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Akercocke – Decades Of Devil Worship

Satanisti duri e puri e noti sia per i completi in giacca e cravatta sfoggiati durante i concerti sia per le proteste delle associazioni cristiane britanniche che di frequente ne accompagnavano le esibizioni locali, gli Akercocke contano ormai alle spalle una carriera ultraventennale, mai esplosa davvero  e con qualche pausa nel mezzo. Un percorso che, da “Words That Go Unspoken, Deeds That Go Ungone” (2005) in poi, ha visto gli inglesi limare un sound spiazzante e spesso confusionario, e abbandonare un’iconografia tutta sesso e demonio non lontanissima dalle provocazioni dei cugini Cradle Of Filth e con alcune attinenze, nelle sue linee più blasfeme, all’estetica dei primi Belphegor. L’ultimo “Renaissance In Extremis” (2017) simboleggiava, forse, la summa di tale trasformazione, una fusione razionale di progressive death e partiture black, incorniciato da una cover di rara eleganza e da liriche di indiscutibile raffinatezza.

Sembra un’azione parecchio originale, dunque, il rilascio di un live album come “Decades Of Devil Worship”, istantanea di un concerto tenuto nel 2007 al The Underworld di Londra, quando al gruppo, con una line-up per tre quinti diversa da quella corrente, piaceva ancora glorificare il Diavolo senza peli sulla lingua, benché in maniera meno insulsa rispetto alla media del periodo. Il disco, infatti, presenta tredici tracce, otto delle quali provengono dal debutto “Rape Of The Bastard Nazarene” (1999), mentre i brani residui appartengono al loro full-length successivo, ovvero “The Goat Of Mendes” (2001), il cui titolo ricalca il nome della label di proprietà della stessa band, etichetta già da tempo dismessa.

L’artwork, per essenzialità e monocromatismo spia dell’indirizzo stilistico odierno, la dice lunga sulle intenzioni e il contenuto dell’opera, una celebrazione del Maligno di forte suggestione rituale, merito anche di una registrazione dal vivo di buon livello, che, malgrado soffra di una certa freddezza generale, risulta decisamente migliore rispetto alla produzione dei lavori originali. La voce ferocemente catramosa di Jason Mendonça e il dinamismo dietro le pelli di David Gray emergono con grande nettezza, costituendo lo sfondo ideale per una scaletta che flirta con l’avantgarde e diffonde ovunque profumi diabolici, sovente intrisi di reminiscenze faustiane (“Nadja”, “Marguerite & Gretchen”, “Justine”). I pezzi della seconda parte, invece, ricordano da vicino i Behemoth di “Thelema.6”, tanto nei testi quanto nella musica, per un death/black molto tecnico e dalle flebili pulsazioni elettroniche, a tratti un po’ pasticciato e prolisso, che on stage riesce, però, a superare parzialmente gli affanni  della versione in studio. Sugli scudi, in particolare, “Of Menstrual Blood And Semen”, “A Skin For Dancing In” e “The Ceremony Of Nine Angels”, tra mugugni orgasmici femminili, brutali fendenti di chitarra ed epici capitomboli nei peggiori meandri dell’Inferno.

Gli Akercocke attuali vestono abiti casual, eppure continuano a seguire fedelmente gli insegnamenti del Caprone, oggi attraverso un vocabolario artistico ricco di sfumature e sottigliezze. Questo “Decades Of Devil Worship” intende gettar luce su un passato poco conosciuto al di fuori dell’underground, un recupero che sa di esaltazione e chiusura di un’epoca pionieristica, ma non sempre di alto livello. Comunque, cattiveria a frotte.

Tracklist

01. Conjuration
02. Hell
03. Nadja
04. The Goat
05. Marguerite & Gretchen
06. Zuleika
07. Il Giardino Di Monte Oliveto Maggiore
08. Justine
09. Of Menstrual Blood And Semen
10. A Skin For Dancing In
11. The Horns Of Baphomet
12. He Is Risen
13. The Ceremony Of Nine Angels

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