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Alter Bridge – Pawns & Kings

Nella vita le certezze sono molto poche, ma almeno di una cosa possiamo essere sicuri: puntuali come un orologio svizzero, a tre anni dal lavoro precedente gli Alter Bridge tornano sul mercato con un nuovo album. Neanche la pandemia è riuscita a dilatare i tempi di questi musicisti instancabili e, messe in cascina le pubblicazioni per i progetti solisti di Myles Kennedy e Mark Tremonti, i quattro si sono ritrovati per dare vita al settimo album in studio della band, che prende il nome di “Pawns & Kings”.

Conoscendo gli Alter Bridge da così tanto tempo, era assurdo anche solo pensare a cambi di rotta o grosse novità nel sound e infatti quello che ci viene proposto è l’ennesimo lavoro di alto livello, costellato da tutti i marchi di fabbrica del quartetto di Orlando. Quello che forse si può notare di diverso rispetto al percorso intrapreso con i due ultimi arrivati “The Last Hero” e “Walk The Sky”, è un ritorno ad un sound più compatto e grezzo: “Pawns & Kings” è una collezioni di 10 brani senza fronzoli e dalla forte componente aggressiva, un turbinio fatto di riff tritacarne, ritmi incalzanti e distorsioni massicce, dentro il quale è davvero difficile tirare il fiato.

Difficilmente gli Alter Bridge sbagliano le opener e “This Is War” è il primo pugno in pieno volto: i cori che sorreggono i riff taglienti rendono l’atmosfera quasi solenne e alla stesso tempo claustrofobica. Il pezzo, come da copione, si apre nel ritornello, ma a mettere il fiocco è l’assolo di Tremonti, che fin da subito dilania con foga le sue sei corde. Brani molto diretti e simili sono anche “Silver Tongue” e “Holiday”, mentre con “Dead Among The Living” rallentano forse un po’ i bpm, il wall of sound è devastante.

Troviamo anche pezzi più lunghi e articolati, in cui l’intesa tra Kennedy e Tremonti diventa totale. Tra questi, “Fable Of The Silent Son” si erge a migliore del lotto, con le sue variazioni improvvise e una performance da ricordare del cantante, che, sebbene sia già considerato di diritto una delle migliori ugole attualmente presenti sul panorama, non smette mai di stupire e non mostra mai cali o segni di appannamento. Fanno buona compagnia anche “Sin After Sin” e la title track posta in chiusura, probabilmente il pezzo migliore per capire questo album e gli Alter Bridge del 2022. Gli unici momenti di relativa calma sono donati dalla ballata “Stay”, caratterizzata dalla performance vocale di Tremonti e da “Season Of Promise”, che fa da preludio ad un’altra perla come “Last Man Standing”, dove ogni membro della band brilla di luce propria, a partire da Marshall e Phillips, che mostrano i muscoli con ritmiche più che incisive.

Se un fan dell’alternative metal in letargo dal 2004 si svegliasse oggi e come prima cosa – dopo aver notato diverse persone in giro con le mascherine – ascoltasse “Pawns & Kings” probabilmente urlerebbe al miracolo e riprenderebbe piene funzioni vitali nel giro di mezz’ora. Il problema – se così vogliamo definirlo – è il fatto che gli Alter Bridge ci hanno abituato ad una carriera costellata di capolavori e quello che ci si aspetta da loro è sempre la perfezione. Praticamente impossibile mantenere ad ogni pubblicazioni i livelli assoluti di “Blackbird” o “Fortress”, ma questo nuovo lavoro costituisce a suo modo una risposta alle sporadiche critiche che si è visto affibbiare “Walk The Sky”, andando a mostrare gli Alter Bridge nella loro componente più diretta e meno contaminata. Non aspettatevi capolavori assoluti o brani che rimarranno nella storia della musica – d’altronde non è mai stata questa l’aspirazione del quartetto –, immergetevi in “Pawns & Kings” e godete degli ennesimi grandi pezzi scritti e suonati da musicisti di prim’ordine. Non è bello avere delle certezze ogni tanto?

Tracklist

01. This Is War
02. Dead Among The Living
03. Silver Tongue
04. Sin After Sin
05. Stay
06. Holiday
07. Fable Of The Silent Son
08. Season Of Promise
09. Last Man Standing
10. Pawns & Kings

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