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NUOVE USCITERECENSIONI

Knife – Heaven Into Dust

La proliferazione di band inclini al ripescaggio dell’extreme di inizio ’80 piuttosto che all’elaborazione di uno stile personale, magari frutto di un lavoro di ricerca capace di andare oltre la riproposizione di ben determinati cliché, sembra, in questo momento storico, assurgere a vette numeriche addirittura eccessive. I vari Blackevil, Bewitcher, Bütcher, Evil Invaders, Hellripper, Midnight, Nekromantheon, rappresentano, in modi diversi, le punte migliori di quell’underground che considera come numi tutelari Bathory, Motörhead, Kreator e Venom, cercando di evocarne il simulacro musicale attraverso una proposta fresca e accattivante e un’estetica tutta borchie e zolfo A tale scanzonata e spesso malefica genia possiamo aggiungere i Knife, combo tedesco che esordì nel 2021 con un piacevole album omonimo, intriso sì di uno blackened speed metal arrogante e gagliardo e dalle ovvie sfumature rétro, ma in grado anche di proporre qualche interessante soluzione melodica, spia di un approccio alla scrittura non così dogmatico e assertivo.

Qualità che non sono sfuggite allo scouting della Napalm Records, sempre attento a potenziali crack di origine locale e lesta nel pescare talenti da label nazionali di settore, in questo caso la sempre encomiabile Dying Victims Productions, patrona del full-length di debutto dei quattro di Marburgo. Grazie a un equipaggiamento tecnico sicuramente superiore rispetto ai mezzi originari, dunque, il gruppo, nel nuovo “Heaven Into Dust”, riesce a compiere un discreto passo in avanti sotto ogni punto di vista, con una menzione particolare per il lavoro di produzione, esemplare nel conferire al disco un calore infero che ben si addice alle atmosfere alcolico/demoniache dei brani.

Certo, se il basso e la batteria, al confronto del primo platter, vengono collocati in grande evidenza, con un accento maggiore posto sull’alternanza fantasiosa delle dinamiche ritmiche, le chitarre e la loro ferrigna abrasività restano ancora e volutamente nelle retrovie, escamotage che permette una più netta emersione di un tessuto armonico debitore delle meccaniche classiche di Iron Maiden e Running Wild e dell’hard rock di Dokken e Thin Lizzy (“Night Vision”, “With Torches They March”, “Black Oath And Spells”, “A Phantom Devised”, “No Gods In The Dark”). Le varie “Haws Of Hades”, “Iron Sceptre”, “Realm Of Violence”, “The Arson Alchemist”, invece, rivestono il ruolo dei proverbiali assalti al fulmicotone, con tanto di cori punkettari e ritornelli superorecchiabili, in cui, però, i teutonici non calcano mai troppo la mano sul lato estremo dello spettro sonoro, preferendo lasciare il ruolo di agente urticante ai pugnaci raschi vocali del singer Vince Nihil, un rustico mix tra Schmier dei Destruction e Gerre dei Tankard, e il cui pseudonimo si candida, senz’ombra di dubbio, a miglior sberleffo dell’anno. I suoi compagni d’avventura  lo spalleggiano da fuoriclasse per quanto concerne la scelta dei nomi di battaglia (Laz Cultro, Gypsy Danger, Ferli Coltello), a testimonianza di una vena autoironica che non può non suscitare approvazione ed enorme simpatia.

Con “Heaven To Dust”, i Knife aggiungono un mattoncino di buona levatura al proprio curriculum, abbastanza genuino e dalla fugace allure mainstream, benché si tratti di un opus figlio di un contesto di genere nel quale appare davvero arduo fare qualcosa di realmente inedito o di appena diverso. La conferma, comunque, che la Germania costituisce, insieme a Belgio, Gran Bretagna e USA, una delle custodi principali della tradizione metallica.

Tracklist

01. Hawks of Hades
02. Night Vision
03. Heaven Into Dust
04. Iron Sceptre
05. With Torches They March
06. Black Oath And Spells
07. The Arson Alchemist
08. A Phantom Devised
09. Realm Of Violence
10. No Gods In The Dark

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