lord of the lost blood and glitter recensione
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Lord Of The Lost – Blood & Glitter

La Germania deve essere decisamente un luogo affascinante, con qualcosa di diverso nell’aria e nell’acqua. Non si spiega altrimenti il fatto che molte delle band più innovative, più fuori dagli schemi o semplicemente più “strane” del panorama musicale provengano proprio da questa nazione. Einstürzende Neubauten, Kraftwerk, Rammstein, Electric Callboy sono solo una piccola selezione di ciò che vi attenderà qualora vogliate constatare con i vostri occhi quanto è profonda la tana del bianconiglio tedesco.

Ebbene, a questa piccola (e per niente esaustiva) lista devono essere aggiunti i Lord of the Lost che, a pochi giorni dalla fine del 2022, hanno annunciato la release di “Blood & Glitter”, il loro ottavo lavoro in studio. Inutile dire che la mossa ha spiazzato la quasi totalità degli addetti ai lavori, abituati a pubblicazioni a singhiozzo di almeno 3/4 singoli che, mese dopo mese, anticipavano il disco. La scelta in questione è un vero e proprio “dito medio” all’industria discografica – il primo di una lunga serie.

La title track, sin dall’attacco dei riff di chitarra, mette subito le cose in chiaro: ci troviamo su coordinate musicali molto diverse rispetto a “Judas”. Se il precedente album della band si muoveva su sonorità più morbide e goticheggianti, “Blood & Glitter” si presenta in tutta la sua aggressività, con chitarre molto più presenti e distorte, capaci di toccare l’industrial, ma senza mai perdere di vista quel sound ibrido che da sempre ha contraddistinto la produzione di Chris Harm e soci.

Se invece c’è qualcosa che non è cambiato è l’attitudine della band di Amburgo, e pezzi come “Leave Your Hate In The Comments” ed “Absolute Attitude” sono lì a testimoniarlo. Se il primo brano prende in giro l’oramai consueto fenomeno degli hater sui social network, il secondo rivendica l’identità del gruppo (il cui look non passa di certo inosservato) e di chiunque si professi “diverso” dalla massa.

“The Future Of a Past Life” presenta il primo di quattro featuring con artisti di altre band (in questo caso, Marcus Bishoff degli Heaven Shall Burn); il brano va a consolidare l’opinione che i primi tre pezzi ci avevano proposto: siamo in presenza di un disco tanto orecchiabile quanto aggressivo, in cui Chris Harm, con la sua voce calda, suadente e ferale al punto giusto, la fa da padrone. Dal punto di vista strumentale, non mancano i ritornelli catchy, con melodie capaci di stamparsi in testa al primo ascolto, che strizzano l’occhio a quel glam rock radiofonico in cui chiunque si è imbattuto almeno una volta nella vita.

Se “No Respect For Disrespect” riprende il discorso della cultura dell’odio fatto in precedenza, con una struttura molto più goth rock rispetto ai pezzi precedenti, “Reset The Preset” è forse il pezzo che maggiormente esprime l’anima dei Lord of the Lost. Forti della collaborazione con Andy La Plegua dei Combichrist, la canzone è il perfetto mix tra un industrial fatto di percussioni, chitarre distorte e scream, con un ritornello a metà strada tra il glam rock e l’elettronica.

Credevate che la band avesse esaurito le cartucce da sparare? “Destruction Manual” è qui per dirvi che vi stavate sbagliando! Con la sua intro a base di chitarre elettriche, il pezzo è forse quello che, dal vivo, potrebbe vantare una maggiore presa sul pubblico, grazie a delle ritmiche che consentono un certo headbanging.

“Dead End” è il classico singolo che qualunque band vorrebbe poter sfoggiare, capace di figurare bene in qualsiasi contesto, mentre “Leaving The Planet Earth” si sposta in territori più elettronici e goticheggianti, dalle chiare tinte ottantiane. In “Forever Lost”, invece, prevalgono le atmosfere più industrial, quasi come se fossimo in presenza di un improbabile mix tra i Rammstein ed i Tears for Fears, con delle generose aggiunte di glitter.

“Save Our Souls” e “One Last Song” sono il perfetto preludio al termine delle danze, che chiudono definitivamente con “The Look”, cover di Roxette realizzata con Blümchen, popstar tedesca degli anni ’90.

Le impressioni complessive che fanno capolino allo spegnersi dell’ultima nota sono decisamente particolari, e non potrebbe essere altrimenti, soprattutto quando si è al cospetto di un lavoro così difficile da incasellare. “Blood & Glitter”, con le sue venature goth, industrial, pop, electro, sfugge a qualsiasi categorizzazione, spiazzando anche l’ascoltatore più impassibile e non regalando neanche un minuto di ballad. Di sicuro non si tratta di un ascolto per i palati più intransigenti, ma indirizzato a tutti coloro che sono alla ricerca di qualcosa capace di stupire e, magari, di osare, superando i tanti, troppi cliché della nostra cultura musicale. Nonostante quanto ora premesso, ci sentiamo di consigliare l’ascolto dei Lord of the Lost a chiunque: magari non succederà niente, o magari potreste scoprire che nel vostro sangue ci sono tracce di glitter.

Tracklist

01. Blood & Glitter
02. Leave Your Hate In The Comments
03. Absolute Attitude
04. The Future Of A Past Life
05. No Respect For Disrespect
06. Reset The Preset
07. Destruction Manual
08. Dead End
09. Leaving the Planet Earth
10. Forever Lost
11. Save Our Souls
12. One Last Song
13. The Look

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