The Beautiful Dark of Life
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Atreyu – The Beautiful Dark of Life

Are you scared of death or afraid of living?

La vita è fatta di alti e bassi, ma forse più dei secondi. Può darsi che sia una visione un po’ disfattista dell’esistenza, ma i momenti brutti portano anche un effetto collaterale: farci apprezzare maggiormente quelli belli. Perché, se la nostra vita è un intero percorrere sui carboni ardenti, le poche volte che camminiamo in un prato ci sembrerà di volare.

Una speranza esile, una fiamma fievole, una luce insufficiente: questo è stato il percorso degli Atreyu quest’anno, che ci ha portato dritti qui, al loro nono album in studio: “The Beautiful Dark of Life”. Atto conclusivo del ciclo “Seasons of Life”, il gruppo ha cercato di creare un immaginario del tutto nuovo, che sfiora quasi l’esoterismo nelle copertine. Sono riusciti nel loro intento? Ci hanno mostrato la magnifica oscurità della vita?

Il disco è composto dai 3 EP pubblicati lungo l’anno, posizionati in ordine d’uscita, ma con la tracklist che non combacia perfettamente e con l’aggiunta di 3 nuove tracce; il tutto per un totale di 15 brani e 50 minuti di musica, che non è proprio poco per la media odierna.

Il primo inedito che troviamo è “Insomnia”, inserito come seconda traccia. Un’intro dai rimandi burtoniani ci fa ben sperare in qualcosa di effettivamente nuovo per loro, e invece il pre-ritornello che dà la carica ci fa capire subito di esserci sbagliati. Il ritornello si conferma molto aperto, con caratteristiche che abbiamo visto più volte in questi pezzi e, in generale, nel metal moderno. Nota di merito per le voci di Brandon Saller e Marc McKnight, in particolare quella di Saller che sale parecchio.

Tra la banale “Good Enough” e l’inaspettato passo nel pop punk “Gone”, “Dancing with My Demons” ricorda ancora una volta un po’ troppo i Falling In Reverse, soprattutto con una linea vocale del ritornello che rimanda a “Popular Monster”. Ma agli Atreyu manca l’irriverenza di Radke e soci, e forse anche la capacità di scrivere canzoni così “plasticose” quanto virali – e questo forse non è un male.

Dopo la salvabile “Come Down”, abbiamo “The Beautiful Dark of Life”, che oltre a portare il peso di title track, deve anche cercare di far trovare una quadra un disco che finora non ha regalato tante soddisfazioni. Oltre a riassumere – letteralmente – i precedenti capitoli del ciclo, il brano presenta circa gli stessi elementi delle altre tracce (ritornelli con grandi accordi, assoli anni ’80, linee vocali molto corali, parti da headbanging o breakdown prevedibili), che però dopo quasi un’ora creano un certo disagio all’ascoltatore: non solo è difficile distinguere una traccia dall’altra, la voglia di passare alla successiva e completare l’ascolto del disco per intero decrementa man mano che si prosegue.

Il nono disco del quintetto californiano non è una completa disfatta, ma sicuramente non è il loro migliore lavoro: la causa può essere la scelta di un produttore troppo omogeneizzante? Oppure il cambio di lineup, dove si sente la mancanza delle parti sporche di Alex Varkatzas? Forse è ancora troppo presto per dirlo. Un passo falso capita a tutti, anche a band rodate come gli Atreyu. Volendo fare di necessità virtù, questo disco può essere proprio il momento buio della loro vita, che ci fa apprezzare ancor di più gli anni d’oro del metalcore in cui proprio loro erano tra i protagonisti.

Tracklist

01. Drowning
02. Insomnia
03. Capital F
04. God/Devil
05. Watch Me Burn
06. Good Enough
07. Dancing With My Demons
08. Gone
09. I Don’t Wanna Die
10. Immortal
11. (i)
12. Death or Glory
13. Forevermore
14. Come Down
15. The Beautiful Dark of Life

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