Nel gelo di questo primo mese dell’anno ci si riscalda alla grande con il fuoco dell’estremo.

Boundless Chaos Sinister Upheava

Boundless Chaos – Sinister Upheaval (Dying Victims Productions)

Nello spulciare un ideale mappamondo musicale alla ricerca di metal band promettenti, Reichenbach Im Vogtland, città di ventimila anime o poco più sita in Sassonia, sarebbe uno degli ultimi posti dove potremmo aspettarci di trovarne qualcuna capace di destare un vero interesse. Tuttavia, proprio questo piccolo centro tedesco ospita le imprese dei Boundless Chaos, formazione locale che sino al 2017 ha operato con il monicker di The True Hellfyre Warmachine, pubblicando un unico EP dal titolo altrettanto bizzarro, “Warmongering Blasphemies”. Dopo l’inclusione in line-up del singer Erik Morawetz, ex voce degli Slaughtered Existence, e il successivo rilascio di un mini e un paio di split in compagnia di Idle Ruin e Reign In Blood, i teutonici si rendono, ora, protagonisti dell’esordio sulla lunga distanza “Sinister Upheaval”, un selvaggio concentrato di thrash vecchia scuola dalle spigolature death. Attento sia al lascito di Dark Angel, Possessed, primi Sepultura e Sodom vecchia maniera sia alle riletture odierne del genere, il quintetto tedesco confeziona un disco dal sound familiare, ma non copia e incolla, che, tra flutti di vigorosa energia e qualche raro momento di tregua, riesce a veicolare un calore e un’intensità a cui difficilmente si può resistere. La strada per il futuro sembra ben tracciata.

Tracce consigliate: “High Tension”, “Guillotine”, “Demons Unchained”

Departure Chandelier Satan Soldi

Departure Chandelier – Satan Soldier Of Fortune (Nuclear War Now! Productions)

Benché la demo “Dripping Papal Blood” (2021) abbia rappresentato un ottimo secondo piatto dopo un primo di gusto eccelso, l’inarrestabile voglia di un dolce capace di riempire e allettare uno stomaco auricolare tutt’altro che sazio sembrava, ormai, rassegnata a una dolorosa rinuncia. Sensibili ai bisogni di tanti estimatori, i Departure Chandelier, formazione le cui radici affondano in Canada e Stati Uniti, tornano, con “Satan Soldier Of Fortune”, a occuparsi della figura di Napoleone, andando a ritroso nel tempo, dal punto di vista delle vicende narrate, rispetto allo splendido “Antichrist Rise To Power”, esordio che trattava dell’ultimo trancio di esistenza del generale còrso. Se, dunque, i testi delineano le fasi dell’ascesa mefistofelica di Bonaparte, dall’auto-incoronazione a imperatore nel 1804 alla trasformazione in vera e propria divinità sanguinaria, il black metal del trio si ricollega al sound raw, necrotico e spiritualmente elitario che fu appannaggio di band come Blessed In Sin, Mütiilation, Osculum Infame, spesso contornato da atmosfere di carattere epico molto vicine all’attuale indirizzo della scuola canadese. Per chi nicchia di fronte al recente “Napoleon” di Ridley Scott, niente di meglio di un’immersione nel simbolismo occulto che circonda, ancora oggi, la personalità e le imprese di un uomo temerario.

Tracce consigliate: “Hard As A Coffin Nail”, “Accipitridae”, “Satan Soldier Of Fortune”

MEPHITIC GRAVE Dreadful Seizures

Mephitic Grave – Dreadful Seizures (Memento Mori)

I Mephitic Grave nacquero intorno al 2018 sotto il monicker Mothrot, prima di trasformarsi in un quartetto e passare al loro nome odierno dodici mesi dopo. Invece di intraprendere la solita trafila di demo, split ed EP, gli ungheresi hanno preferito concentrarsi su un progetto in gran parte do it yourself, riuscendo a pubblicare un debutto come “Into the Atrium Of Inhuman Morbidity” (2021), disco dal sound rozzo e fatiscente, capace di attizzare le orecchie di tutti coloro che amavano e amano le sporche registrazioni degli anni ‘90. Un death arcaico, eppure non sconsiderato, con Purtenance e Rottrevore  a fungere da modello, e che oggi trova più ampia esplicazione in “Dreadful Seizures”, lavoro in cui i magiari decidono di innestare nuove influenze e accelerare ulteriormente il ritmo, muovendosi tra la Finlandia di Adramelech e Funebre e la Svezia di Carnage e Grave, senza dimenticare, quando occorre, di sterzare in direzione Bolt Thrower. Se l’esordio, dunque, presentava una brutalità e una crudezza da trafugatori di tombe alle prime esperienze, questo secondo full-length vede la band rovistare nel marciume con maggior consapevolezza, magari presa dalla confusione su cosa scegliere, ma non smussando mai nulla della propria putrida natura. Una volta aggiustata la mira, ne vedremo davvero delle belle.

Tracce consigliate: “Catacomb Mine”, “Tremadora Ritual”, “Coffin Levitation”

sovereign altered realities 2024

Sovereign – Altered Realities (Dark Descent Records)

La Norvegia non è soltanto la patria per antonomasia del black metal, ma anche un intrigante crogiolo di formazioni che si dedicano a un thrash vecchia scuola, tanto estremo quanto originale, connesso sia alla virulenza locale degli Aura Noir sia all’intransigenza di certe manifestazioni sonore a stelle e strisce, con i Dark Angel massimi capofila del genere. I Sovereign, però, sembrano oltrepassare i confini di questi due filoni, visto che il loro debut album, “Altered Realities”, pesca da un cesto anni ‘80/’90 di suggestioni varie, appartenenti ad aree contigue agli interessi primari del gruppo. Atheist, Demolition Hammer, Pestilence, Possessed, Sadus, infatti, si affiancano all’influenza dei Death, un’influenza così viva e sanguigna che l’esordio del quartetto scandinavo potrebbe rappresentare l’anello mancante tra “Spiritual Healing” e “Human”, giocando molto, dunque, sui contrasti, le sfumature, le auguste citazioni, lo spirito proggy. D’altronde, se la coppia d’asce vede all’opera gli ex Nocturnal Breed V. Fineideath e Tommy Jacobsen, quest’ultimo anche chitarrista dei Nekromantheon in sede live dal 2021, e alla voce un Graveskjender un po’ Jeff Becerra un po’ Chuck Schuldiner, la sorpresa e lo stupore restano relativi, per un disco allo stesso tempo tecnico,  spontaneo, enigmatico. E accattivante!

Tracce consigliate: “Altered Reality”, “Nebular Waves”, “Absence Of Unity”

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Vemod – The Deepening (Prophecy Productions)

Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando venne pubblicato il possente e magistrale “Venter På Stormene” (2012), esordio sulla lunga distanza dei norvegesi Vemod, da allora chiusisi, a parte alcuni sporadici eventi live, in un rumoroso silenzio. Oggi gli scandinavi, con sempre in tolda di comando J.E. Åsli, un tempo membro dei connazionali One Tail, One Head, si ripresentano sulla scena attraverso un “The Deepening” intriso di quelle atmosfere mistiche ed eteree che, pur avendo già caratterizzato il lontano e grezzo debutto, sembrano avviluppare del tutto il ruvido metallo nero delle origini all’interno di una bolla di onirica levità. Le vecchie influenze targate Borknagar, Burzum e Ulver, gruppi all’epoca colti nelle loro primeve istantanee, si liquefanno in composizioni lunghe e ipnotiche che, accanto a influenze new wave e post-rock, sciorinano un campionario shoegaze così continuo e tenace da condividere la descrizione, da parte della Prophecy Productions, della musica proposta dalla band, definita come darkgaze metal. Un’evoluzione, dunque, che guarda agli Alcest, ma anche agli Agalloch, per un platter dal suono pieno e organico, il cui malinconico taglio filosofico fa da pendant alla grandiosità feroce dei fenomeni naturali, con il basso di E. Kalstad capace di conferire consistenza e profondità all’insieme. Un come back da sottolineare.

Tracce consigliate: “Der Guder Dør”, “True North Beckons”, “The Deepening”

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