I primi venti di primavera hanno il sapore del sangue e dell’oscurità più abissale – e buona Santa Pasqua a tutti!

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Aborted – Vault Of Horrors (Nuclear Blast Records)

Con quasi trentacinque anni di carriera alle spalle, che, oltretutto, verranno raggiunti nel 2025, gli Aborted costituiscono un’istituzione del metallo della morte mondiale, a maggior ragione vista la composizione internazionale della line-up, con il solo singer Sven De Caluwé a difenderne l’originaria cittadinanza belga. Nel corso dei lustri, la band è stata soggetta a un’evoluzione che l’ha portata dal death-grind a sfondo sanitario di album oggi storici come “Goremageddon: The Saw And The Carnage Done” e “The Archaic Abbatoir” a uno stile via via più moderno e attento alle tendenze attuali in ambito estremo e dintorni. Questo nuovo “Vault Of Horrors”, dunque, prosegue il percorso evolutivo degli ultimi “Retrogore”, “Terrorvision” e “ManiaCult”, inglobando influenze deathcore e frequenze black metal in un contesto frenetico e spietato, nel quale l’effettistica e i synth rivestono un ruolo fondamentale nell’evocare le atmosfere degli horror movie degli anni ’80, pellicole protagoniste del plot narrativo. La roboante produzione di Dave Otero e la presenza di una fiumana di ospiti al microfono (Oliver Rae Aleron, Alex Erian, Francesco Paoli, Johnny Ciardullo tra gli altri) infagottano un lavoro feroce, tecnico e finanche groovy, frutto di una scrittura sia al passo coi tempi che proiettata al futuro. Fuoriclasse.

Tracklist: “Deathbringer”, “Death Cult”, “Insect Politics”

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Fall Of Serenity – Open Wide, O Hell (Lifeforce Records)

Per quasi due decenni, i Fall Of Serenity, nativi della Germania orientale, sono rimasti in totale silenzio, facendo perdere le proprie tracce tra i castelli barocchi della Sassonia e le foreste della Turingia. L’ultimo lavoro in studio, “The Crossfire” (2007), costituiva un buon esercizio di melodic death, che, pur aderendo appieno all’allora Zeitgeist del genere, mostrava anche un discreto slancio verso il futuro dal punto di vista del songwriting, slancio tuttavia arrestato dalla lunga pausa. Non riuscendo a raggiungere un soddisfacente status in ambito underground, sia a livello locale che europeo, i tedeschi si sciolsero nel 2009, riformandosi poi l’anno dopo giusto per onore di firma. In ogni caso, alcuni membri del combo non hanno certo smesso di suonare, con il singer John Gahlert, attuale voce degli Extermination Order, e il chitarrista Ferdinand Rewicki per un sostanzioso periodo compagni nei Deadlock, gruppo nel quale milita anche il drummer Werner Riedl. È comunque con una certa sorpresa mista curiosità che accogliamo il nuovo album dei teutonici, un “Open Wide, O Hell” sì sempre ancorato alle pareti eufoniche del metallo della morte made in Gothenburg, ma aperto a forte suggestioni black di marca Dark Funeral e Naglfar, così da risultare allo stesso tempo moderno, orecchiabile e dannatamente oscuro. Ottima ripartenza.

Tracce consigliate: “Darkness I Command”, “Wastelands”, “Chaos Reign”

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Khold – Du Dømmes Til Død (Soulseller Records)

Dopo una prima parte di carriera in cui i full-length spuntavano come funghi, durante gli inizi della seconda i Khold rallentarono considerevolmente i propri ritmi discografici, forse consci che i loro alti e bassi dipendessero anche, e a ragione, da rilasci sin troppo compulsivi. La buona accoglienza di “Svartsyn” (2022), però, ha convinto il quartetto di Oslo a tornare presto sulle scene, licenziando un ottavo lavoro sulla lunga distanza, “Du Dømmes Til Død”, il cui concept si focalizza sulle storie di persone condannate alla pena di morte in Norvegia. Ancora una volta inciso ai Sonic Train Studio sotto la supervisione di Andy La Rocque, producer che garantisce calore, dinamismo e trasparenza dei suoni, con relativo beneficio per i singoli strumenti, l’album veicola il classico brand oscuro degli scandinavi, senza che ciò significhi scimmiottare sé stessi. Troneggia, infatti, un black’n’roll di mestiere, freddo, tetro, minimalista, strutturato in modo semplice ma efficace, massiccio nelle sezioni più aggressive, marziale durante i mid-tempo, cinto da refrain orecchiabili e da atmosfere sinistramente subdole, mentre la voce biliare di Gard, benché piuttosto unidimensionale, riesce comunque a conferire al tutto la cattiveria necessaria. Rivoluzionario? Innovativo? Zampillante creatività? Per nulla, ma coinvolgente ed efficace come non mai.

Tracce consigliate: “Myrdynk”, “Misgrep”, “Skoggangsmann”

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Severoth – By The Way Of Light (Avantgarde Music)

Dopo le meraviglie dello scorso “Vsesvit” (2021), torna con il nuovo “By The Way Of Light” la one man band Severoth, creatura del polistrumentista di Dnipro Illia Rafalskyi, musicista anche attivo in altri progetti paralleli (Bezmir, Endless Battle, Морок).  In questo sesto lavoro in studio, ancora una volta sotto l’egida della sagace label italiana Avantgarde Music, l’artista ucraino prosegue quel percorso sonoro partito nel 2015 con “Winterfall”, proponendo cinque brani fluviali, dalla durata media di dodici minuti ciascuno, nei quali un maestoso atmospheric black metal si ciba di tastiere ambient per evocare sensazioni che afferiscono a vari campi percettivi. Pezzi, dunque, in grado di trasportare l’ascoltatore tra l’immensità delle foreste terrestri e il mistero dei cieli infiniti, tra il mondo naturale e gli abissi cosmici, tra i connazionali Drudkh e gli svizzeri Darkspace, influenze a cui, questa volta, si aggiunge l’orgogliosa epica patriottica dei Nokturnal Mortum, tinta, però, anche di dolore e mestizia. Una conseguenza inevitabile visto il conflitto in corso, ma che non appesantisce né deturpa un viaggio ipnotico nel vuoto, quel vuoto capace di conquistare e soggiogare per la profondità e l’enfasi delle emozioni emanate. Viscerale.

Tracce consigliate: “Sunrise Will Come”, “Sons Of Stelle Will”, “Frozen Moment”

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Vltimas – Epic (Season Of Mist)

Il rilascio, nel 2019, del debut album “Something Wicked Marches In”, fece vibrare le corde sentimentali dei discepoli dell’Angelo Morboso e affini, grazie a un death di volta in volta feroce, marziale, solenne, con alcune incursioni nel gelido black norvegese, per un disco vecchia scuola tutt’altro che obsoleto. Del resto, una band come gli Vltimas non poteva deludere le aspettative, vista la presenza contemporanea in line-up di David Vincent, Rune “Balsphemer” Eriksen e Flo Mounier, musicisti che, tra Aura Noir, Morbid Angel, Mayhem e Cryptopsy, hanno segnato – e continuano a segnare – la storia della scena estrema. Il supergruppo internazionale torna, ora, con un secondo platter, “Epic”, contenente dei brani che, pur non ripudiando le atmosfere imperiali del predecessore, le inserisce in una struttura complessiva più snella e tradizionale, spesso cosparsa di heavy e thrash metal. L’acciaiosa e organica produzione di Jaime Gomez Arellano e l’artwork imperiale di Daniele Valeriani completano un lavoro nel quale ciascuno dei musicisti si ritaglia un proprio spazio senza esagerare, a parte, forse, un frontman la cui istrionica espressività vocale riesce a supplire a un growling ormai scarico, marchiando il disco nel profondo. Non ci sono le folgori dell’esordio, ma ad avercene di questi dischi!

Tracce consigliate: “Volens Discordant”, “Mephist Manifesto”, “Scorcher”

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