SHINING Shining 700x700
NUOVE USCITERECENSIONI

Shining – Shining

Che piaccia o meno, un nuovo parto degli Shining causa spesso e volentieri dubbi riguardo la modernità e l’effettivo pregio di una proposta musicale ormai lontana dal trittico di principio Duemila composto da “Within Deep Dark Chambers”, “Livets Ändhållplats” e “III: Angst – Självdestruktivitetens Emissarie”, album latori di un depressive suicidal black metal tanto feroce quanto disperato. Invero, il deus ex machina della band Niklas Kvaforth, personaggio controverso e discusso, sovente accusato, a torto, di recitare il ruolo del grande depresso del mondo estremo, pur guidando gradualmente il proprio progetto verso territori estranei al metallo nero tout court, ne ha comunque conservato il terribile marchio d’angoscia, attraverso platter mai uguali a sé stessi e, soprattutto, molto validi, tranne l’opaco “8 ½: Feberdrömmar I Vaket Tillstånd” (2013).

Nell’undicesimo opus “Shining”, rappresentato da un titolo omonimo privo degli abituali numeri romani in progressione cronologica e che la dice lunga sulla coerenza del gruppo svedese malgrado le molteplici digressioni stilistiche, il focus del songwriting viene certo spostato rispetto all’ultimo e aggressivo “X: Varg Utan Flock” (2018), ma senza eccessive alterazioni, con un notevole respiro concesso alle sezioni acustiche e atmosferiche. Variazioni altresì favorite dall’ennesima rifondazione della line-up, che, a parte il fido axeman Peter Emanuel Huss, vede l’ingresso di una delle due chitarre dei Mayhem, Charles Edward Hedger, del bassista Alex Friberg, ex Firespawn e Necrophobic, e del prestigioso Nicholas Barker, oggi nei Brujeria e in passato dietro le pelli di Cradle Of Filth e Dimmu Borgir. Una formazione, come da tradizione, di profilo eccelso che, accanto a una produzione più cristallina di un vetro di Murano, contribuisce non poco all’ottimo esito complessivo dell’insieme.

I sei brani – cifra habituée dei dieci full-length anteriori – costituiscono un lucido e malinconico encomio del trapasso autoinflitto, nel quale non si ravvisa alcun fine purificatorio, bensì il naturale traguardo di un uomo che, prigioniero di uno stato mentale morboso aggravatosi nel corso degli anni, sembra rinunciare a ogni speranza di guarigione. Se l’opener “Avsändare Okänd” trasfonde l’iniziale barbarie entro un oceano di morbidi arpeggi, prima di riesplodere in un finale serrato e deflagrante, “Snart Är Dem Alla Borta” echeggia solitaria nell’abbondanza delle proprie evocazioni: il blues, il doom, la livida bellezza del cantato pulito (una costante del lotto), l’assolo abbacinante, il drumming che, crudele, pare schiacciare le già rare gioie della vita quotidiana, le note agrodolci del pianoforte, concorrono a tessere una trama satura di caducità e degna dei migliori poètemaudits. Oltre che dell’aura venefica di “V: Halmstad (Niklas Angående Niklas)” (2005).

La sulfurea scala pentatonica di “Allt För Döden” e il suo ritornello dal sapore gothic riuscirebbero a stregare persino i peggiori detrattori degli scandinavi, mentre “Fidelis Ad Mortem”, ballad dal sapore hard rock costruita sulla ripetizione corale e declamatoria di appena un paio versi, gode del decisivo apporto dell’ascia del producer del disco Andy LaRocque, il cui tocco dalle sfumature dark folk conferisce al pezzo sensazioni di funebre accettazione dell’inevitabile. La strumentale e straziante “Åttahundratjugo”, cover dal repertorio di Erik Satie, e il malvagio up-tempo “Den Permanenta Sömnen Kallar”, non scevro, comunque, di momenti riflessivi, chiudono il cerchio, accompagnando l’ascoltatore in un abissale anticlimax emotivo: la morte attende, fredda e rabbrividente, coloro che sono incapaci di sostenere il grave peso dell’esistenza e, dunque, non necessita di fanfare.

Benché al di sotto dei maestosi livelli di una volta, gli Shining mostrano che il DSBM, quando suonato con autenticità, possa ancora risultare efficace, anche esplorando aree non esattamente specifiche di un genere che porta inchiodato, a fondo, il loro nome. Dovremmo forse benedire i regolari ricoveri di Kvaforth in strutture psichiatriche per lavori di tale qualità e ispirazione? Probabilmente sì, a malincuore.

Tracklist

01. Avsändare Okänd
02. Snart Är Dom Alla Borta
03. Allt För Döden
04. Fidelis Ad Mortem
05. Åttahundratjugo
06. Den Permanenta Sömnen Kallar

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