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Boston Manor – Datura

Album oscuro e simbolico, “Datura” è il quarto lavoro dei Boston Manor a poco meno di un anno  dall’EP “Desperate Times Desperate Pleasures”. La band inglese che ha sempre abbracciato il post hardcore e l’alternative rock, con il precedente lavoro aveva lasciato tutto in sospeso, prospettando tempi migliori, ma non è accaduto il risultato atteso. Il titolo e la prima canzone prendono il nome da un fiore, che sarà il primo di altri due, con dei rispettivi significati in sintonia con le tracce. 

“Datura (dusk)” è lo stramonio: pianta bellissima ma allo stesso tempo molto velenosa a seconda delle differenti varietà, in cui la componente negativa prende il sopravvento sull’estetica. La canzone rispecchia questo senso di inquietudine, con le distorsioni e i synth che amplificano questo messaggio. Il mondo che cade a pezzi e ci si presenta un cantato monotonale: la sconfitta  dell’umanità è palese fin da subito, tutto così bello ma fragile, preludio alla morte. “Floodlights On The Square” prosegue su atmosfere simili, ma le chitarre fanno la loro comparsa, iniziando a cambiare rotta. La voce del cantante Henry Cox  esplode nel ritornello caratterizzato da un rock aggressivo e il messaggio e chiaro: nonostante morte e distruzione non bisogna perdere la speranza.

Il secondo fiore dell’album è “Foxglove” cioè la digitale: pianta cardiotossica e inevitabilmente mortale, a differenza dello stramonio. Il ritmo è più vivace fin dall’inizio, però sempre nel classico stile dei Boston Manor e il pezzo viene seguito da “Passenger” con scream e un rock incalzante che fa sempre piacere ascoltare. Entrambe molto catchy,  ricordano “Algorithm” e “Plasticine Dreams”, rimanendo in testa fin dal primo ascolto per diventare le canzoni di punta dell’album.

L’ultimo fiore è “Crocus”, altra pianta antichissima descritta da Omero nell’Iliade, metafora di buon auspicio. Questa volta rispettando il titolo, le tonalità rimandano all’EP precedente, con molta calma e un accenno di ritornello un po’ più carico, che però non riesce a sfondare. “Shelter From The Rain” è la penultima traccia e l’assenza di cantato la rende molto interessante: tre minuti di pioggia, voci soffuse in lontananza e synth, che immergono l’ascoltatore in una giornata piovosa tra persone che parlano, chi corre per non bagnarsi, chi guarda dalla finestra, diventando come una musica per ambienti con una durata però eccessiva. Si arriva alla piena immobilità con “Inertia”, che dimostra come anche la canzone più lunga (6 minuti) possa essere anche la più statica: si rimane ancorati al passato, pur sapendo di dover andare avanti. 

In conclusione “Datura” è un album che rispetta le tipiche sonorità della band e non aggiunge molto di nuovo agli ultimi 2 precedenti lavori. Nonostante qualche spunto interessante, la carne al fuoco non è molta e può definirsi un insieme di canzoni che non hanno il potere di diventare un disco solido e completo.

Tracklist

01. Datura (dusk)
02. Floodlights On The Square
03. Foxglove
04. Passenger
05. Crocus 
06. Shelter From The Rain
07. Inertia

 

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