Se due anni fa qualcuno ci avesse detto che tra il 2022 e il 2023 avremmo assistito a tre date dei Porcupine Tree in Italia, probabilmente lo avremmo deriso. Effettivamente il ritorno dei Maestri del prog metal dopo dodici anni era qualcosa in cui anche i fan più accaniti avevano smesso di credere. Sentire nuova musica della band inglese e soprattutto poterla rivedere dal vivo otto mesi fa è stato un regalo inaspettato, che ha ovviamente generato nei fan italiani (e di tutto il mondo) una risposta epocale, culminata nel Forum di Assago quasi completamente pieno. E nonostante dopo il “Closure/Continuation Tour” le aspettative riguardo nuovi annunci non fossero molto elevate, ecco che i Porcupine Tree tornano per altre due date, questa volta in location più piccole e particolari.

Dopo il primo round all’Auditorium Parco della Musica di Roma, tocca al suggestivo Anfiteatro Camerini di Piazzola sul Brenta, collocato del cortile di Villa Contarini, ospitare i Porcupine Tree. L’atmosfera si percepisce immediatamente come intima e rilassata, soprattutto se paragonata a quella vista a Milano lo scorso anno. Poco importa perché quando gli ultimi spettatori prendono posto e la band sale sul palco, mentre il sole sta ancora calando, la temperatura si alza immediatamente: il riff di “Blackest Eyes” riempie l’aria e il pubblico può inizia a godersi un’esibizione maiuscola.

Come prevedibile, molti dei fan erano presenti già a Milano ed effettivamente l’atmosfera che si respira in questa occasione è meno frenetica, più intima: dopo aver assistito increduli al ritorno della band per la prima volta in oltre un decennio, questa volta è semplicemente il momento di rilassarsi e godersi il concerto, senza doversi chiedere se i Porcupine Tree saranno ancora all’altezza del nome che portano. Ed effettivamente, quando Wilson si rivolge al pubblico per la prima volta durante la serata, non gli chiede fermamente di alzarsi in piedi e riversarsi sotto al palco – come invece successo nelle occasioni precedenti – ma si limita a rimarcare quanto sia particolare suonare davanti ad una platea seduta.

La band, sfortunatamente orfana del bassista Nate Navarro, continua a picchiare duro con “Harridan”, seguita dalla ballad “Of The New Day”: inutile rimarcarlo, ma siamo davanti alla dimostrazione che i brani del nuovo “Closure/Continuation” si inseriscono alla perfezione sia nella discografia, che nelle scalette della band. Il modo in cui si sviluppa la setlist è comunque molto simile a quanto visto nel tour precedente. Una delle poche – graditissime – eccezioni consiste dall’ingresso di “Mellotron Scratch” e “Open Car”, tratte da “Deadwing”. Tra gli highlight della prima parte dello show troviamo anche la bellissima “Chimera’s Wreck” (punta di diamante dell’ultimo album) e la profetica “The Sound Of Muzak”, che già 21 anni fa lanciava una denuncia sul modo di produrre e ascoltare musica.

Per quanto sia scontato avere davanti dei musicisti chirurgici, come pochi ne esistono in circolazione, difficile non rimanere a bocca aperta vedendo la band suonare. Fa piacere anche notare come il chitarrista Randy McStine si sia inserito perfettamente nelle dinamiche della band, tra i tappeti sonori di Barbieri e le complicate architetture ritmiche ideate da Harrison. Ascoltare dal vivo pezzi come “Sleep Together” e la mastodontica “Anesthetize” permette non solo di viaggiare con la mente e con il corpo, ma anche di assistere a qualcosa di difficilmente replicabile su un palco. Dopo circa due ore di esibizione, i quattro si prendono una pausa di qualche minuto (durante la quale i fan, per la gioia di Wilson, finalmente si alzano in piedi), prima di emozionare il pubblico con “Collapse The Light Into Earth”, travolgerlo con “Halo” e salutarlo con “Trains”.

Otto mesi fa, ancora scossi e con la mente annebbiata, ci chiedevamo se avremmo potuto ammirare nuovamente nel breve termine una delle migliori band degli ultimi 30 anni. Questa volta, ancora scossi e con la mente annebbiata dopo la solita performance ai limiti della perfezione, vogliamo semplicemente pensare a quanto siamo stati fortunati. Difficile fare ipotesi sul futuro dei Porcupine Tree. Più semplice invece, accontentarsi e gioire di quanto vissuto finora.

Setlist

Blackest Eyes
Harridan
Of the New Day
Mellotron Scratch
Open Car
Dignity
The Sound of Muzak
Chimera’s Wreck
Last Chance to Evacuate Planet Earth Before It Is Recycled
Herd Culling
Anesthetize
I Drive the Hearse
Sleep Together
Collapse the Light Into Earth
Halo
Trains

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