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NUOVE USCITERECENSIONI

Cirith Ungol – Dark Parade

Quando, nel 2020, resuscitarono con l’ottimo “Forever Black”, sembrava difficile pensare a una seconda giovinezza discografica dei Cirith Ungol, benché la presenza al basso di Jarvis Leatherby (Nigth Demon), responsabile principale della reunion della band, autorizzasse qualche speranza in merito. E in effetti, a tre anni di distanza dal ritorno sulla lunga distanza e a due dal gustoso EP “Half Past Human”, il quartetto di Ventura conferma le aspettative dei tanti con la pubblicazione di “Dark Parade”, sesto full-length di una carriera all’insegna dell’heavy metal più epico e cupo.

Se una volta, però, il combo tendeva a guarnire le proprie liriche di storie metaforiche connesse al sottogenere della narrativa fantasy dello sword and sorcery e alla science fiction, oggi, a predominare, sono gli orrori della vita reale, pur sempre attraverso il filtro immaginativo delle letterature di genere. Per questo nuovo lavoro in particolare, la band attinge da uno scritto di Howard Philip Lovecraft del 1925, “The Horror At Red Hook”, combinandone l’atavico spirito noir a osservazioni sul collasso incipiente della società odierna. Che poi la cover veda protagonista, per l’ennesima volta, il personaggio principale della saga di Michael Moorcock, Elric di Melniboné, raffigurato in uno dei tanti dipinti a tema di Michael Whelan, non sorprende per nulla, visto che essa racconta la continuità di una tradizione iconografica capace di andare oltre la rappresentazione convenzionale di una mascotte, riverberandosi sulle atmosfere stesse degli album. Compreso l’attuale.

Gli statunitensi, sin dal leggendario “Frost And Fire” (1981), non hanno mai seguito un progetto musicale standard e neanche così preciso, lasciandosi guidare da un’interpretazione del metal originale e immediatamente riconoscibile, figlia degli anni ’70 e partecipe della NWOBHM e del camaleontismo degli ’80, con la voce stridula di un ancora efficacissimo Tim Baker a fungere da rilevante elemento distintivo. L’opener “Velocity (S.E.P.)”, dunque, si connette per via diretta ai Black Sabbath e ai Judas Priest in virtù di una scrittura granitica e orecchiabile, mentre l’ugola del singer emerge distensiva come la carta vetrata passata sulle nocche di un moribondo. Una partenza a razzo che, però, declina presto verso umori tenebrosi, potenziati di sventura rispetto allo scorso platter.

In “Relentless”, il sapiente lavoro chitarristico del purtroppo dimissionario Jimmy Barraza, nelle varie fasi del lotto riflessivo, minaccioso, espansivo, si esercita su scale indo-egiziane, conferendo alla canzone delle sfumature piacevolmente esotiche, benché la medesima resti a fondo radicata in un universo sonoro cupo e massiccio. “Sailor On The Seas Of Fate” trasuda, invece, epic doom d’alta scuola, occulto, coinvolgente, a tratti lisergico, mentre “Sacrifice” e la title track si rivelano delle perle nere di rara inquietudine, con un incedere arcigno e curvilineo che i martelli forgiati nel ferro di Robert Garven governano da barbari sagaci. Spetta, poi, a “Looking Glass” spaccare in due il lotto, per mezzo di un assolo blues in odore Blue Öyster Cult e Deep Purple che va a incastonarsi in un clima generale madido di predittivo crepuscolarismo. L’ustionante “Distant Shadows” e una “Down Below” che si apre con voci femminili prima di discendere apocalittica nell’abisso, sigillano una pubblicazione senza tempo, cementando in via definitiva il già conclamato status di culto della formazione californiana. E quello di un’umanità in totale disfacimento.

Malgrado a “Dark Parade” manchino un paio di apici del tipo di “Legions Arise” e “The Frost Monstreme”, in compenso risulta assente qualche momento di stanca che caratterizzava l’ultimo parto in studio. In ogni caso, i Cirith Ungol centrano appieno l’obiettivo di costruire un LP opimo di un pessimismo privo del benché minimo spiraglio di luce, lucida rifrazione di un mondo in declino, davvero arduo da rimettere in piedi. Qualora accadesse, non poteva, forse, esserci congedo migliore dalle scene.

Tracklist

01. Velocity (S.E.P.)
02. Relentless
03. Sailor on the Seas of Fate
04. Sacrifice
05. Looking Glass
06. Dark Parade
07. Distant Shadows
08. Down Below

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