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Wednesday – Rat Saw God

Una strada tappezzata di case e persone immaginarie, esemplari di tacchini avvoltoi, misteriose esperienze durante i pit stop dai benzinai, fatality di Mortal Kombat riecheggianti in fase di ubriachezza, un uomo in overdose in un parcheggio. Se tutto ciò vi pare uno schizzato elenco partorito durante qualche brainstorming uscito male o, più semplicemente, del degno materiale per un bel libraccio di William Burroughs, possiamo capirvi. Presentato così, il nuovo album dei Wednesday potrebbe apparire come una raccolta di sbandati racconti di strada, impregnati di fumo e di sudicio whisky da due soldi, eppure la realtà è che “Rat Saw God” è sì sgangherato, ma in un modo estremamente delizioso, mettiamola così.

Saliti alla ribalta con il buon “Twin Plagues”, ancora imperfetto e con più di qualche angoletto da smussare, Karly Hartzman e compagine stringono i lacci delle scarpe per un fantasioso viaggio dalle coordinate non esattamente precise, mettendo a nudo la realtà di teenager immersi nella periferia del North Carolina e gettandola in un pentolone di immagini a tratti irreali e sbiadite; ciò che ne viene fuori è un album di pazzi disegni di evasione.

E cosa avranno di così interessante da raccontare una manciata di ragazzini di Asheville? Tanto, e in un modo sorprendentemente convincente, tanto che ci permettiamo di affermare che non ascoltavamo un disco rock così completo e ben pensato da un bel pezzo: zero momenti di piattume, una miscela di sottogeneri che renderebbe fiero il boomer sessantenne, così come le nuove leve cresciute a pane e Inhaler. Ogni elemento non sovrasta l’altro, assemblando così un maculato mosaico musicale che spicca luminosamente dal panorama emergente alternativo.

Photo Credits: Zachary Chick

“Rat Saw God” dà calci all’amplificatore, facendo dondolare pesantemente i jack e stimolando il punto G di una distorsione che sprigiona amore per l’alternative/noise dei Sonic Youth e che edifica un altarino alla durezza grunge e hard rock – “Hot Rotten Grass Smell” odora di Seattle – . “Bull Believer”, non ci vergogniamo a dirlo, è uno dei migliori pezzi alt-rock che abbiamo ascoltato negli ultimi anni, poco più di otto minuti che sembrano un piano sequenza la cui pellicola incespica in spezzoni di film d’amore e paurosi stralci horror, chitarre sparate a frequenze disturbanti, mesti arpeggi rantolanti che profumano di Nirvana, rapidi ad incanalarsi in derive noise e ronzante shoegaze – “Turkey Vultures” è una versione compressa della succitata traccia –.

Classic rock – il riff in legato è old school, ma ci piace sempre – che flirta col country ed il southern nella personale “Chosen To Deserve”, un ode al coraggio e alla cura nell’ascoltare e nell’accogliere anche la parte peggiore di una persona, la malinconia delicata delle ballad “Formula One” e “What’s so Funny”, sottolineata dal pizzicato calante della lap steel, il furore à la Bully esalato dagli spuntoni hard rock di “Bath County”.

Tutto è al proprio posto, tutto è così brillante: “Rat Saw God” è sedersi su un divano bucato e decadente sul ciglio della strada, raccontarsi di vita vissuta, di stronzate in bilico tra storpiate verità e palesi bugie, di progetti poco credibili, di sogni. È lo scarabocchio, su un foglio strappato, di ragazzi americani che cercano di trasformare tutto ciò che gli passa davanti agli occhi in qualcosa da poter inserire nel copione della propria esistenza, per poterne parlare di fronte ad una birra spinata male, seduti su uno sgabello dondolante di un pub la cui insegna cade a pezzi.

Tracklist

01. Hot Rotten Grass Smell
02. Bull Believer
03. Got Shocked
04. Formula One
05. Got Shocked
06. Bath County
07. Quarry
08. Turkey Vultures
09. What’s So Funny
10. TV In The Gas Pump

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