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Alice Phoebe Lou – Shelter

I’m always caring for everybody else
But if I put that care in me, how easy it could be

Arriva, prima o poi, il momento di far pace con sé stessi, anche per un artista. Alice Phoebe Lou sceglie il quinto tassello discografico per questo importante passo, aprendosi con il vigore di un fiore rimasto per troppo tempo raggomitolato nella sicurezza dei suoi petali.

Shelter” è una sorta di terra promessa, più che un rifugio, poiché elimina del tutto la chiusura, il comfort analgesico – ma ostacolante – di quattro mura, che siano esse reali o virtuali, per lasciare un po’ di libertà all’anima e per concederle boccate d’aria piene di consapevolezza e di ritrovato benessere.

Spensieratezza e, al contempo, delicata saggezza si alternano tra i fili che comandano il disco più intimo della songwriter sudafricana che, gettata a terra la pesante armatura che fungeva da barriera psicologica con il mondo attorno, riporta tutto alle origini, in una specie di matrimonio con la semplicità della musica e di sentimenti fino ad ora celati sotto chili e chili di finti “sto bene”.

Si abbassano le pretese di sperimentazione o i bisogni esplorativi intravisti in “Glow”, “Shelter” è quanto di più vicino al suolo possibile, un disco di folk pop semplice, armonioso, un intermediario disponibile a trainare ed inviare le emozioni in maniera schietta e agevole, che sia tramite tappeti lounge (“Angel”), oppure attraverso il ritmato indie bass driven di “Lose My Head”.

Alice Phoebe Lou narra (finalmente) di sé, non a caso “Shelter” viene alla luce proprio da una riscoperta dell’Io, da una rinascita dell’autoaccettazione, fin troppo nascosta nella quotidianità sentimentale della cantautrice; sarà un difetto dell’empatia, ma talvolta il fare del bene agli altri scava una fossa ancor più profonda al proprio dolore interno, lasciato pulsare senza che nessuno se ne curi.

E il primo step è dipinto proprio dagli spartiti dell’album, l’accantonare le preoccupazioni per gli altri e ritagliarsi uno spazio per il proprio benessere, concetti che filtrano nella morbidezza cadenzata di “Open My Door” e nelle docili schitarrate di “Halo”, testimoni – assieme alle lyrics – di un ciclo di serenità che gira, rigira, fino a centrare il nostro spazio vitale, basta saperlo accogliere.

La ricerca di qualcuno che riesca a coltivare non solo i propri interessi, ma anche quelli di chi ha affianco, una connessione che non sia solo pendente da un lato, ma che accenda i suoi due punti focali all’unisono (“Hammer”, “Shelter”): un’unione che deve essere parte integrante di questo processo di acquisizione e maturazione.

Attraversare la nebbia per ritrovare il sole, senza paura. Da soli, o con qualcuno di speciale al proprio fianco: l’importante è trovare il coraggio.

Tracklist

01. Angel
02. Shelter
03. Open My Door
04. Lose My Head
05. Lately
06. Halo
07. Shine
08. Hammer
09. My Girl

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