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Nytt Land – Ritual: Blood of the West

Nel panorama musicale moderno, le produzioni capaci di sorprendere l’ascoltatore con qualcosa di intrigante sono pochissime e spesso provengono dalle zone meno note dell’orbe terracqueo. Per esempio, chi avrebbe mai potuto immaginare una band russa che proponeva un folk/pagan a base di mitologia norrena? Ebbene, i Nytt Land sembrano essere la prova vivente che la musica non conosce barriere, né tantomeno confini.

Fondati nel 2013 a Kalachinsk, in un’area meridionale della Siberia, da Anatoly e Natalya Pakhalenko, i Nytt Land si fanno subito notare dagli addetti ai lavori dell’industria musicale con ben quattro lavori indipendenti e, nell’arco di qualche anno, finiscono sotto contratto con Napalm Records, pubblicando l’album “Ritual” (2021), seguito ora dall’EP “Ritual: Blood Of The West”.

La musica proposta dal duo russo è collocabile nel summenzionato pagan/folk, con non poche venature ambient, le cui tonalità non possono non rimandare ai mostri sacri del loro genere (Wardruna su tutti), sia per le tematiche trattate che per le sonorità espresse. Tuttavia, “Ritual: Blood Of The West” riesce ad arricchire la formula espressa in precedenza attraverso l’inserimento di strumenti e tecniche tanto diverse quanto azzeccate.

Prendiamo ad esempio “Dark Country Ritual”, la traccia di apertura dell’EP: l’arpeggio iniziale sembra trasportarci tanto nelle praterie americane quanto nella desolazione della tundra russa, fino a quando i vocalizzi gutturali di Natalia aggiungono una corposa dose di oscurità, a metà strada tra il mistico e lo sciamanico (non molto distante da quanto proposto dagli Heilung), per poi sfociare in delle melodie convincenti ed ipnotiche al tempo stesso.

Come anche il titolo suggerisce, “The Blues of Ragnarok” continua a battere la strada già aperta dal pezzo precedente, stavolta con tonalità molto più bluesy, le cui note squillanti devono però fare i conti con l’oscurità delle voci gutturali già sentite pochi minuti fa. “Dead Mans Ballad” sembra il naturale prosieguo della storia di un cowboy che accumula provviste, preparandosi al gelo del Fimbulvinter ed all’approssimarsi del Ragnarok; anche in questo caso, l’ascoltatore è rapito da melodie malinconiche, degne di una ballad, e da vocalizzi provenienti da una liturgia pagana.

I Nytt Land erano noti per arricchire la loro musica con i suoni di strumenti etnici come il kantele ed il violino vichingo, ma nulla poteva prepararci all’incipit di “Song of U-Gra”, scandito dalle vibrazioni di uno scacciapensieri che, accompagnato dalle già menzionate voci gutturali, sembra quasi avventurarsi nelle terre del canto a tenore del folklore sardo, prima che le note di un’armonica ci disorientino ancora una volta, nel senso più piacevole del termine.

“Blood of the West”, l’ultimo dei cinque pezzi che compongono l’EP in questa sede analizzato, continua a mostrare la pluralità di stili che ha caratterizzato tutto il lavoro, strizzando l’occhio sia al country di matrice statunitense che alle melodie care al folk di provenienza scandinava.

Che cosa ci rimane di questo “Ritual: Blood Of The West”? In circa 25 minuti, i Nytt Land riescono tanto a confondere la bussola musicale dell’ascoltare quanto a rapire la sua fantasia, narrandogli storie criptiche ed affascinanti al tempo stesso. Se amate il folk più audace e che non si adagia sugli allori, non possiamo che consigliarvi di dare almeno un ascolto a questi cinque pezzi, ma fate attenzione: tornare indietro non sarà per niente semplice.

Tracklist

01. Dark Country Ritual
02. The Blues of Ragnarok
03. Dead Mans Ballad
04. Song of U-Gra
05. Blood of the West

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