Dodici album oscuri del 2023 recuperati dall’oblio.

GENNAIO

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Nothingness – Supraliminal (Everlasting Spew Records)

“Supraliminal”, la cui traduzione rimanda al concetto dell’esistere al di sopra della soglia della coscienza, costituisce il titolo scelto dai Nothingness per un secondo album in studio dall’impatto sconvolgente, che non concede alcuna tregua per quaranta minuti e rotti di durata, con la band di Minneapolis capace di attingere a una gamma così ampia di generi e stili da garantire un’attenzione auricolare pressoché continua. È come se dei geniali pittori sonori versassero un barattolo pieno di sludge su una tela intrisa di death metal, procedendo poi a chiazzare il tutto con schizzi di prog, doom e black metal, per un esito finale denso e ipnotico, pari all’effetto disorientante sui contemporanei dei quadri d’avanguardia di inizio Novecento. Il successore dell’esordio autoprodotto “The Hollow Gaze Of Death” (2019) non poteva essere di miglior foggia.

Tracce consigliate: “Curse Of Creation”, “Festering Abstraction”, “Inviolate Viscera”

FEBBRAIO

ACT OF IMPALEMENT INFERNAL ORDIN

Act Of Impalement – Infernal Ordinance (Caligari Records)

Gli Act Of Impalement, trio estremo di stanza a Nashville, nel Tennessee, dopo la classica trafila di demo, split ed EP, debuttarono sulla lunga distanza con “Perdition Cult” (2018), disco in cui gli statunitensi offrivano ciascuna delle proprie influenze come su un tagliere di salumi. In “Infernal Ordinance” le medesime suggestioni vengono ottimizzate per un piatto death dai sapori forti, con Bolt Thrower, Entombed ed Incantation immessi all’interno di una fossa caustica e melmosa nel quale trovano posto echi di Behemoth e Belphegor. Benché, forse, l’album appaia più unidimensionale di quanto dovrebbe essere, la sua energia punk spietata e disadorna, gli spruzzi blackened al vetriolo e gli afflati doom saturi di zolfo lo rendono un appuntamento irrinunciabile e di massima goduria uditiva. Per gentile concessione di una benemerita Caligari Records.

Tracce consigliate: “Summoning The Final Conflagration”, “Atomic Hecatomb”, “Death Ex”

MARZO

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Kruelty – Untopia (Profound Lore Records)

Sono già passati quattro anni da quando il quintetto dei Kruelty ci scosse il sangue con un oltraggioso debut album come “A Dying Truth” , un lavoro di pura ferocia che utilizzava l’hardcore giapponese e della East Coast degli anni ’90 per mutilare brutalmente il death-doom old school prima di seppellirlo in un fetido sarcofago. I nipponici, attraverso le sonorità malate del nuovo “Untopia”, decidono di mettere ancora più a disagio i propri ascoltatori, dipingendo un paesaggio metropolitano da incubo, disgustoso a tutti i livelli e carico di esplosioni maligne e contundenti. La voce granitica dell’oggi dimissionario Tatami, i sinistri scricchiolii delle asce di Ken e Zuma, la densità del basso di Seina, la batteria sgretolante di Mani, concorrono a un pestaggio aguzzo e maniacale, nel quale beatdown e metal estremo si uniscono per una comune causa rigeneratrice. La catarsi passa sempre dal sangue.

Tracce consigliate: “Unknown Nightmare”, “Reincarnation”, “Untopia”

APRILE

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Heretic Cult Redeemer – Flagellum Universalis (III Damnation Productions”

L’omonimo album di debutto degli Heretic Cult Redeemer venne diffuso dieci anni fa e, malgrado i riff dissonanti in stile Deathspell Omega siano sempre stati un segno distintivo del loro black metal sin dall’inizio di carriera, i progressi dei greci, dal punto di vista tecnico-compositivo, sembrano procedere senza sosta. Se “Kelevsma” (2018), dunque, rappresentava un deciso miglioramento rispetto all’esordio, soprattutto in virtù di un songwriting piuttosto vario, incline ai mid-tempo atmosferici e alle lusinghe del moderno ellenismo nero, questo “Flagellum Universalis” sceglie la strada della complessità e della sofisticatezza, accogliendo suggestioni da Abigor e ultimi Enslaved, con la corrente orthodox sì viva, ma tenuta a bada da un senso del groove meno monolitico di quanto si possa immaginare. Un cut-up sonoro raffinato e coeso, da suggere in ottica Apocalisse.

Tracce consigliate: “Intoxication Divine”, “Eye Of The Saturnian Dawn”, “Primeval Cognition II”

MAGGIO

Garoted Bewitchment of the Dark

Garoted – Bewitchment Of The Dark Age (Lavadome Productions)

Coloro che hanno amato “Praise Hate, Praise Murder, Praise The Beast” (2010), “Visions Of Death And Destruction” (2014) e “Abyssal Blood Sacrifice” (2017), probabilmente resteranno entusiasti di “Bewitchment Of The Dark Age”, nuovo lavoro sulla lunga distanza degli statunitensi Garoted.  Un album death violento e schiacciante come non mai, nel quale il quartetto riesce a unire la concitazione compressa dei Deicide prima maniera all’approccio brutale dei Cannibal Corpse, senza dimenticare di condire il tutto con melodie subdole e un senso del sacrilego da veri intenditori. Un metallo della morte, dunque, privo di fronzoli, atletico e letale, esaltato al massimo grado tanto dalla prova vocale di un Devon Ferrara accostabile, per rabbia e carisma, a un giovane Glen Benton quanto dalle notevoli capacità esecutive dei suoi compagni d’avventura. A tratti si sfiora persino il war metal, deriva che non dispiace quando è la malvagità assoluta a farla da padrone.

Tracce consigliate: “Black Canticle Of Horror”, “Pestiferous”, “Khaos Soul Pandemonium”

GIUGNO

THE BLEEDING Monokrator 2023 700

The Bleeding – Monokrator (Redefining Darkness Records)

Anche coloro che non hanno familiarità con lo stile dei The Bleeding, ne capiranno subito la formula sin dalle note iniziali di “Monokrator”, un ottimo LP death-thrash dai bordi blackened, assimilabile alle opere di gruppi del settore spesso sottovalutato come Demolition Hammer, Necropanther, Raider, Skeletonwitch. Ciò che manca in termini di originalità compositiva, i londinesi lo compensano attraverso un sound alimentato sì da tratti moderni, ma abbastanza cattivo e rissoso da placare sia gli amanti dell’old school teutonico/statunitense che dell’underground più efferato. Una furia calcolata, dunque, che lascia poco spazio al cesello o a riempitivi non necessari, per un lavoro capace di utilizzare la concisione a proprio vantaggio, ergendola a giudice dispotico degli otto brani del lotto. Al netto di qualche gustoso richiamo heavy, mezz’ora di totale mattanza.

Tracce consigliate: “Chemical Lobotomy”, “Union Of Horror”, “Monokrator”

LUGLIO

INFERNAL CURSE REVELATIONS BEYON

Infernal Curse – Revelations Beyond Insanity (Iron Bonehead Productions)

Una delle band più riverite dell’underground argentino, gli Infernal Curse tornano a propagare occultismo e violenza disumana per mezzo di “Revelations Beyond Insanity”, terzo full-length in quindici anni di carriera, molto atteso da quando ne venne accennato per la prima volta il rilascio, ormai tre fa. La maggior parte della produzione discografica dei sudamericani consiste in demo, compilation, EP e split, con “Awakening of The Damned” (2012) e “Apocalipsis” (2016) a fungere da apici sulla lunga distanza, a cui il nuovo platter riesce a fare augusta compagnia tracimando un death/black convulso e bestiale, punteggiato da synth e suoni d’organo di carattere cinematico e connesso per via diretta alla malvagità selvaggia dei vari Archgoat e Blasphemy. Quando il ritualismo necessita di una tritacarne, Buenos Aires risponde presente.

Tracce consigliate: “Black Mass Shepherd”, “Church Of Perversity”, “Thy Eternal Tribulation”

AGOSTO

horrendous Ontological Mysterium

Horrendous – Ontological Mysterium (Season Of Mist)

Dopo un’attività discografica piuttosto intensa, con quattro album pubblicati tra il 2012 e il 2018, gli Horrendous si sono presi il tempo necessario –  a causa anche dell’emergenza pandemica – per tornare in studio, riuscendo così a realizzare un “Ontological Mysterium” capace di non deludere le molte aspettative. Gli statunitensi vantano un sound distintivo che si ciba del metallo della morte floridiano, delle sperimentazioni degli ultimi Death, delle sfumature technical e progressive di Atheist e Cynic, dello stile eccentrico dei Voïvod, caratteristiche coagulate in un nuovo platter che fa della freschezza e della durata ragionevole la propria forza principale, con brani tanto sontuosi quanto compatti e un pizzico di classic metal a fungere da sapido contorno. Un gruppo che, volente o nolente, sembra non sbagliare un colpo.

Tracce consigliate: “Chrysopoeia (The Archaeology Of Dawn)”, “Exg(en)esis”, “Ontological Mysterium”

SETTEMBRE

CULTUS SANGUINE Dust Once Alive

Cultus Sanguine – Dust Once Alive (BadMoodMan Music)

Autori di album culto come “Shadows’ Blood” (1997) e “The Sum Of All Fears” (1999), tuttavia praticamente fermi da due decenni e mezzo, i Cultus Sanguine, con “Dust Once Alive”, tornano a deliziarci i padiglioni auricolari per mezzo del loro classico e originalissimo sound. Ascrivibili ancora oggi all’universo dark di marca nostrana, intendendo con quest’accezione gruppi spesso molto diversi tra loro, ma accomunati da estetica e tematiche oscure, i meneghini ne rappresentano una delle espressioni migliori. Il terzo lavoro in studio, infatti, vive di quella mescolanza di black, doom, gothic ed heavy che alterna il funereo allo straziante, attraverso un utilizzo raffinato del cromatismo e della dissonanza e una capacità innata di giocare con le mutazioni d’atmosfera, un po’ sulla scia di Devil Doll e Goblin. Non fatevi attendere più così a lungo!

Tracce consigliate: “Dust Once Alive”, “Delusion Grandeur”, “Gli Uomini Vuoti”

OTTOBRE

VERTEBRA ATLANTIS A DIALOGUE WIT

Vertebra Atlantis – A Dialogue With The Eeriest Sublime (I Voidhanger Records)

Dopo l’ottimo esordio “Lustral Purge In Cerulean Bliss”, “A Dialogue With The Eeriest Sublime” dei Vertebra Atlantis rappresenta un’avventura sonora di quarantacinque minuti che altera la comune percezione mentale e i concetti stessi di death e black metal, un viaggio cosmico capace sì di affascinare, ma anche di mettere in ginocchio per l’orrore che emana. La band che, accanto al cantante/batterista R.R. e al chitarrista G.S., vede al comando compositivo Gabriele Gramaglia (Cosmic Putrefaction, The Clearing Path, Turris Eburnea), riesce a unire, in maniera maestosa e del tutto personale, i vari Abigor, Diabolical Masquerade, Emperor, Immolation, Obtained Enslavement, oltre a un pizzico di Dead Can Dance, per un concept album onirico ed esistenzialista, tanto sperimentale quanto estremamente coeso.  Italians do it better, di gran lunga.

Tracce consigliate: “Into Cerulean Blood I Bathe”, “Cupio Dissolvi”, “Desperately Ablaze, From The Lowest Lair”

NOVEMBRE

PANOPTICON The Rime Of Memory 20

Panopticon – The Rime Of Memory (Bindrune Recordings)

In “The Rime Of Memory”,  la one man band Panopticon si confronta con l’impossibilità di rimanere giovani, consapevole che ogni attimo della nostra esistenza appare soltanto una tappa del naturale processo di invecchiamento, cammino destinato a condurci alla tomba. Del resto, Austin Lunn, sin dal rilascio del meraviglioso “Kentucky” (2012), ha sempre intrecciato tematiche personali a questioni politico-sociali, impiegando, dal punto di vista musicale, una formula molto peculiare, tesa a coniugare black metal, bluegrass e folk sugli sfondi naturali del Minnesota. Il nuovo disco segue le medesime coordinate dei predecessori, rivelandosi, forse, ancora più emozionante ed evocativo, un po’ come il cielo notturno del Midwest, sotto il quale la malinconia e il ricordo si abbandonano a un amplesso catartico. Perché la vita è un fallimento necessario.

DICEMBRE

Tracce consigliate: “The Winter’s Ghost”, “An Autumn Storm”, “The Blue Against The White”

Cryptworm Oozing Radioactive Vom

Cryptworm – Oozing Radioactive Vomition (Me Saco Un Ojo Records/Pulverised Records)

Il debutto dei Cryptworm, “Spewing Mephitic Putridity” (2022),  soddisfaceva appieno gli aficionados desiderosi di avere tra le mani un album death metal che suonasse come melma intestinale divorata da un esercito di roditori. Nauseabondo, molesto e divertente, il disco prendeva in prestito il meglio di Autopsy, Carcass, Cerebral Rot, Undergang, impastando l’insieme con un senso del groove estremamente spiccato. Nonostante qualche cambiamento all’interno della line-up, il gruppo britannico guidato dall’ungherese Tibor Hanyi riesce a replicare l’exploit dell’esordio grazie a un “Oozing Radioactive Vomition” che, pur madido di liquami maleodoranti in ogni singola nota, si fa notare per un songwriting più contorto, con iniezioni di scuola finlandese (Adramelech, Demigod e Demilich) ad arricchire, ungere e complicare il tutto. Chapeau!

Tracce consigliate: “Organ Snatcher”, “Miasmatic Foetid Odour”, “Submerged Into Vile Repugnance”

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