The Moment You Find Your Flame
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Atreyu – The Moment You Find Your Flame

I’ll be the smoke that you choke on

Il momento in cui si scopre la propria passione è difficile da definire. Si potrebbe provare a descriverlo come uno scoppio, una scintilla improvvisa che sprigiona una potente combustione, che brucia, scalda e alimenta al tempo stesso la nostra vita da quel momento in poi. Quindi, una volta trovata la scintilla si è giunti alla fiamma? Non è così semplice purtroppo.

Pochi mesi fa gli Atreyu avevano mostrato al mondo il primo tassello del loro nuovo ciclo “Seasons Of Life”, ovvero “The Hope of a Spark”: una scintilla debole a dirla tutta, ma ovviamente la speranza non si perde mai e ora ci viene offerto il secondo capitolo “The Moment You Find Your Flame”. Dal titolo si direbbe che i cinque californiani siano riusciti nell’impresa e che abbiano ritrovato loro stessi in questo nuovo EP, che di nuovo non supera i 15 minuti complessivi.

“Good Enough” apre il disco e conferma invece ogni paura. Un brutto pezzo? No. Semplicemente un pezzo troppo anonimo. Strofa sintetizzata con un cantato cadenzato, quasi rappato. Ritornello aperto. Bridge contenuto che si trasforma in breakdown, con tanto di cori. Tutti elementi sentiti e risentiti, che in un brano così breve (meno di 3 minuti) non lasciano un granché all’ascoltatore.

“Immortal” abbraccia ancora di più il moderno post-hardcore masticato, digerito e riproposto, con un’elettronica preponderante, imponente che cerca di rendere il brano memorabile, invece finisce per timbrarlo, omologarlo a una sfilza di brani prodotti in serie di cui se ne ricordano giusto una manciata.

“Gone” è la sorpresa, ciò che ci fa aggrottare la fronte. Un brano che tutti definirebbero pop punk (e già questo è strano) sul finire del secondo ritornello si incattivisce tutto d’un tratto, offrendo prima il solito breakdown e poi un assolo di forte ispirazione anni ’80 – come tanti assoli del passato della band, ma che qui non si addice molto –. La conclusione corale è la ciliegina sulla torta, una torta magari anche carina da guardare, ma che all’interno è composta da ingredienti mal scelti e mal assortiti. Anche stavolta sicuramente c’è lo zampino di John Feldmann.

E infine, la power ballad di cui questo EP non sembrava aver bisogno, o forse sì visto che è letteralmente il brano tranquillo che qualunque band ha nel proprio repertorio. Gli Atreyu hanno deciso di averne uno pure loro e chiudono quest’uscita con “I Don’t Wanna Die”, che non colpisce né musicalmente, né per il testo poco ispirato (“I don’t wanna die/’Cause I know it’s not my time and I don’t wanna say goodbye”). Il lato positivo rimane la lunghezza in questo caso, siccome spesso brani del genere risultano lunghi (per non dire interminabili).

Insomma, gli Atreyu dicono di aver trovato la loro fiamma, che probabilmente brillerà nel già annunciato “The Beautiful Dark Of Life”. La realtà sembrerebbe invece questa: il quintetto ha fatto il proprio dovere, non facendo nulla di più di quanto si aspetta un certo tipo di mercato e di pubblico. Che fine ha fatto la personalità di questa band, gli elementi che una volta la differenziavano dalle altre della scena? Per fare un esempio, il dualismo vocale – che già era calato con l’abbandono del frontman Alex Varkatzas nel 2020, sostituito nel ruolo di screamer dal bassista Marc McKnight – è insipido, la differenza tra le voci di McKnight e Brandon Saller non viene mai sottolineata. La fiamma trovata, perciò, probabilmente è una fiamma apparente. Siamo noi a non riuscire a vederla? Forse ci verrà mostrata meglio nell’intero album?

Nell’attesa di scoprirlo, non ci resta che ascoltare i due EP che per ora ci sono stati offerti, e per rendere l’ascolto più simpatico e interattivo, si consiglia questa procedura: dirigersi in dispensa, cercare il barattolo dalla dicitura “post-hardcore 2010’s”, aprirlo e ad ogni brano tirar fuori un biscotto. Ognuno riporta il nome di un artista, quindi effettivamente non sono identici. Ma mangiandone uno dopo l’altro, ci si accorgerà che hanno tutti il medesimo sapore, e per quanto buono possa essere, prima o poi sarà stucchevole.

Tracklist

01. Good Enough
02. Immortal
03. Gone
04. I Don’t Wanna Die

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