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Placebo – Never Let Me Go

Kazuo Ishiguro ha partorito meravigliose pagine che affrescano un’apparente realtà idilliaca, dove ragazzi e ragazze vivono in grandi comunità, sguazzando nell’arte e nella letteratura, senza esser scalfiti dalle problematiche quotidiane. Solo da grandi capiscono che, in verità, il mondo che li circonda non è il loro, ma è solo l’ambiente in verranno ad essere sacrificati per il benestare fisico dei veri componenti della società. Quel libro si chiama “Never Let Me Go”, esattamente come l’ottavo album in studio dei Placebo e, sarà una casualità, ma in quel distopico racconto dello scrittore di origini giapponesi abbiamo ritrovato compatibili assonanze con il narrato del (ormai) duo britannico, giunto, forse, alla sua definitiva prova di maturità. Perchè Brian Molko e Stefan Olsdal decidono, finalmente, di sfruttare gli oltre venticinque anni di carriera per far confluire in musica pensieri di importanza vitale, molti dei quali già tastati nei precedenti lavori, altri, invece, che sposano le urgenze dei nostri giorni, il tutto condensato in un sound che prende e mescola in maniera riuscita le carte migliori che i britannici tengono in mano dal lontano 2003 in poi.

La schiavitù psicofisica causata dai medicinali e dagli psicofarmaci, l’oscuro manto della depressione, Brian Molko canta di tutto ciò sin dagli albori di una discografia pervasa da un costante senso di estraniazione, dalla voglia di evadere, allontanarsi da un’esistenza che ristagna nel dolore e non combacia con il proprio desiderio di vita: vibra la voce nasale del frontman tra i dissonanti synth di “Forever Chemicals” e tra gli acidi riff di “Twin Demons”, testimonia l’impotenza, il blocco fisico tra una travolgente batteria ed una distorsione delle sei corde che si lega saldamente alla matrice elettronica e finisce per sgorgare veementemente nei rispettivi refrain.

Photo Credits: Mads Perch

La dualità che vede contrapporsi melodie cupe a sinfonie più leggere e frizzanti è un chiaroscuro che ingloba gran parte del disco, dai solari synth che contornano il pop rock di “Beautiful James”, agli spigolosi ritmi di una più aggressiva “Hugz”, efficace nelle strofe scandite dalle pelli, chirurgica nel refrain ad elevati decibel. “Happy Birthday In The Sky” stimola corde più soffici e ci porta a levitare in un cielo che segna una via di fuga dalle incongruenze terrene, sopite dalla “medicine” che Molko ricerca con insistenza nel ritornello, una richiesta che sfocia nelle dolci sviolinate di “Prodigal Son”, passaggio che ammorbidisce e prepara alle nevrotiche trame di “Surrounded By Spies”, tenuta in tiro da lyrics ossessive, pronte a tracciare uno spaccato della società odierna, spiata e messa in vetrina dai social e da una tracciabilità che ha ormai varcato i confini del personale.

Ma è in “Try Better Next Time” che viene fuori uno dei temi cardine di “Never Let Me Go”, ossia l’egoismo sfrontato dell’uomo, divoratore del pianeta Terra, distruttore del suolo e del mare, noncurante delle leggi di un ambiente che lo ospita e che riceve in cambio lo scarto della nostra irriconoscenza. È un mondo prossimo al collasso, quello dipinto dai Placebo, dove gli uomini bramano l’evasione con qualsiasi mezzo: “Chemtrails” testimonia questa volontà, istigata da sentimenti di disprezzo e di odio verso se stessi, questi racchiusi nel morbido guscio di “This Is What You Wanted”, strati di pianoforte a coprire un evidente senso di insoddisfazione. Calano il sipario la sussurrata “Went Missing” e la strascinata “Fix Yourself”, tracce che puntano su tempi lenti ed annacquata elettronica, risultando le piu deboli del lotto.

“Never Let Me Go” è, senza dubbio, il miglior lavoro dei Placebo dai tempi di “Meds”: i britannici concentrano le energie in un’opera riuscita sia a livello strumentale, ma soprattutto a livello lirico, dove Molko e Solsdal dimostrano di aver saputo scavalcare le forzate atmosfere di “Loud Like Love”, trasferendo sullo spartito la saggezza musicale di artisti che vanno ormai per i cinquanta. Ascolto consigliato, quindi, che perde di mordente, ahimè, in un finale molle che sottrae qualche punticino ad un voto comunque positivo. “Never Let Me Go” è un’antitetica richiesta d’aiuto scagliata in un mondo che stiamo abbandonando già da tempo, l’ultimo, disperato appiglio per provare a cambiare qualcosa, prima che tutto si disgreghi sotto ai nostri piedi.

Tracklist

01. Forever Chemicals
02. Beautiful James
03. Hugz
04. Happy Birthday in the Sky
05. The Prodigal
06. Surrounded by Spies
07. Try Better Next Time
08. Sad White Reggae
09. Twin Demons
10. Chemtrails
11. This Is What You Wanted
12. Went Missing
13. Fix Yourself

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