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Dimmu Borgir – Inspiratio Profanus

Probabilmente necessitavamo di un album di cover dei Dimmu Borgir al pari dell’inaugurazione di una salumeria gestita da una società di cannibali, soprattutto perché le canzoni del lotto risultano già fruibili da secoli, incluse nelle varie edizioni, spesso e volentieri limitate, di “Devil’s Path”, “Godless Savage Garden”, “Puritanical Euphoric Misanthropia”, “Death Cult Armageddon”, “In Sorte Diaboli” e “Abrahadabra”. A cosa, dunque, si deve il rilascio di un disco del genere? Al netto delle ipotesi plausibili, uno dei maggiori pregi di “Inspiratio Profanus” risiede nel poter disporre, rimasterizzati e in un unico posto, di brani sparsi qui e là, ma, eccetto questi optional, scarseggiano – e molto –  gli aspetti positivi, con Shagrath, Silenoz e Galder che non si sono neanche presi la briga di ordinare cronologicamente la scaletta. Men che meno di aggiungere qualche inedito.

Composto da appena otto tracce per trentuno minuti e rotti di durata, la raccolta si apre con la trasposizione di un must dei Venom, “Black Metal”, un calco certo parecchio chiassoso, eppure un po’ troppo prono all’autografo per regalarci delle piacevoli vibrazioni al nervo vago, seguito da una “Satan My Master” incline più ad accendere candele votive al culto dei Bathory che a tentare la coraggiosa carta dell’apocrifo. Intrigante, invece, la lettura di un pezzo dell’industrial band a stelle e strisce dei G.G.F.H., “Dead Men Don’t Rape”, pista che gronda filtri vocali e squillanti trine di tastiere, rimembrando  sia le gelide atmosfere futuristiche di “Puritania” sia, in generale, le ultime vesti sonore del combo scandinavo.

Discreto il taglio annerito impresso ai Celtic Frost di “Nocturnal Fear”, mentre  la versione di “Burn In Hell”, una delle tracce iconiche dei Twisted Sister, ne intensifica la teatralità amatoriale grazie anche al buon uso della splendida ugola in clean di ICS Vortex, palesandosi quale ottimo esempio di una canzone metal classica presa a calci e pugni da un gruppetto di blackster ubriachi. “Perfect Strangers” dei Deep Purple, a dispetto della resa filologica e dell’espressivo timbro pulito dell’ex bassista dei norvegesi Snowy Show, lascia piuttosto tiepidi, così come “Metal Heart” degli Accept, tanto ossequiosa e deferente nei confronti dell’originale da non oltrepassare la soglia della decenza. Il platter conclude la propria corsa con il piglio punk di matrice darkthroniana di “Nocturnal Fear (Celtically Processed)”, perché repetita iuvant e la ridondanza non passa mai di moda.

La presentazione confusionaria di vecchi brani, incisi in periodi diversi della carriera e, di conseguenza, specchio infedele dell’evoluzione interpretativa delle medesime, segna un duro colpo alle intenzioni dei Dimmu Borgir, che, forse, riarraggiando l’intero materiale, magari con quel taglio symphonic a loro congeniale, avrebbero fatto miglior figura. A “Inspiratio Profanus” – e non solo – manca proprio la prima parte del titolo.

Tracklist

01. Black Metal
02. Satan My Master
03. Dead Men Don’t Rape
04. Nocturnal Fear
05. Burn In Hell
06. Perfect Strangers
07. Metal Heart
08. Nocturnal Fear (Celtically Processed)

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