Dal 1982 al 1984, periodo nel quale esaurirono il proprio ciclo vitale, gli Hellhammer realizzarono le demo “Death Fiend”, “Triumph Of Death” e “Satanic Rites” e l’EP “Apocalyptic Raids”, oltre a comparire, con Running Wild, Dark Avenger ed Helloween, nella leggendaria “Death Metal”, compilation della Noise Records. Nonostante la breve esistenza e un corpus limitato di tracce incise, il gruppo rappresentò il preludio alla genesi dei Celtic Frost, progetto svizzero fondamentale sia per lo sviluppo della musica estrema, in primis il black della seconda ondata, sia per tutto ciò che afferisce all’avantgarde metal. Con l’obiettivo di celebrare i fasti di quella malvagia e profetica entità in sede live e anche di ricordarne il bassista Martin Eric Ain, scomparso nel 2017, il suo deus ex machina Thomas Gabriel Fischer pensò bene, quattro anni fa, di mettere insieme i Triumph Of Death, semi-tribute band dal carattere divulgativo/commerciale.
Perché se da un lato risultava legittimo riscuotere qualche obolo dalla riesumazione di un vecchio catalogo, dall’altro la perpetrazione del mito in epoca storica significava concedere la possibilità a un cospicuo numero di individui di godere dal vivo di pezzi sparpagliati ovunque, benché soggetti, a vario titolo, di ristampe e raccolte. L’esito di tale peregrinare apostolico tra le varie rassegne mondiali raggiunge ora l’apice attraverso la pubblicazione di “Resurrection Of The Flesh”, live album che, invero, costituisce un abile montaggio, opera dello stesso mastermind elvetico e di V. Santura, compagni di lavoro nei Triptykon, di tre diversi concerti, tenuti, durante la primavera del 2023, rispettivamente all’Hell’s Heroes Festival di Houston, al Dark Easter Metal Meeting di Monaco e al portoghese SWR Barroselas Metal Fest.
Certo, i dodici brani della scaletta, nelle mani di un quartetto di esperti professionisti, perdono l’energia grezza e l’attitudine hardcore punk stile Discharge di originali oltretutto incisi in maniera avventurosa, un po’ sulla scia delle produzioni dell’epoca, quando gli scarsi mezzi economici a disposizione delle formazioni e la loro indocile smania di sperimentare facevano quasi sempre trascurare la ricerca della “bella” forma. In compenso, l’accordatura grave scelta per le performance accresce la potenza morbosa e la pesantezza glaciale di tracce che continuano a comunicare la medesima cattiveria di una volta, a testimonianza di una scrittura divinatoria, capace di influenzare legioni di gruppi a venire. Che si tratti dei figli crudeli – ma evoluti – dei Venom (“The Third Of The Storm (Evoked The Damnation)”, “Blood Insanity”), di visionari assalti thrash (“Massacra”, “Crucifixion”), di diaboliche cavalcate pre-darkthroniane (“Messiah”, “Visions Of Mortality”), di allucinazioni epico/spettrali dall’allure doom (“Triumph Of The Flesh”), gli Hellhammer sembrano ancora camminare sulla Terra, lugubri aracnidi tersi dalla muffa a cui Fischer presta, accanto agli iconici “Ugh!”, una vocalità dalle venature gutturali spesso e volentieri incline all’abiezione più riprovevole (“Reaper”).
Al di là del valore intrinseco dell’operazione, che manca di qualche inedito o di una “Bloody Pussies” per ornarsi di totale nobiltà, “Resurrection Of The Flesh” ha il merito di dischiudere un lungo corridoio spaziotemporale, consentendo di entrare in comunione profonda con una delle entità precorritrici della scena extreme dei ’90. In questi casi, frugare nei sepolcri è caldamente raccomandato.
Tracklist
01. The Third Of The Storms (Evoked Damnation)
02. Massacra
03. Maniac
04. Blood Insanity
05. Decapitator
06. Crucifixion
07. Reaper
08. Horus/Aggressor
09. Revelations Of Doom
10. Messiah
11. Visions Of Mortality
12. Triumph Of Death