasi che la band norvegese cerchi di sconfinare nella vicina Svezia e fare i propri complimenti a The Hives.

Degni di nota sono sicuramente “Endling”, un punk rock macchiato di power metal; il folk metal di “Skoggangr”, azzeccato per raccontare il mito di Helmut Von Botnlaus; e la conclusiva “Morild”, il brano progressive dell’album dove ritroviamo gli elementi presentati in “Krøterveg Te Helvete”.

Il membro che forse deve ancora trovare bene il proprio equilibro all’interno della band è Ivar Nikolaisen: se perfino in un brano hardcore come “Motsols” la sua voce passata con la cartavetro marca blackster si amalgama bene, è nelle parti pulite che non sembra convincere del tutto, come nella title track. Tuttavia, l’arma principale dei Kvelertak è il trio Landa-Rolland-Ofstad, che permette di costruire solidi muri ritmici oppure complesse e intrecciate trame soliste.

La Norvegia si rivela come al tempo stesso creatrice e decostruttrice delle più estreme derivazioni del metal. I Kvelertak, nel particolare, sanno pescare gli elementi giusti da ognidove – metal ma non solo – e aggiungerli ad un arsenale fatto di buone capacità tecniche e ammirevole scrittura, piazzandoli di diritto nell’avanguardia del metal moderno.

Tracklist

01. Krøterveg Te Helvete
02. Fedrekult
03. Likvoke
04. Motsols
05. Døgeniktens Kvad
06. Endling
07. Skoggangr
08. Paranoia 297
09. Svart September
10. Morild

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